Brindisi, 14/08/2009
Sindacati di Polizia: "l’emergenza di personale e mezzi non è più tollerabile"
Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera aperta a cura del cartello provinciale di Brindisi delle organizzazioni sindacali della Polizia di Stato.
La missiva, avente ad oggetto la "Sicurezza partecipata", è stata inviata al Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno, al Prefetto di Brindisi, al Questore di Brindisi, al Presidente della Provincia di Brindisi, a tutti i Sindaci dei Comuni della Provincia di Brindisi, allle Segreterie Nazionali delle OO.SS. Siulp, Sap, Silp Cgil, Coisp e Uilps ed agli Organi di Stampa .
Dopo i comunicati sottoscritti da tutte le organizzazioni sindacali provinciali della Polizia di Stato, dopo che il problema dell’insicurezza e il bisogno di sicurezza, oggi molto sentito sia per il dilagare della criminalità, sia per i diffusi fenomeni di disagio sociale, di degrado, di difficile integrazione delle diversità, è stato affrontato a livello istituzionale, attraverso Comitati di Ordine e Sicurezza Pubblica itineranti, non possiamo non ringraziare tutte le figure istituzionali che intervenute, hanno usato parole di solidarietà verso il disagio che i cittadini di questa Provincia subiscono e le difficoltà in cui versano gli operatori delle Forze dell’Ordine.
Sono anni che segnaliamo, denunciamo, a diversi livelli e in tutte le sedi opportune, questo deprecabile stato, non più sostenibile di carenze organiche e strumentali.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la criminalità organizzata in questa terra non ha mai abbassato la guardia.
Sottovalutare quanto accaduto e continua ad accadere è un atto assurdo, un attentato alla sicurezza ed alla legalità in questa provincia, sempre che non sia il frutto di ignoranza da parte di chi, in realtà, dovrebbe conoscere il passato ed il presente dei territori che amministra.
Colpi duri sono stati inferti, ma nei palazzi romani sono state sottovalutate le giovani leve, che emuli delle “gesta” di molti dei “leggendari” capimafia erano lì pronti a sostituirli e proseguire sulla loro scia.
Non è certo cosa nuova per nessuno la serie di attentati dinamitardi e gli episodi estorsivi di cui gli operatori commerciali sono vittime.
Non sono certo cosa nuova le intimazioni per gare di appalto e per lottizzazioni.
Anche il Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, Dott. Cataldo Motta, ha pubblicamente ribadito la necessità di mantenere alta l’attenzione perché molti capi “clan” sono in procinto di tornare in libertà dopo aver scontato la galera.
Un rientro che va monitorato con estrema attenzione anche perché il tentativo di riconquista del territorio potrebbe determinare lotte intestine tra vecchi e nuovi clan!
Noi, operatori del settore, figli di questa terra, non vogliamo che quelle parole restino inascoltate. Bisogna porre rimedio e subito.
Non si può combattere un nemico della democrazia, della dignità, della libertà, della legalità, che può contare su milioni e milioni di euro, con le attuali misere risorse ministeriali.
Tutti abbiamo il dovere morale di aggredire questo cancro attraverso il potenziamento delle strutture delle forze di polizia.
In provincia la criminalità sta conquistando indisturbata sempre più pezzi di territorio e ciò rischia di trasformarsi in un disastro sociale ed economico.
Abbiamo registrato positivamente come la maggior parte dei Sindaci dei comuni della provincia di Brindisi, a qualsiasi schieramento politico appartengano, abbiano manifestato l’intenzione di non istituire le ronde nel nostro territorio. Sanno bene che gli unici deputati alla tutela della sicurezza sono i professionisti della sicurezza e sanno anche che essi vanno sostenuti.
L’emergenza di personale e mezzi non è più tollerabile.
Non è accettabile che il Ministero dell’Interno, sollecitato dalle scriventi oo.ss. ad affrontare le problematiche di organico derivanti anche da una necessaria rimodulazione dovuta alla riqualificazione del Centro di Accoglienza Immigrati di Restinco, risponda che: “Dall’esame dei dati, si evince che la situazione della forza della Questura in parola è più favorevole di quella media nazionale del comparto di riferimento.” Asserendo che, con dati aggiornati al 1° giugno 2009 i poliziotti a Brindisi sarebbero addirittura il 25,9% in più, pari ad 81 unità.
E’ inaccettabile anche alla luce di quanto asserito dal signor Capo della Polizia Prefetto Antonio Manganelli: “Da più parti e con sempre maggiore frequenza si confronta l'organico effettivo con quello "previsto". In realtà, si fa riferimento ad un parametro fissato nel lontano 1989, corrispondente ad un modello organizzativo che ha subìto nel tempo profonde modifiche. Da venti anni a questa parte, sono nati infatti Uffici e Reparti operativi su tutto il territorio nazionale (si pensi alle Questure delle nuove provincie, a nuovi Commissariati, ai Reparti Prevenzione Crimine, ecc.), nei quali sono impiegate oggi 12.000 unità che da quel datato organico sono tratte. Ciò significa che la nascita di nuovi Reparti sul territorio, spesso invocata dalla collettività, se non accompagnata (e non lo è stata quasi mai negli ultimi vent'anni) da un mirato aumento dell'organico generale, determina la contestuale, indispensabile rimodulazione degli organici degli Uffici e Reparti preesistenti.” (Lettera al Direttore di La Repubblica.it - 8 marzo 2009).
Condividiamo quanto asserito dal Prefetto Manganelli e aggiungiamo che le incombenze sono notevolmente aumentate anche perché sono mutate le esigenze del territorio. In questi anni la Provincia di Brindisi è cambiata, è cresciuta, e sono richieste maggiori risorse tanto per l’ordine pubblico quanto per la polizia giudiziaria e per il controllo del territorio, data anche l’individuazione di nuove competenze come il “poliziotto di quartiere”, “l’Ufficio Minori”, “l’U.R.P.” e i “Centri di Immigrati”.
Precisiamo che, nonostante la forza organica di 107.535 unità prevista per la Polizia di Stato non sia mai stata raggiunta, già da diverso tempo è stato bloccato il turn over, e se oggi l'organico effettivo registra una carenza di 7.253 unità, fra cinque anni supererà le 25.000 unità. Verrà, quindi, a mancare un poliziotto su quattro: immaginate la vostra auto a quattro ruote che si trasforma in un motoape a tre ruote.
La soluzione di inviare circa 50 militari per la vigilanza del C.A.R.A. – C.I.E. di Restinco fa scaturire una serie di perplessità:
• Chi dovrà affiancare i militari nei servizi di vigilanza?
• Chi dovrà effettuare i trasferimenti e/o i rimpatri e/o gli eventuali accompagnamenti giornalieri, anche presso gli ospedali o presso centri di cura o altro?
• Quanto viene a costare complessivamente l’operazione?
• Non sarebbe più conveniente destinare un numero idoneo di agenti in pianta stabile, anziché militari in missione?
Lo stesso Dipartimento della P.S., le cui casse sono ormai completamente vuote, tanto da non corrispondere, in tempi ragionevoli, neanche le magre indennità e gli straordinari, non riesce a fornire alcuna soluzione.
Per potenziare e qualificare la presenza dello Stato sul territorio, è necessario avanzare rivendicazioni condivise al Ministero dell’Interno: un obiettivo da perseguire insieme per una crescita tangibile di questa provincia, perché il bene sicurezza è di tutti.
La realtà è che ciò che si fa, frutto dell’impegno straordinario dei singoli, è una minima parte di ciò che si potrebbe e dovrebbe fare se vi fossero adeguate risorse (uomini, mezzi e dotazioni).
E’ ora che davvero qualcosa cambi, perché il problema rischia di degenerare in maniera irreversibile.
LETTERA APERTA A FIRMA DI:
Siulp
Conte Sap
Pulli Silp-Cgil
Capodieci Coisp
Pennetta Uilps
Gioia-Marrazzo
|