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Brindisi, Cattura lepri: Quattro associazioni denunciano gravi irregolarità



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Brindisi, 13/02/2009

Cattura lepri: Quattro associazioni denunciano gravi irregolarità

Le associazioni firmatarie denunciano i gravi fatti legati alla cattura delle lepri nel Parco Naturale delle Saline di Punta della Contessa, frutto di una incomprensibile politica del territorio che non tutela l’area protetta e che non risolve il problema dei danni alle colture.
La cattura è stata decisa sulla base di un censimento dell’Osservatorio faunistico regionale del tutto inattendibile e sovrastimato - effettuato soltanto sul 15% della superficie del Parco - tanto che, a fronte delle 400 catture preventivate in quattro giorni, in due giornate sono state prese solo 77 lepri.
La cattura è stata proposta e condotta dall’Ambito Territoriale di Caccia, avvalendosi di personale senza competenze specifiche in materia, ad eccezione di tre persone dell’Osservatorio regionale. Gli animali rimasti imprigionati nelle reti venivano estratti da chi si trovava.
Sono morte, così, due lepri, in un’operazione sbandierata come incruenta, fatto che verrà posto all’attenzione della Procura della Repubblica.
Circostanza gravissima, peraltro, è che una delle due lepri decedute era stata nascosta tra i cespugli ed è stata rinvenuta solo dai volontari delle associazioni ambientaliste, che avevano notato strani movimenti nelle vicinanze. Il Comune di Brindisi, ente gestore del Parco, era totalmente assente.
Le autorizzazioni, rese senza il coinvolgimento del Comitato Tecnico Faunistico Provinciale e senza il supporto di valutazioni agronomiche, non hanno tenuto conto che i danni alle coltivazioni possono essere arrecati anche da specie di animali diversi dalle lepri (talpe, ratti, arvicole), che si nutrono delle stesse ortive.
La cattura delle lepri viene condotta ormai da diversi anni, senza alcuna efficacia, visto che gli agricoltori continuano ciclicamente a lamentarsi delle perdite: in realtà il Comune non ha mai affrontato il problema nella sua complessità. L’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, con una nota del 2007, relativa proprio al Parco delle Saline di Brindisi, ha chiaramente indicato i rimedi da privilegiare per la tutela degli agricoltori: la protezione delle coltivazioni (solo di quelle di cui possono nutrirsi le lepri) con reti metalliche e gli indennizzi.
Altro rimedio ecologicamente sostenibile sarebbe poi la reintroduzione dei predatori naturali delle lepri, come la volpe, purtroppo scomparsa a causa del dissennato intervento dell’uomo, e così pure una valida soluzione potrebbe essere la conversione delle colture optando per la produzione di biomasse vegetali (anche in considerazione della vicinanza del nastro trasportatore del carbone: il che eliminerebbe le produzioni vegetali destinate alla alimentazione umana e provenienti da una zona di dubbia salubrità). Le misure, in sostanza, non possono essere solo risarcitorie, devono essere anzitutto preventive. Ma, finora, nulla di tutto questo è stato preso in considerazione.
Anzi, si prosegue nella sconcertante contraddizione per cui, da un lato, si lamenta una presenza di lepri ritenuta eccessiva, e, dall’altro, su richiesta dei cacciatori, dal 1996 se ne continuano a immettere in gran quantità: solo quest’anno sul territorio provinciale ne sono stati introdotti altri 1.000 esemplari! Sicché nel 2009 potranno essere cacciate, oltre a quelle appena immesse, anche le lepri allontanate dall’area protetta delle Saline.
Davvero encomiabile la solerzia dell’Ambito Territoriale di Caccia nella vicenda: per risolvere un problema degli agricoltori, si è fatto carico di procurarsi diverse centinaia di metri di reti per la cattura, pur avendo già acquistato analoga attrezzatura la Provincia lo scorso anno, ha mobilitato decine di battitori, ha perfino nominato un avvocato per difendere i provvedimenti comunali davanti al TAR. Una partecipazione certamente sentita.
E’ necessario, allora, che i cittadini facciano sentire la propria voce, perché qualcuno comincia a proporre la riduzione della superficie dell’area protetta. A costoro va ricordato che il Parco, istituito per difendere gli ecosistemi dichiarati d’interesse comunitario dall’Unione europea con le Direttive 409/1979 e 43/1992, è risorsa preziosa, di tutti. E’ patrimonio di biodiversità, ma può essere anche fonte di uno sviluppo agro-turistico, e dunque di nuova occupazione, da progettare in primo luogo con il concorso dei coltivatori.
E non dimentichiamo che gli animali non sono cose, ma esseri viventi che soffrono almeno quanto noi.
La cultura si promuove anche su questo terreno.

Per meglio esporre le problematiche contenute nel comunicato si svolgerà una conferenza-stampa presso la sede del CSV POIESIS (via Dalmazia, 31/C) Martedì 17 Febbraio pv alle ore 11,30

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO LEGAMBIENTE - W.W.F. BRINDISI - LE.P.A - L.I.P.U.


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