Brindisi, 02/05/2009
Carito sulla "città d’acqua": "si trasformi in città di mare"
Brindisi città d’acqua è espressione che dovrebbe significare città che, sul piano urbanistico, recupera un più diretto rapporto col mare; ciò, con evidenza, sottintende come tale rapporto s’intenda oggi non attuato o comunque non attuato in forma compiuta.
Sull’asserto pare abbastanza evidente come non possa non esserci condivisione risultando palese come Brindisi abbia avuto, ad oggi, uno sviluppo indirizzato prevalentemente verso l’entroterra.
Perché tuttavia la città d’acqua acquisti senso occorre che non si limiti a una mera vicinanza o prossimità al mare di servizi, passeggiate, abitazioni; occorre invece, per usare un’espressione cara agli esperti che da città sul mare si trasformi in città di mare ossia che nel mare riconosca la sua origine, la sua cultura, la sua economia. Questo imporrebbe una riflessione sul perché nel tempo Brindisi si sia trasformata in una città sul mare ossia in un agglomerato urbano che assiste ai traffici nel porto senza parteciparvi.
L’operazione non può essere solo urbanistica imponendo, di fatto, una scelta culturale; Atene, pur avendo il suo porto, il Pireo, ben distante dall’area centrale metropolitana, è città di mare molto più di Brindisi che invece il mare disegna come penisola.
Città di mare è, a sua volta, dizione generica molteplici essendo le attività che sul mare si svolgono: sulle banchine può arrivare carbone come possono giungere passeggeri. In questi anni, pur contrassegnati dallo slogan della città d’acqua, ad aumentare in modo esponenziale è stato proprio questo tipo di traffico: quale modello allora per la Brindisi sul mare?
Antonio Carito
Candidato alla Presidenza “ Amministrazione Provinciale “ di Brindisi
|