Brindisi, 01/07/2009
Femca Cisl: "consolidare il polo chimico brindisino"
Il petrolchimico di Brindisi è lo stabilimento più nuovo e tecnologicamente avanzato d’Italia, integrato produttivamente, da tutti definito tra i migliori d’Europa, eppure nuvole dense si aggirano su di esso in un clima di crisi generalizzata del settore, aggravata da una seria politica di dismissione adottata ormai da tempo dalle aziende, in testa fra tutte la Polimeri Europa.
La FEMCA CISL è fortemente preoccupata sulla tenuta dello stabilimento brindisino, visto che gli unici investimenti programmati sono quelli relativi alle manutenzioni e al rispetto delle normative ambientali. Tutto ciò, nonostante a Brindisi siano presenti gli ultimi 4 impianti messi in esercizio in Italia, quali il Cracking, l’impianto di produzione di Polietilene in fase gas di proprietà Polimeri Europa e due impianti di produzione di polipropilene, uno spheripoll in fase liquida e l’ultimissimo in fase gas spherizone, di proprietà Basell, per non parlare delle 3 centrali a ciclo combinato per la produzione di energia elettrica di recente costruzione, di proprietà Enipower e dell’impianto di frazionamento aria, di proprietà Chemgas.
Ora, appare che nulla di più si voglia compiere, per sviluppare al meglio le potenzialità del sito, provvisto di una efficiente rete di servizi (molo petrolifero, impianto biologico, impianto trattamento acque, logistica, sanitario, presidio VV.F., sorveglianza, centro formazione, …). Infatti, il piano di industriale della principale azienda presente, la Polimeri Europa, non prevede più gli investimenti relativi al collegamento a mezzo pipe-line con la raffineria di Taranto e l’impianto di idrogenazione delle benzine (da Cracking), che avrebbero reso completamente integrato il ciclo produttivo presente.
A tutto ciò si aggiunge il rischio per le attività produttive connesse alla Basell, dove la forte esposizione sui mercati finanziari americani ha portato il gruppo Lyondellbasell ad attivare le procedure di tutela della legge fallimentare americana. Ciò sta comportando un piano di riorganizzazione, con pesanti ricadute sugli assetti produttivi e sul personale, che vede coinvolta anche l’Italia, con la presumibile chiusura di un impianto.
La realtà Basell Brindisi possiede l’ impianto di produzione di polipropilene best in class, dell’intero gruppo, per affidabilità e produttività e l’unico impianto al mondo di produzione di polipropilene con tecnologia fase gas spherizone, considerato fin ora sperimentale, e su cui era in corso un investimento di 35 milioni di €, sospeso per mancanza di liquidità, il quale investimento avrebbe reso Brindisi uno tra i primi stabilimenti al mondo e l’unico in grado di produrre specifici polimeri avanzati. Oggi, non avendo completato tale investimento, qualcuno a livello nazionale considera tale impianto poco efficiente e poco competitivo.
Se così dovesse essere, l’ENI non può essere esente da responsabilità, poiché il mancato aumento della capacità produttiva dell’impianto di Cracking, attraverso la costruzione di un ulteriore forno e la mancata realizzazione della pipe-line con la raffineria di Taranto, obbliga la Basell a dover approvvigionarsi della materia prima per entrambi gli impianti, da altri stabilimenti, a mezzo navi, con un aumento consistente di costi, che potrebbe incidere sulle decisioni del nuovo management Basell a dismettere l’impianto di Brindisi.
Al contrario i costi di trasporto dei prodotti finiti hanno già trovato un forte abbattimento, grazie all’imbarco degli stessi da Taranto e a breve tali costi potrebbero ulteriormente ridursi, vista la prospettiva di costruire un porto industriale.
Anche le Amministrazioni Locali non sono esenti da responsabilità, in quanto pur avendo Brindisi un porto su cui in molti puntano, quale volano di sviluppo industriale, commerciale e turistico, ad oggi, ad eccezione del molo carbonifero, di industriale esso ha ben poco; nulla di quanto prodotto dallo stabilimento petrolchimico viene spedito dal porto di Brindisi, aggravando in tal modo i costi di trasporto su gomma della società.
Purtroppo, invece, pur avendo grandissime potenzialità, assistiamo quasi inermi, ad una politica industriale delle Aziende che non puntano ad investire sul sito di Brindisi, forse spaventate dalle politiche messe in atto da qualche Istituzione Locale, pronta a criminalizzare le attività industriali e quelle chimiche in particolare. Infatti, seppur contestate, le scelte di ottimizzare le cariche dei forni del Cracking, utilizzando GPL e Propani, lasciano dei dubbi sulle strategie in atto.
Nessuno si illuda che eventuali altre chiusure, possano salvaguardare l’esistente poiché ciò comporterebbe una diminuzione dell’interesse per il sito, oltre che lo renderebbe un business di ripiego. Come anche dubbie sono le scelte di fermare la produzione del MZCR di Basell, per la seconda volta dall’inizio dell’anno, legata ad una carenza di domanda, ma che ha già visto, nel recente passato, spostare tale produzione verso altri impianti in Europa.
Invece, il completamento dello sbottigliamento dell’impianto MZCR di Basell porterebbe la realizzazione di nuove produzioni, ancora assenti sul mercato. Di conseguenza l’attuale carente domanda di produzioni spherizone, legata alla crisi dell’automotive e delle costruzioni, verrebbe surrogata dai prodotti innovativi ed unici in grado di essere realizzati soltanto a Brindisi. Infatti logica vorrebbe che in una prospettiva industriale, di tenuta di mercato e acquisizione di nuove quote di esso, le decisioni industriali di tali gruppi volgessero, quantomeno, verso il completamento degli investimenti preventivati.
Quindi, grosse incertezze nascono dalla modalità con cui verranno attuate le scelte industriali che spesso vengono fortemente influenzate da motivazioni politiche, più cha da ragioni tecniche.
Unici dati di fatto restano comunque le potenzialità del sito, gli impianti di recente realizzazione, l’alta efficienza e qualità di essi, la grande professionalità del personale e l’integrazione delle produzioni, con gli unici nei legati alle distanze dai mercati e dai centri decisionali industriali e politici. Mettiamo inoltre in evidenza, che a livello locale le relazioni industriali con il top management della polimeri Europa è praticamente nullo, rompendo una tradizione che si era perpetrata negli anni.
La FEMCA CISL, infine, chiede all’amministrazione provinciale neo eletta il riavvio immediato dell’osservatorio provinciale della chimica al fine di rilanciare l’intero comparto e una azione congiunta tra tutti gli enti per un intervento nei confronti del Governo con lo scopo di prevenire la chiusura dell’intero comparto chimico brindisino. Infatti, riteniamo che il ruolo dell’Osservatorio debba cambiare ed incrementarsi, nella direzione della costituzione di un organismo permanente, con il compito di sostenere ed accompagnare le aziende nei percorsi di investimento, revamping, innovazione e formazione, tutti fattori indispensabili per il rafforzamento e consolidamento del Polo Chimico brindisino.
Da parte nostra metteremo in atto ogni forma di lotta sindacale, a partire dal blocco immediato dello straordinario, per scongiurare il rischio del ridimensionamento della Chimica a Brindisi, primo passo per la scomparsa di attività grazie alle quali questo territorio è cresciuto socialmente ed economicamente, creando una generazione di tecnici che oggi il mondo ci invidia.
Emiliano Giannoccaro
Segretario Generale Femca Cisl
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