Brindisi, 05/09/2009
Festa patronale: messaggio alla città dell'Arcivescovo Talucci
È il 10° messaggio che rivolgo alla città di Brindisi, come Pastore di questa gloriosa Archidiocesi.
In questi messaggi ho sempre manifestato il mio affetto, ma anche la mia attenzione alla storia di questa città e del suo popolo.
È un popolo che ha radici, vita, frutti cristiani, pur nel rispetto di chi non dovesse identificarsi con la fede. Ma questa rimane per tutti una luce che illumina tutte le ombre, tutti i dubbi esistenziali per aprirsi alla speranza della vita senza tramonto.
Non passa inutilmente la nostra vita. Siamo nell’amore e nel giudizio di Dio giorno dopo giorno. Alla fine raccoglieremo i frutti delle nostre buone opere. Pur nella misericordia, saremo giudicati da Dio sulle nostre opere. Questo è un messaggio-guida che dona speranza. Saremo giudicati e saremo premiati per il bene fatto. Ecco la necessità di convertirsi sempre dal male e dal peccato. Al perdono di oggi corrisponderà la felicità di domani. Sappiate che passa la scena di questo mondo e noi camminiamo verso la vita. Non è la morte l’ultima parola, ma la vita e la gioia.
Questo messaggio si pone a cavallo di due anni spirituali ricchi e significativi: l’anno paolino appena chiuso ci ha presentato la figura grande dell’Apostolo Paolo: convertito, ha annunciato al mondo intero il Vangelo della salvezza; e l’anno sacerdotale appena iniziato e che ha visto l’ordinazione di tre nuovi sacerdoti, che vuole irrobustire la vita dei sacerdoti perché siano nel nostro territorio gli apostoli santi del Vangelo e gli artefici della civiltà dell’amore.
Rimane vivo il ricordo della visita del Santo Padre alla nostra città e alla nostra Chiesa. Abbiamo restituito la visita portandoci a Roma in 5000 e abbiamo sentito Benedetto XVI dichiarare in piazza San Pietro «preziosa e indimenticabile» la sua visita a Brindisi. Abbiamo celebrato il primo anniversario proprio su questa scalinata virgiliana, donando alla città un libro della memoria, intitolato Brindisi, porta aperta sul mare.
Due eventi hanno toccato la nostra sensibilità in questo anno ed hanno conseguentemente suscitato la nostra solidarietà umana e cristiana. Mi riferisco al grande terremoto d’Abruzzo (senza dimenticare il disastro di Viareggio) e la grande crisi economica a cui abbiamo risposto come Chiesa con generose raccolte libere in tutta la diocesi, una a favore dei terremotati, accompagnata da una presenza di volontariato, e l’altra a sostegno del cosiddetto fondo di garanzia o di speranza, per assicurare una vicinanza delle banche a quelle famiglie che rimangono esposte a grave rischio. La crisi, lo sappiamo, non è frutto del caso, è la conseguenza di un’economia consumistica che esige un sistema di vita più sobrio e più giusto e uno sviluppo più solidale che può sostenere tutte le imprese e tutte le iniziative.
Il Santo Padre, interprete di questa situazione, non sotto l’aspetto politico, ma umano, ha suggerito questi nuovi impulsi di giustizia nella lettera ai governanti del G8 tenuto a L’Aquila, voce paterna ma di tutta l’umanità, specie dei più poveri.
Accanto a questo intervento si pone la nuova, ma già grande, Enciclica denominata Caritas in veritate, che riprende l’insegnamento della Populorum Progressio, nella quale Paolo VI raccomandava di non dare per carità quello che spetta dare per giustizia, e affermava che lo sviluppo era il nuovo nome della pace.
Raccomando la lettura di questa Enciclica, che possiamo collegare al discorso fatto a Brindisi quando ricordava la nostra capacità di accoglienza e di solidarietà.
Anche come Chiesa brindisina vogliamo camminare sul percorso dello sviluppo, non perché abbiamo proposte tecniche da dare, ma perché vogliamo con il Vangelo educare le generazioni a scelte capaci di beneficare la società a misura d’uomo, nel rispetto della sua dignità e vocazione.
Di sviluppo parliamo nel Sinodo diocesano. Di sviluppo abbiamo parlato nella Giornata della salvaguardia del creato, il 1° settembre scorso. Di sviluppo parleremo nel prossimo anno pastorale che ha come tema di riflessione e di lavoro: Il volontariato per la civiltà dell’amore, per potenziare e arricchire tutte le forme di volontariato sociale ed ecclesiale.
Saluto tutte le associazioni di volontariato e invoco la migliore conoscenza reciproca e la migliore collaborazione a vantaggio dell’uomo debole per una società sempre più umana.
Nella prospettiva dello sviluppo non posso non rivolgere un pensiero di saluto, di augurio, di auspicio alle nuove Amministrazioni locali, quella comunale e quella provinciale, e quindi al Sindaco della città e al Presidente della Provincia che, scelti democraticamente, sono a servizio dell’intera città e di tutto il territorio. Mi faccio interprete, con umiltà e fiducia, di tutto il nostro popolo brindisino perché grande sia l’attenzione all’uomo, ad ogni uomo e alla società intera per maturare le migliori risposte per la stabilità del lavoro, per le prospettive giovanili, per lo sviluppo che lega le industrie alla città, per la sicurezza che apre a nuove iniziative di lavoro, per l’affermazione della legalità.
Non è esagerato dire – e il Pastore della diocesi può dirlo – che la città e il territorio vanno amati prima di essere serviti, e questo anche secondo la logica dell’Enciclica papale che parla di carità nella verità, che significa amore nella giustizia.
Queste raccomandazioni le affido all’intero consiglio comunale e all’intero consiglio provinciale. Mirate al bene comune, sempre, anche con la collaborazione, dove è possibile e richiesta, tra maggioranza e minoranza, perché la verità non è monopolio di nessuno, ma è frutto di una ricerca comune che impegna tutti i cittadini di buona volontà.
Rivolgo un paterno e fiducioso saluto al mondo dello sport e al mondo della scuola, per rafforzare il discorso educativo verso i nostri giovani se è vero, come è vero, che quella educativa è una vera sfida, una vera urgenza, a cui non possiamo sottrarci se vogliamo rendere un servizio di lungo raggio alle giovani generazioni. Ci stanno a cuore i giovani, come abbiamo evidenziato nel grande raduno dei giovani della Regione presso il Monumento al Marinaio l’8 agosto scorso durante il pellegrinaggio a piedi da Bari a Brindisi verso Gerusalemme.
Il mio pensiero va a quei giovani che, a motivo di alcool e droga, hanno perso la vita in incidenti stradali, causando drammi di dolore nelle famiglie. Che non avvenga mai più!
Mi auguro che analoga attenzione si possa avere, sapendo coniugare insieme accoglienza e sicurezza, non una senza l’altra, verso i fratelli immigrati, e che i progetti previsti nella nostra città con intelligenza e lungimiranza, possano trovare concreta realizzazione, frutto delle intese sinergiche di tutte le istituzioni alle quali, con molta umiltà e discrezione, offriamo la nostra collaborazione di Chiesa.
Anche il mondo carcerario ha bisogno della nostra vicinanza, perché sia un mondo di rieducazione, perché l’uomo torni ad essere uomo, nella giustizia e nella verità.
La festa dei Patroni, che celebriamo con tanta solennità esteriore, trovi spazi nuovi nella nostra coscienza di uomini cristiani. Vogliamo viverla con fede, e con fede adulta. Fede adulta non significa atteggiamento che prescinde dalla Chiesa e dal suo Magistero per scelte relative e arbitrarie che nulla hanno a che fare con la salvezza dell’uomo. Fede adulta significa adesione libera, forte, ai principi del Vangelo, con la forza dell’amore che cambia il mondo e lo orienta a quella verità che coincide coi valori dell’uomo di cui la Chiesa è garante.
Noi siamo Chiesa in una appartenenza che comincia con il Battesimo, che ci fa figli di Dio, capaci di pregare il Padre nostro, e continua nella vita per maturare l’adesione alla Parola di Gesù Cristo che illumina il nostro destino. La Chiesa è la nostra famiglia sulla terra, che fa camminare verso il Regno definitivo in Cielo.
Siamo Chiesa, e quindi cristiani autentici, quando il nostro pensare, il nostro giudicare, il nostro scegliere, il nostro amare, il nostro lavorare, il nostro servire corrisponde al Vangelo per essere e agire secondo Dio in attesa di essere giudicati da Lui. I Santi ci testimoniano Dio, ma insieme ci testimoniano la Chiesa, nella quale si sono educati nella fede.
Siate anche voi cristiani adulti, capaci di fedeltà e coerenza, capaci di perseverare anche nelle difficoltà, capaci di testimoniare la fede che non può e non deve rimanere clandestina e nascosta.
Dei nostri Santi contano poco le immagini, che pure veneriamo; conta la loro testimonianza. Se non diventano modelli a cui ispirarci è inutile la nostra festa.
Voi cristiani siete i santi di oggi. Vi guidi la fede nella politica e nell’economia, nella scuola e nella magistratura, nella professione e nel volontariato, nelle famiglie e nella società. E questa sarà rinnovata non quando metteremo le chiavi nelle mani dei Santi Patroni, ma quando la loro fede sarà nei nostri cuori. La festa esterna può diventare una ipocrisia elevata a sistema e noi ci riduciamo a fantocci della religione ostentata. Ovunque siate le vostre opere manifestino la vostra fede, e la vostra credibilità sarà un dono all’uomo che cerca Dio.
È questa la vera festa.
+ Rocco Talucci
Arcivescovo di Brindisi-Ostuni
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