Brindisi, 04/05/2010
Associazioni: "fronteggiare le emergenze per favorire un nuovo sviluppo"
Mentre vengono diffuse notizie allarmanti sulla disoccupazione nella nostra regione e specialmente nella Puglia meridionale è necessario riproporre con forza il progetto di un nuovo modello di economia locale richiesto da un consistente movimento di opinione che in questi ultimi anni si è incontrato con le sensibilità e scelte delle amministrazioni locali. Un progetto, quindi, già avviato che deve essere portato avanti per assicurare un futuro migliore alla nostra comunità e per superare in positivo le tante emergenze che affliggono tuttora il nostro territorio.
E proprio con riferimento a queste emergenze dobbiamo rilevare che le grandi società energetiche si rapportano col territorio di Brindisi sempre con metodi colonialistico ed aziendalistico. Edipower, come da copione, mette in scena il solito ricatto occupazionale pur di imporre la prosecuzione dell’esercizio a carbone della centrale termoelettrica Brindisi nord. E lo fa senza neppure prendere in considerazione la riconversione a ciclo combinato dei due gruppi in attività, per altro da essa stessa richiesta a suo tempo.
L’Enel rifiuta qualsiasi serio confronto su una realistica riduzione del carbone e della CO2 nella centrale Brindisi sud (il Presidente della Regione Vendola, ha confermato l’impegno a rispettare l’obiettivo, contenuto nel P.E.A.R., di una riduzione del 25%). Presenta poi come una grande conquista il trasporto a Corte Maggiore (Piacenza) di appena 270.000 tonnellate di CO2 (in rapporto alle 15.000.000 di tonnellate annue), il che richiederebbe 10.000 autocisterne con la connessa emissione di ulteriore CO2 all’utilizzo di tali mezzi!
La società TAP ha presentato un progetto che prevede la realizzazione di un gasdotto dimostrando di non tenere in alcun conto le nostre osservazioni ricevute in merito all’eventuale fattibilità dell’opera soltanto in alternativa al rigassificatore e a condizione che la condotta sottomarina non interessi l’area a nord di Punta Penne. Tratto costiero rimasto l’unico utile a soddisfare una prospettiva turistica.
Il caso più eclatante di siffatta inaccettabile logica è quello del terminal di rigassificazione. È stata ampiamente ribadita la netta contrarietà a questo impianto dalle Istituzioni (Regione, Provincia, Comune ed anche Autorità Portuale) nonché da una forte e determinata volontà popolare espressa dalle associazioni e i movimenti della nostra comunità hanno nel corso di numerose e massicce manifestazioni. Una volontà ferma e validamente motivata che la British Gas/ Brindisi Lng ed il Governo fanno finta di non saperlo.
Le ragioni dell’opposizione sono state ben articolate in documenti che hanno trovato riscontro, fra l’altro, nel parere negativo di rilascio del giudizio di compatibilità ambientale da parte della Commissione V.I.A. regionale inviato al Ministero dell’Ambiente. Per contro la Commissione V.I.A. nazionale, disattendendo le prescrizioni dell’Unione Europea in merito alle regole da osservare nella valutazione della compatibilità ambientale dell’impianto e delle opere connesse, ha espresso parere positivo. E lo ha fatto anche ignorando le mancate risposte della Brindisi Lng alle puntuali richieste dello stesso Ministero per l’Ambiente con specifico riferimento al necessario aggiornamento del N.O.F. e all’esigenza di tener conto del piano di emergenza esterno contro gli incidenti industriali. Fatto questo la cui estrema gravità abbiamo denunciato e continueremo a denunciare in tutte le competenti sedi. Tutto ciò fa conferma le nostre riserve le nostre più ampie riserve sulla legittimità del procedimento autorizzativo i cui atti sono in molti casi oggetto del noto processo penale in corso. Riserve che si sono estese anche alla recente procedura per la V.I.A. e che hanno suggerito la presentazione di un nuovo esposto alla locale Procura della Repubblica chiamata a valutare l’opportunità di accertamenti rivolti a verificare se in quanto è accaduto sono ravvisabili comportamenti di rilevanza penale.
Abbiamo fatto riferimento ad inclinazioni di cultura colonialistica perché diverse operazioni della Brindisi Lng appaiono rivolte ad ottenere un consenso con sponsorizzazioni e altre sortite pubblicitarie. Manovre queste destinate al fallimento perché la nostra è una comunità matura non certo suggestionabile con anacronistici specchietti per le allodole. Paradossale si appalesa poi il tentativo di paragonare il porto di Brindisi a quello di Barcellona: una semplice valutazione delle planimetrie dei due porti rende invero risibile una tale manovra. La distanza del rigassificatore iberico dalla città catalana è invero di 4,2 chilometri con l’intermezzo della collina di Montjuic e, situazione del tutto diversa da quella nostra come del tutto differenti sono le condizioni di entrata, movimentazione ed area di attracco delle gasiere a Barcellona rispetto alla situazione brindisina. Altrettanto paradossale è il tentativo di comprimere i tempi di movimentazione e le interferenze rispetto alla diga di Punta Riso, alla mitilicoltura, alla movimentazione di altre imbarcazioni senza minimamente spiegare i rischi nell’uso delle eliche laterali, l’incidenza delle misure di sicurezza, delle attività di rimorchio, dell’evoluzione di 90° e del trascinamento di poppa verso l’ormeggio.
Sconcerta che nel valutare il gioco delle correnti BG-LNG si avvalga di un documento che addirittura ignora la presenza della diga di Punta Riso.
Si tratta di progetti in aperto contrasto con i diritti e le scelte della nostra comunità e delle sue rappresentanze democratiche: scelte che non potranno non essere contrastate democraticamente con ogni determinazione per tutelare diritti essenziali e favorire un nuovo sviluppo.
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