Torre Guaceto, 18/08/2009
Rassegna estiva: va in scena lo spettacolo "Strada Carrara"
Continua "Nelle case del Parco - Festival diffuso tra orti, rifugi e cieli della Riserva", il pro-gramma estivo di eventi organizzati all'interno della riserva naturale di Torre Guaceto (Brin-disi).
Mercoledì 19 agosto andrà in scena "Strada Carrara"
(tavole di un teatro viaggiante), uno spettacolo di narrazione de La Piccionaia ‐ I Carrara, Teatro Stabile di Innovazione
con Titino Carrara.
Titino Carrara ci fa entrare nella sua infanzia di girovago,
nella memoria di una delle ultime famiglie d’arte ancora
attive del nostro paese: I Carrara.
Si tratta del racconto di un’esistenza nomade e zingara,
lontana dagli schemi borghesi ai quali la nostra società ha
teso dal dopoguerra ai giorni nostri.
Un soggetto che affronta il tema della diversità, rivelando
un tessuto sociale, appartenuto alla storia italiana, fatto di
carovane e teatri mobili, espedienti e repertori teatrali
sconfinati, recitati a volte all’impronta e misurati
sull’esigenza e il gusto estemporaneo della piazza. Gusto
dal quale è dipesa la reale sopravvivenza di una famiglia,
che ha fondato nell’arte l’unica possibilità di
sostentamento.
“È una storia raccontata con gli occhi di un bambino
“diverso”, figlio di attori nomadi, commedianti da 10
generazioni.
È una storia di carovane con le ruote di gomma piena e di
attori che smontano e rimontano il teatro sulle “piazze”. È una storia di sacrifici, burlette a-troci,
improvvisazioni ed illusioni che svaniscono al "calar della tela". Questa storia l'ho vis-suta in prima
persona e tutto quello che racconto è assolutamente vero, anche se, alle volte ai limiti della
credibilità. Scene madri, burlette, lazzi, tirate, intoppi imbarazzanti gestiti con candida
impudenza… tutti fatti talmente reali da non sembrare credibili: pare invece che apparten-gano
più alle pagine dei copioni, molte volte canovacci, che gli attori mettevano in scena tutte le sere
sulle tavole del loro palcoscenico, dove "principali" e "fondali" dipinti a mano su carta ve-nivano
sfondati da oggetti che il pubblico, anche troppo partecipe, lanciava al "generico primario",
solitamente il "cattivo" della situazione.
Storie di un pubblico che si guadagnava lo spettacolo facendo chilometri a piedi, passando per i
campi in inverno, con le lanterne accese in mano disegnando nella notte serpenti di lu-ce.
Oggi ci sono nuovi personaggi, costumi, trucchi, ma il cuore, l'essenza necessaria del "fare teatro"
rimane sempre la stessa: il riflesso di una fiamma negli occhi di chi il teatro lo fa vivere e il teatro, si sa, vive solo se brucia”.
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