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Brindisi, Caroli (CGIL) su bonifiche, crisi ed elezioni amministrative



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Brindisi, 02/04/2009

Caroli (CGIL) su bonifiche, crisi ed elezioni amministrative

Riceviamo e pubblichiamo integralmente una dichiarazione di Leo Caroli, segretario generale della CGIL di Brindisi.

Non c’è più traccia dei 3 miliardi di euro che nel dicembre 2007 furono destinati, nell’ambito del quadro strategico nazionale 2007/13, al recupero economico e produttivo dei siti industriali inquinati. Non è escluso che tali ingenti risorse, insieme ai 10 miliardi saccheggiati dal fondo per le aree sotto utilizzate (il famoso FAS) e dal fondo sociale europeo (l’altrettanto noto e svuotato FSE), siano state allocate nel “gruzzolo anticrisi” la cui gestione è nella competenza esclusiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sono serviti e serviranno, in realtà, a sostenere il sistema bancario italiano ed alcuni territori del Paese (leggi lombardo-veneto) che risulterebbero offrire maggiori garanzie circa la capacità di spesa. Della serie: “niente a voi del sud che siete spendaccioni e fannulloni. E tenetevi la crisi perché le priorità sono altre.”
Invece, le conseguenze della crisi si stanno manifestando in tutta la loro problematicità nella parte più debole e povera dell’Italia e della società: mezzogiorno , lavoratori e pensionati.

Intanto, la situazione a Brindisi (disoccupazione di partenza al 24% e 2.500 posti di lavoro persi nelle ultime settimane) diventa sempre più preoccupante.
Infatti, i 50 milioni rimasti dei 3 miliardi per le bonifiche mica andranno a favore dell’accordo di programma di Brindisi e dei progetti di reinsediamento industriale (400 milioni per 700 nuovi posti di lavoro) già sottoscritti. No, andranno a Fidenza, Ravenna e Massamortara (ancora centro nord), con buona pace di ogni legittima aspettativa verso politiche industriali armonizzanti, incisive, sostenibili per tutto il Paese.
Una gestione così sciagurata delle risorse non è imputabile a mere, per quanto errate, scelte sulle priorità d’intervento (il ponte sullo stretto anziché mille cantieri in tutte le province, il sostegno alle quote latte anziché ai 400 mila nuovi disoccupati, etc….) bensì ad una precisa opzione culturale, politica e strategica che mira a dividere (territori, lavoratori, categorie) ed a escludere (sindacato, mezzogiorno, classi sociali).
E’ la stessa deriva che provoca, alimenta e legittima , ad esempio, le scelte di Nuova Alitalia che riduce del 40% i voli da e per Brindisi, di Trenitalia che fa la stessa cosa e sopprime, nel silenzio generale, lo scalo intermodale di Bozzano , di Telecom che vorrebbe eliminare ogni sede e presenza in città.
La gente, i lavoratori, i pensionati, i precari, i disoccupati (ma anche le imprese) non ce la fanno più e non accettano lo scippo, l’inganno. Si spiega così lo straordinario successo della consultazione realizzata dalla CGIL che ha visto oltre 19.000 brindisini votare e dire no all’accordo separato sulla riforma contrattuale che impoverisce ancor più i salari e quelli dei lavoratori del sud in particolare.

Si spiegano cosi, anche, le 3.000 e più prenotazioni (50 pullmans in partenza da Brindisi) per la grande manifestazione che la CGIL terrà a Roma sabato 4 aprile.
Si tratta di dati estremamente significativi che parlano di una formidabile mobilitazione e di una forte e precisa domanda di rappresentanza che dai posti di lavoro pubblici e privati e dalla società viene rivolta al sindacato, alle Istituzioni , alla politica del territorio.
A Brindisi, questo significa richiesta di continuità nell’impegno per la sostenibilità industriale, economica, ambientale, sociale. Vuol dire completare la transizione dal sistema dei privilegi concessi dai forti poteri di parte, a quello dei diritti, dell’occupazione e dello sviluppo garantiti da politiche per l’interesse generale e dalla legalità.
Occorre tenerne conto nei programmi elettorali per le future elezioni amministrative che richiedono, pertanto, coerenti candidature.
Perché i lavoratori, la CGIL sono stati protagonisti di questo processo e sanno che per continuare a favorirne lo sviluppo dovrà rimanere in campo una sola vera opzione: la centralità del valore del lavoro.

COMUNICATO STAMPA CGIL


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