Brindisi, 17/05/2010
Iniziativa PD contro i vincoli del patto di stabilità
I Comuni sono l’asse portante del sistema istituzionale e rappresentano il punto più avanzato per contrastare la crisi economica, per modernizzare il sistema delle infrastrutture, per garantire la coesione sociale, per tutelare i diritti di cittadinanza.
Con l’ultima Finanziaria, il Governo ha fatto carta straccia del pronunciamento pressoché unanime del Parlamento che un anno fa aveva votato un ordine del giorno proposto dal PD per l’allentamento del patto di stabilità per i Comuni e ne ha confermato i vincoli, impedendo nuovamente alle autonomie locali di investire in opere pubbliche utili per lo sviluppo delle Comunità e fondamentali contro la crisi e per il sostegno al lavoro.
Ma contro i Comuni il Governo ha fatto anche di peggio. La Legge Finanziaria del 2010 non ha restituito quanto dovuto in seguito all’abolizione dell’ICI, ha tagliato ferocemente il fondo ordinario, ha bloccato ogni forma di autonomia impositiva, ha tagliato le risorse per la sicurezza, le risorse per la scuola dell’obbligo, per il fondo nazionale delle politiche sociali, per l’ambiente e stiamo ancora attendendo segnali per un serio e condiviso avvio del “federalismo fiscale”.
Il Partito Democratico è fermamente contrario a questa politica perché impedisce alle Comunità locali di rispondere ai bisogni dei cittadini e delle imprese e per questo motivo ha avviato una una campagna di mobilitazione che culmina oggi con una intera Giornata dedicata a questi temi con iniziative in tutto il Paese.
A Brindisi una delegazione del PD composta dal Segr. Prov.le Corrado Tarantino, dal Sen. Salvatore Tomaselli e da amministratori locali (tra cui i sindaci di Sandonaci Domenico Serìo, di S. Pancrazio Domenico Francone, di Mesagne Franco Scoditti, l’Assessore Provinciale Vincenzo Baldassarre, il Vice Sindaco di Ostuni Franco Francioso) ha incontrato il Prefetto di Brindisi a cui è stato consegnato il documento che di seguito si riporta integralmente.
I Comuni e le Province versano in una situazione di grave crisi economico-finanziaria, dovuta a scelte quali la inadeguata copertura del mancato gettito derivante dalla soppressione dell’ICI sulla prima casa, il blocco dell’autonomia impositiva degli enti territoriali, il taglio dei trasferimenti erariali e dei fondi destinati alle politiche sociali, le regole fortemente restrittive del patto di stabilità interno.
Dopo il significativo apporto reso dall’intero comparto degli enti locali al riequilibrio della finanza pubblica (secondo i dati Istat tra il 2004 e il 2007 i Comuni sono passati da un deficit di 3.689 milioni di euro ad un avanzo di 325 milioni, mentre le Province hanno migliorato il loro deficit da 1.968 a 1.270 milioni), il decreto legge 112/2008 (art. 77) ha imposto agli enti locali un contributo alla manovra finanziaria di 1.650 milioni nel 2009 (di cui 1.340 a carico dei Comuni e 310 delle Province), 2.900 milioni nel 2010 e 5.140 milioni nel 2011.
Tali scelte hanno determinato per molti enti l’oggettiva impossibilità di rispettare il Patto di stabilità interno, una ulteriore contrazione della spesa per investimenti, l’assenza di sostegno all’economia a fronte della crescente stagnazione produttiva.
A ciò si aggiunga che tuttora non è stata ancora assicurata l'integrale copertura finanziaria del minor gettito ICI ai comuni a partire dall'anno 2008.
Ulteriori interventi restrittivi in materia di rispetto del patto di stabilità interno per il triennio 2009-2011 hanno prodotto una vera e propria paralisi degli investimenti degli enti locali, che rappresentano una quota considerevole del totale degli investimenti pubblici (dati 2007: gli enti locali hanno realizzato il 50,9% degli investimenti fissi lordi delle Amministrazioni pubbliche - i Comuni il 43% e le Province il 7,9%).
Questo significa cancellare dai bilanci dei Comuni almeno 1.700 milioni di euro di operazioni virtuose, bloccando ulteriormente pagamenti di investimenti già realizzati e l’utilizzo degli avanzi di amministrazione proprio per quei Comuni che più hanno contribuito al Patto negli anni scorsi. Al contrario, le analisi evidenziano che le opere medio-piccole producono un effetto moltiplicatore sul sistema economico e sull’occupazione molto più elevato delle grandi infrastrutture e distribuito in modo diffuso sul territorio, da cui le piccole e medie imprese potrebbero avere grande beneficio. Il Governo, invece, ha destinato le risorse (spesso sottratte alle destinazioni originarie, come nel caso dei fondi Fas) per avviare grandi infrastrutture, che produrranno effetti solo nel lungo periodo.
Inoltre, nel triennio 2009-2011 viene imposto al comparto comunale un miglioramento del saldo pari a 4 miliardi. Per realizzarlo gli Enti dovranno tagliare la spesa in conto capitale, penalizzando gli investimenti, provocando la formazione di residui passivi, che secondo una ricerca elaborata da Anci e Ifel ammontano a 40 miliardi di euro, di cui 11 immediatamente spendibili.
Molti enti locali hanno a disposizione risorse economiche libere ed utilizzabili per finanziare opere già progettate, cantierabili immediatamente o già cantierate, ma ferme a causa dei vincoli posti dal Patto di stabilità che bloccano gli investimenti locali, riducendo gli esigui spazi di bilancio lasciati aperti per attivare nuovi impegni di spesa con le risorse disponibili. Inoltre, impediscono il pagamento dei lavori già eseguiti ovvero il proseguimento delle opere appaltate e in corso di realizzazione: si registra un’impennata nei ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e si stima che molti adempimenti verranno rinviati trasformandosi in situazioni debitorie per i Comuni ma, soprattutto, in paralisi dell’attività di molte piccole imprese a causa dell’assenza di liquidità.
In tutti gli altri paesi dell’Europa e dell’Occidente le misure di politica economica per contrastare la crisi comprendono l’attivazione di programmi infrastrutturali diffusi a valenza locale, a partire dalla manutenzione dei beni pubblici, dall’edilizia popolare, dalle opere di dimensione piccola e media.
Andrebbe, in realtà, assegnata una corsia preferenziale all’utilizzo di quelle risorse, peraltro disponibili, che possono essere impegnate nella manutenzione dei beni pubblici, quali ad esempio scuole, reti idriche, strade, ovvero nella realizzazione di progetti già cantierati - ad esempio edilizia residenziale pubblica - e in grado di essere ultimati velocemente.
E' stato stimato che un allentamento del Patto di Stabilità per i Comuni consentirebbe di mettere in moto opere medio-piccole pari a circa 4,5 miliardi di investimento finanziario complessivo, con sicuri effetti sul piano occupazionale in settori, quali quello dell’edilizia e il suo indotto che, secondo stime ANCE, ha perso nel 2009 oltre 210 mila posti di lavoro.
Sarebbe necessario consentire alle amministrazioni locali un'immediata spendibilità di ulteriori risorse che gli stessi enti avrebbero la possibilità di attivare sbloccando una parte dei residui passivi relativi alla spesa in conto capitale ovvero procedendo alla definizione di nuovi apporti finanziari tramite dismissioni o alienazioni patrimoniali per mettere in campo con immediatezza programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria: scuole, verde pubblico, beni artistici e culturali, periferie, edilizia pubblica.
Per questo il PD presenterà una proposta di legge di iniziativa popolare per chiedere 5 modifiche all'attuale normativa:
1) L’attuazione del federalismo fiscale così come previsto dalla Legge 42/2009 per accrescere l’autonomia Finanziaria degli Enti Locali, e, nel contempo la responsabilità degli amministratori;
2) La modifica degli obiettivi e delle regole del patto di stabilità, per sostenere la spesa per investimenti, favorire politiche di coesione sociale e premiare i Comuni virtuosi;
3) La restituzione completa (e la rivalutazione) dell’ICI prima casa;
4) Adeguati sostegni ai piccoli Comuni, con una più forte incentivazione della gestione associata di servizi e funzioni in capo alla Unioni di Comuni;
5) Il completo reintegro del fondo per le politiche sociali.
COMUNICATO STAMPA PARTITO DEMOCRATICO - FEDERAZIONE PROVINCIALE DI BRINDISI
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