Roma, 24/10/2009
Caso Marrazzo: è di Ostuni uno dei quattro carabinieri arrestati
E' di Ostuni (Brindisi) uno dei quattro carabinieri arrestati nell'ambito dell'inchiesta sul presunto tentativo di estorsione ai danni di Piero Marrazzo, Presidente della Regione Lazio.
Carlo Tagliente, 29 anni, cresciuto in una famiglia semplice e prossimo alle nozze, prima di entrare nell’Arma, il giovane era barman in un locale del centro storico della Città Bianca.
Tagliente, assieme a Luciano Simeone, Nicola Testini e Antonio Tamburrino, è accusato di aver ricattato Marrazzo per evitare la pubblicazione di un filmato.
Secondo gli inqueirenti sarebbe stato proprio il Carabiniere ostunese, con una piccola telecamera nascosta sugli abiti, a girare il filmato per incastrare il governatore della Regione Lazio, dopo aver fatto irruzioni in un appartamento di via Gradoli a Roma.
Tagliente risponde dei reati di abuso d’ufficio, violazione della privacy, rapina, detenzione di cocaina e concorso in estorsione. Al Carabiniere di Ostuni è toccato il compito "più sporco": irrompere nell'appartamento, filmare i giochi erotici di Marrazzo, disporre una striscia di cocaina su un tavolino con accanto una cannino per l’aspirazione ed il pass di Marrazzo per l’ingresso nella sede della Regione.
Approfittando della sua funzione Tagliente vrebbe inoltre sottratto 5.000 €. dai portafogli e preteso dallo stesso Marrazzo 3 assegni per un valore di 20.000 €.
Secondo le prime indiscrezioni Tagliente sarebbe stato riconosciuto in foto da Marrazzo ed indicato come il ricattatore.
Nel corso dell'interrogatorio di garanzia svolto nella giornata di oggi, Tagliente e gli altri imputati hanno negato di aver ordito una trappola ai danni di Piero Marrazzo e si sono detti vittime di una macchinazione ordita da gente più in alto per mettere nei guai l'esponente del Pd.
I Carabinieri arrestati ritengono inoltre di essersi fatti dei nemici con i successi nella lotta agli stupefacenti hanno negato di possedere ingenti disponibilità finanziarie, come sostengono alcuni testimoni.
La loro versione, però, non ha convinto Sante il gip Spinaci che ha disposto che i quattro carabinieri restino detenuti a Regina Coeli ravvisando l'ipotesi di pericolo di fuga, il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione dei reati.
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