Bari, 16/09/2009
Romano (PD): "Sulla sanità la politica deve fare un passo indietro"
Un intervento sulla sanità pugliese del consigliere regionale PD, Giuseppe Romano.
“Cercherò di sviluppare un ragionamento sulla sanità, materia che mi ha impegnato con passione in questa mia legislatura regionale. Ho presenti le difficoltà congiunturali, e penso che alla sanità serva un lungo processo riformatore. La politica, il processo riformatore proprio della funzione legislativa però, non può sentirsi condizionato da possibili contestazioni giudiziarie, né la dimensione gestionale, operativa del sistema sanitario può fermarsi per la paura che la ipotetica decisione possa essere contestata.
Moralità ed etica pubblica sono valori cardine del comportamento di un amministratore pubblico, ma proprio per questo vanno ancorati al principio della responsabilità (non presunta) e preservati dagli interessi congiunturali della manovra politica. Buttando panni sporchi, bambino e catino, si rischia di rimanere con un cumulo di macerie e non con una classe dirigente autorevole.
Contesto alla radice l´assunto secondo cui il centro sinistra in Puglia, in materia sanitaria, ha prodotto soltanto danni; riconosco invece, l´errore iniziale di non aver avuto la forza per essere più incisivi in termini di discontinuità con le precedenti esperienze di governo.
Ma le ragioni delle coalizioni, oggi come ieri, spesso prevalgono e chi si caratterizzò magari per il continuismo, oggi diviene il primo accusatore.
Nomina di Direttori generali, individuazione del management, selezione dei direttori di dipartimento, di divisione, di reparto, assegnazione delle unità operative, e poi tetti di spesa, budgets sono stati fatti applicando leggi nazionali e regionali già esistenti.
Una prima novità è stata introdotta dal centro sinistra quando stabilì che la scelta dei dirigenti di secondo livello debba avvenire non nell´ambito degli idonei (come era prima), ma nell´ambito di una terna dei migliori tra gli idonei.
Non basta? Perfetto, sono il primo firmatario di un disegno di legge che come PD abbiamo depositato oltre un mese fa con il quale si sostiene che anche tra i tre migliori deve esserci la graduatoria di merito (casistica operatoria, pubblicazioni scientifiche, peso specifico delle pubblicazioni) e che i Direttori generali vanno designati dopo un percorso democratico che coinvolge la conferenza dei sindaci, i singoli consiglieri regionali.
Mi si dice: roba vecchia. E le proposte alternative? Ho la sensazione che le scorciatoie di cui leggo vogliano cambiare tutto perché nulla cambi, sapendo che ad un certo punto la competenza passa nelle mani dello Stato.
Il centrosinistra, per la Puglia, pur tra mille difficoltà ed interessi contrapposti, ha ritoccato i tetti di spesa sanciti nel 1998, ha avviato il processo di accreditamento delle strutture sanitarie e socio sanitarie colmando un ritardo di anni, ha licenziato un piano di diagnostica per immagini di ultimissima generazione, ha dato gambe al 118 dipartimentandolo, ha varato il piano per la sanità elettronica, ha introdotto l´assegno di cura per le non autosufficienze e le nuove povertà, ha istituito (finalmente) il Registro regionale dei tumori, ha approvato i protocolli diagnostico terapeutici in regime di day hospital e day surgery e introdotto il day service come risposta alle liste di attesa, si è dato un piano regionale per il prelievo e la raccolta del sangue placentare, ha definito l´assistenza ai malati di SLA, ha messo mano alla organizzazione delle strutture riabilitative psichiatriche, al modello di assistenza nelle carceri, ha difeso il diritto alla assistenza degli immigrati, ha avviato campagne di prevenzione e informazione di massa.
E´ stata una delle prime regioni a muoversi nel campo della stabilizzazione del personale sanitario medico e infermieristico subendo anche il ricorso dello Stato.
Ha licenziato il primo piano della salute della Puglia regolamentando nuovi stili di vita, nuove compatibilità tra ambiente e sviluppo, nuove tipologie costruttive, nuovi modelli di accesso alle prestazioni ed alla cura; l´ospedale diviene il luogo ultimo della cura in acuzie mentre il distretto, e quindi la medicina del territorio, il luogo della prevenzione, dell´orientamento della domanda socio sanitaria, degli screening sulle popolazioni a rischio, della domiciliazione della cura e della riabilitazione.
Potrei continuare per molto, ma mi fermo per introdurre un ultimo aspetto: quale modello per il sistema sanitario pugliese.
Si parla molto, secondo me con sufficiente cognizione, del sistema sanitario lombardo come modello da importare, dimenticando che proprio sull’efficacia dei sistemi di controllo alcune indagini stanno facendo emergere problematiche veramente inquietanti; ma la Lombardia, in questa congiuntura politica, non ha il privilegio delle prime pagine.
Va detto ancora che la Lombardia dispone di risorse finanziarie pubbliche e di un reddito medio pro-capite molto superiori alla Puglia, di un sistema di diagnosi precoce molto avanzato, di una rete diagnostica, di trattamento delle malattie rare, di diagnosi e cura delle malattie oncologiche tra i più avanzati d´Europa. Questo livello di eccellenza viene finanziato anche dalla mobilità passiva generata dai sistemi sanitari regionali più in ritardo per qualità e prestazioni.
E´ accessibile a tutti? Formalmente sì, di fatto è precluso ad un terzo della popolazione e ritorniamo al tema dei diritti negati.
Il centrosinistra in Puglia ha fatto la scelta strategica di porre su un piano diverso il sistema pubblico, di sostenerlo finanziando il suo ammodernamento tecnologico, intervenendo sulla sua edilizia ospedaliera, licenziando protocolli diagnostico-terapeutici, monitorando le sacche di mobilità passiva. E´ una strada, questa, che non si deve abbandonare, anzi.
Emerge, tuttavia, in Puglia come in Lombardia, nel Lazio, in Campania e in tutt´Italia il tema dell´infungibilità, della sperimentazione, dell´appropriatezza, dei nuclei di valutazione, delle équipe tecniche: in buona sostanza il tema delle verifiche e dei controlli.
Da qualche parte, per esempio, viene avanti il dato che per rispondere alle liste di attesa esterne, si sta caricando il sistema di un allungamento dei giorni di degenza; il gatto che si morde la coda. Credo, allora, che si debbano licenziare norme che riconoscano competenza, capacità, professionalità, rigore scientifico ai componenti dei comitati etici, dei nuclei di valutazione, degli organismi di controllo a vario titolo designati e, perché no, un sistema sanzionatorio oggettivo.
Su questa materia la politica deve fare un passo indietro e licenziare norme quadro in grado di selezionare al meglio sia gli erogatori della spesa sanitaria che i soggetti deputati alle verifiche ed ai controlli, riconoscendo sempre più ai cittadini ed ai loro organismi di rappresentanza la funzione di supervisione e controllo”.
Giuseppe Romano
Ufficio di Presidenza Gruppo PD
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