Brindisi, 10/10/2009
Convenzioni: le proposte delle Associazioni
In riferimento all'incontro con Enel del 12 Ottobre prossimo per avviare il percorso per le convenzioni energetiche Legambiente, WWF, Italia Nostra, Forum ambiente salute sviluppo, Medicina democratica, Salute Pubblica, Fondazione “Dott. Di Giulio”, AICS, ARCI, Comitato “Porta d’Oriente”, Comitato cittadino “mò basta” hanno inviato una lettera aperta al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, al Presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese ed al Sindaco di Brindisi, Domenico Mennitti.
Di seguito ne riportiamo integralmente il testo:
Il 12 ottobre ci sarà a Bari un incontro fra Presidente della Regione, Presidente dell’Amm.ne Prov.le di Brindisi, Sindaco di Brindisi ed Enel.
L’incontro dovrebbe servire a chiarire le rispettive posizioni in merito all’esercizio della Centrale termoelettrica di Brindisi sud e, più in generale, ad avviare un confronto sulle convenzioni da stipulare con le società elettriche Enel, Edipower ed Enipower.
Sarebbe stato opportuno, prima di questo incontro, che le Istituzioni puntualizzassero linee, richieste, punti irrinunciabili comuni da sottoporre all’Enel per verificare se esistano le condizioni per avviare un costruttivo confronto.
È da presumere che resti valido quanto riportato in atti (P.E.A.R. e deliberazioni consiliari) e cioè che l’obiettivo irrinunciabile istituzionale sia quello di ridurre del 30% rispetto al 2004 il quantitativo di carbone combusto nel polo energetico brindisino e di rispettare pienamente le prescrizioni dell’Unione Europea per i Paesi membri di ottenere entro il 2020 la riduzione delle emissioni di CO2 del 20% rispetto al 1990, la riduzione dei consumi elettrici del 20% (grazie al contenimento di usi impropri e sprechi e, quindi ad investimenti in favore di efficienza e risparmio energetico) e l’incidenza delle fonti rinnovabili pari al 20% sulle produzioni.
È evidente che, alla luce di questo quadro di riferimento e degli obiettivi fissati, l’atteggiamento dell’Enel sia tutt’altro che collaborativo, in quanto il quantitativo di carbone combusto nella sola Centrale Brindisi sud è lievitato fino a circa 7 milioni di Tonnellate all’anno, enormemente più delle quote prescritte per il 2008 e soprattutto per il 2012 dal Protocollo di Kyoto.
Che fare allora? È chiaro che l’atteggiamento istituzionale debba essere fermo e poco incline a discutere di royalties o di fantomatici progetti di cattura e confinamento di CO2 o, in termini entusiastici, di progetti quali la copertura del carbonile, a lungo procrastinata, prima di porre obiettivi ineludibili e tutt’altro che utopici (utopia è soltanto ciò che non si vuole fare) si ritiene debbano essere questi:
- Tetto massimo di produzione di energia elettrica in Puglia non superiore ai 40 Twh (miliardi di Kwh) e percentuale su esso del 20% derivato da fonti rinnovabili (la Puglia consuma oggi 18 Twh)
- Tetto massimo di produzione del Polo energetico brindisino che non è accettabile possa conservare i circa 5.000 Mw installati di termoelettrico, finalmente definendo la dismissione della Centrale Brindisi nord e l’esercizio di tre gruppi su quattro della Brindisi sud (il portare il suo rendimento dal 36% attuale ad oltre il 45% e ricorrere a combustibile a più alto potere calorifico, mantenendo il bassissimo tenore di zolfo, richiede investimenti più che condivisibili in termini di qualità e produttività dell’esercizio)
- Riduzione drastica, alla luce di quanto sopra, del carbone da bruciare (il 30% rispetto al 2004 è un obiettivo più che possibile e, comunque, ben maggiore dei 2 milioni di Tonnellate annue massime fissate nella Convenzione del 1996)
- Netta opposizione al molo carbonifero a Cerano (capace di ospitare contestualmente 3 navi da 80.000 Tonnellate) e, quindi, all’intera Darsena petrolifera che sconvolgerebbero la costa interessata, farebbero lievitare il quantitativo di carbone scaricato e di gas per un rigassificatore a Cerano
- Incentivazione del solare diffuso (a cominciare da tutti gli edifici pubblici) e di impianti fotovoltaici ed eolici in aree industriali degradate e dismesse e soltanto sulla base di Valutazioni di Incidenza Ambientale (in rapporto a tutela di aree protette e del paesaggio) in altre aree
- Sostegno ai piccoli e microproduttori da fonti rinnovabili per l’accesso a sgravi fiscali ed al credito o alle forme privilegiate di immissione in rete, oggi ostacolate o negate dalla gestione della vecchia ed ancora monopolistica rete elettrica nazionale
- Piani comunali (possibili sin dalla promulgazione delle Leggi 9 e 10 del 1991) e territoriali di riqualificazione, razionalizzazione, efficienza e diversificazione delle fonti energetiche ai quali soltanto collegare incentivazioni, riduzione dei costi del chilovattora o accordi per investimenti dei produttori che non appaiano l’“acquisto” del consenso o la “monetizzazione” del danno.
Sono pronte le grandi Società elettriche a discutere su queste basi?
Sono pronte le Istituzioni, in caso contrario, ad assumere posizioni fermissime?
COMUNICATO STAMPA A FIRMA DI:
Legambiente, WWF, Italia Nostra, Forum ambiente salute sviluppo, Medicina democratica, Salute Pubblica, Fondazione “Dott. Di Giulio”, AICS, ARCI, Comitato “Porta d’Oriente”, Comitato cittadino “mò basta”
convenzioni_121009
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