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Brindisi, Manifestazione 19/6: il messaggio delle associazioni promotrici



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Brindisi, 14/06/2010

Manifestazione 19/6: il messaggio delle associazioni promotrici

Abbiamo promosso questo incontro per affermare, come dice il tema col quale ci siamo convocati, che Brindisi ed il territorio provinciale vogliono costruire il proprio futuro e che lo vogliono fare dando impulso al cammino già intrapreso verso un’economia rinnovata che abbia per obiettivi fondamentali la tutela e la promozione del lavoro e della salute. E ciò per fare in modo che queste parole non evochino più due gravi emergenze ma richiamino il valore di due diritti fondamentali e “inviolabili” che costituiscono il contenuto essenziale del primario diritto alla vita.
Solo una cultura di retaggio barbarico può mettere, come purtroppo è accaduto, i cittadini e i lavoratori di fronte all’alternativa ricattatoria di scegliere l’uno o l’altro di questi due diritti. La nostra comunità vuole progettare il proprio futuro in forza dei poteri che la Costituzione e le leggi attribuiscono alle amministrazioni locali: il diritto cioè di decidere l’assetto e l’utilizzazione del territorio, i connotati del modello economico e la tutela dell’ambiente.
Una autonomia che consenta alle nostre Amministrazioni di operare una incisiva innovazione dell’economia locale. Una autonomia che rischia di essere pesantemente mortificata proprio nel momento in cui si fa nel Paese un gran parlare di decentramento e di federalismo.

Riproponiamo perciò l’esigenza che Brindisi si dia un assetto economico più vivibile e diverso da quello largamente fondato sui grandi insediamenti industriali, una tormentata esperienza che non ha risolto l’annosa questione occupazionale e ha provocato enormi guasti ambientali.
Nessuno pensa di prescindere dal comparto industriale nel pianificare lo sviluppo sostenibile del territorio, ma è indispensabile uscire dalla logica dei grandi impianti che non hanno in alcun modo creato quei “cerchi concentrici di benessere” dei quali in passato ha parlato qualche lucida mente. Innovazione, tecnologie avanzate, bio-chimica e compatibilità ambientale devono essere il fulcro del rilancio del comparto industriale e della chimica.
C’è bisogno insomma di una economia che renda ambientalmente compatibili gli impianti industriali esistenti e che favorisca nel contempo le vocazioni e le risorse locali: le attività portuali, il turismo, il distretto aerospaziale e nautico, l’agricoltura, il terziario, il manifatturiero, l’artigianato e in genere le piccole e medie imprese. Le amministrazioni locali della passata consiliatura hanno avviato un utile lavoro in questa direzione che deve essere oggi proseguito in continuità con le scelte operate e gli itinerari intrapresi.

Gli interessi della nostra comunità devono essere l’obiettivo convergente degli enti locali: un obiettivo in sostanziale sintonia con le esigenze di quella svolta reclamata fin dalla esplosione della tangentopoli brindisina dal quel vasto e pluralistico movimento della società civile che vuol dare il 19 giugno l’ennesima prova della sua presenza e della sua vitalità.
Un movimento che ha per atto di nascita e al tempo stesso per carta d’identità l’esigenza di una larga e consapevole partecipazione democratica. Una partecipazione come diritto dei cittadini ma anche come dovere della politica e delle istituzioni di promuoverla e favorirla in tutti i possibili modi: incontri, dibattiti, assemblee comunali e provinciali su temi generali e anche su questioni specifiche col coinvolgimento delle varie espressioni della società civile e di tutte le persone interessate.
Vogliamo mettere al centro del nostro impegno il diritto al lavoro e il diritto alla salute perché la piaga della disoccupazione si allarga in tutta la Puglia e specialmente nella nostra area e perché l’inquinamento e certi gravi incidenti sul lavoro (ultimo quello nello stabilimento Sanofi Aventis) hanno ucciso o gravemente colpito numerosi lavoratori e devastato molte famiglie: una drammatica realtà questa che non sempre ha trovato i giusti riconoscimenti in sede giudiziaria per inadeguatezze normative e ostacoli di vario genere che talvolta penalizzano le parti più deboli.

Vogliamo quindi dare il nostro contributo alla costruzione di una economia rinnovata e perciò respingiamo con la massima determinazione i progetti incompatibili con tale scelta. Sono queste le ragioni del nostro insuperabile rifiuto del rigassificatore e della nostra radicale opposizione allo spropositato inquinamento provocato dal carbone.

Il “NO” al rigassificatore è originato da una sua triplice incompatibilità: una incompatibilità politica con le scelte e i progetti delle amministrazioni locali e della Regione Puglia, una incompatibilità morale perché l’iter autorizzativo dell’impianto è stato segnato da irregolarità e tortuosità amministrativamente inammissibili e anche al vaglio del giudice penale, censure che oggi – a quanto si apprende – risultano esposte al rischio della “prescrizione”: una evenienza che tutti gli operatori della giustizia hanno il dovere di scongiurare per impedire epiloghi graditi solo da chi non vuole chiarezza e verità. Ed infine una incompatibilità ambientale rilevabile da qualsiasi serena valutazione guidata dal principio di diritto per il quale “fatti notori” e di comune esperienza non richiedono verifiche o conferme di sorta. Incompatibilità, quest’ultima, calpestata dal responso, largamente noto anche se non ancora formalizzato, della Commissione ministeriale VIA che non ha visto ciò che è sotto gli occhi di tutti inducendo alcuni di noi a presentare un motivato esposto alla Magistratura con la richiesta di verificare se quanto è accaduto presenti aspetti di eventuale rilievo penale.
Un responso che verosimilmente sarà in questi giorni convertito in un decreto ministeriale che va contrastato da tutte le amministrazioni interessate anche sul piano dei ricorsi alla Giustizia amministrativa.
Abbiamo sempre chiesto e continuiamo a chiedere al Governo l’annullamento del provvedimento autorizzativo in sede di autotutela ritenendo che sussistono tutte le condizioni per l’adozione di un simile provvedimento. La costruzione del rigassificatore sarebbe, come ebbe a dire il Presidente Vendola, un “un crimine contro l’umanità” che Brindisi non potrà mai tollerare.

Il nostro “NO” al devastante inquinamento provocato dal carbone bruciato nelle centrali con la richiesta di una seria e consistente riduzione di tale combustibile e di un forte potenziamento dei controlli pubblici ambientali è senza dubbio la via maestra per ottenere un effettivo e rilevante contenimento delle emissioni nocive. Nessuno si oppone pregiudizialmente alle convenzioni fra le amministrazioni locali e gli enti elettrici ma esse non possono essere usate per lasciare sostanzialmente le cose come stanno ed ottenere implicite legittimazioni a fronte di elargizioni presentate come ricadute positive per l’economia locale. I polmoni dei cittadini e la loro salute non sono beni negoziabili.
Il punto in discussione non è se firmare o meno le convenzioni ma se si addiviene o meno ad una effettiva riduzione del danno provocato dalle centrali. Nessuno si illuda: il nostro movimento terrà costantemente accesi i fari sulla questione carbone chiedendo che i competenti organi regionali facciano il possibile perché siano intensificati i controlli pubblici e richiamando, tutte le volte che sarà necessario, l’attenzione dell’Autorità Giudiziaria su comportamenti e fatti di possibile rilievo penale.
Contro l’avvelenamento da carbone lotteremo ogni giorno per ridurre al massimo le cause che lo provocano e, in prospettiva, per eliminarle del tutto.

Ricordiamo infine che rigassificatore e carbone non sono le uniche questioni che incombono sul nostro territorio: oltre alla non ancora scongiurata minaccia del nucleare, esistono altri problemi che vanno affrontati con responsabilità e lungimiranza come il Costiero Adriatico, le bonifiche e la scelta di far sbarcare il metanodotto della Tap sul litorale nord di Brindisi riducendone il possibile utilizzo turistico.

Questa comunità ha pagato costi elevatissimi alle esigenze energetiche del paese e ha subito iniqui trattamenti. In questi anni ha finalmente trovato la forza di insorgere per chiedere rispetto e giustizia. Non si tiri la corda sino a farla rompere!

Per parte nostra continueremo a fare, come abbiamo fatto finora, tutto il nostro dovere ponendoci al servizio dei diritti dei cittadini e degli interessi della comunità.

Italia Nostra, Legambiente, WWF, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, ACLI Ambiente, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente, Salute Pubblica.


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