Brindisi, 22/02/2009
Carbone, CO2 ed inquinanti: il Prof. Magno contesta le dichiarazioni di Enel
L’articolo dell’ENEL in risposta a Legambiente nazionale, appare come un commento stizzito al punto da fornire condivisione anche sulle quantità di CO2 immesse in atmosfera
e richiamate dalla stessa Associazione ambientalista.
La risposta fornita dall’ENEL, in termini di metafora, è rappresentativa di chi è a conoscenza di ciò che attua e non lo vuole ammettere, anche se non è in grado di dimostrare il contrario.
L’impostazione della risposta a Legambiente risulta non specificatamente riferita alla “impronta ecologica” della stessa centrale di Brindisi, alla quale il documento commentato era riferito.
Si è contestato il concetto di “inquinante” riferito in maniera specifica alla CO2 che, pur non volendo apparire saccente, continua ad essere definito da ENEL quale “anidride carbonica”, mentre la stessa dovrebbe avere ben chiaro il concetto che, in quanto il carbone non è un combustibile organico, è più corretto chiamare il composto come “biossido di carbonio” e/o “diossido di carbonio”.
Il fatto poi che il CO2 sia un’inquinante sta nella stessa etimologia della parola, in quanto è un elemento che concorre allo “inquinamento” che altro non è che una modifica delle condizioni naturali rispetto alla preesistenza dell’impianto che lo ha prodotto.
Mi auguro, infatti, che l’ENEL non voglia anche contestare che le condizioni ambientali dell’area di Cerano e del suo “intorno vasto”, prima della messa in esercizio della centrale Federico II (ex ante), siano simili alle attuali e che la stessa non abbia inciso per nulla nelle condizioni ambientali attuali e che non inciderà ancora in quelle del prossimo futuro ( ex post).
E’ senza ombra di dubbio accertato che la centrale produce inquinamento!
Se poi, come riportato nella nota, il CO2 non è un “inquinante” e come tale non incide sulla aspetti relativi alla salute e costituisce solo un “gas serra climalterante”, ciò è solo parzialmente vero.
Il CO2 è spesso identificato come il “guardiano del ph del sangue” in quanto costituisce (sotto forma di ione) una sostanza tampone alla variazione dello stesso ph che, aumentando o diminuendo, rappresenta una minaccia per la sopravvivenza.
Inoltre, non a caso, l’OSHA che è l’Agenzia statunitense per la sicurezza sui luoghi di lavoro, individua per il CO2 limiti di concentrazione dello 0,5% per un’esposizione continua e del 3% per un’esposizione breve (15 minuti); ove la concentrazione è superiore al 5% il biossido di carbonio rende “tossica” l’atmosfera per gli esseri umani e per gli animali in quanto satura l’emoglobina del sangue, impedendo l’ossigenazione dei tessuti e la relativa morte.
E’ pur vero che esiste una componente antropica (riscaldamento, auto, ecc) nella produzione del CO2 e che le concentrazioni immesse in atmosfera non raggiungono i livelli richiamati, pur superando la media standard di 0,03-0,05 % esistente, ma è altrettanto vero che la centrale ed il suo intorno non costituiscono affatto una “stazione termale” ove andare a fare inalazioni.
Inoltre ritengo sia necessario rammentare che la “polverina nera” che ci ritroviamo sui balconi e sicuramente anche nei polmoni è prodotta anche dalle due centrali termoelettriche a carbone, oltre che dalle altre fonti precedentemente richiamate e costituisce anche il prodotto di una combustione incompleta del carbone.
Non intendo mettere in dubbio, non avendone gli elementi di analisi, che gli incombusti siano superiori ai limiti previsti dalla normativa vigente, ma è indubbio che gli incombusti ci sono e costituiscono, oltre che polveri leggere e pesanti, anche quel “particolato carbonioso”, che gli anglosassoni chiamano “soot” e che i cittadini di Brindisi, S. Pietro, ecc. si ritrovano come “polverina nera” sui balconi e presumibilmente anche nei polmoni.
In definitiva, credo che la reazione stizzita dell’ENEL ai dati forniti da Legambiente, non contestati e confermati nella produzione annua ed anche nel superamento della quota assegnata, sia fuori luogo in un territorio e per una popolazione che ha solo “subito”.
Non è sicuramente questo l’approccio che l’ENEL deve dare nella proiezione della stesura della “convenzione” che rappresenta un accordo fatto fra le parti ed in particolare fra quella pubblica, rappresentata dagli Enti territoriali, che non evidenziano azioni relative ad un eventuale “danno ambientale”.
prof. dott. Francesco Magno
geologo-consulente ambientale
Prof. Dott. Geologo Francesco Magno
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