Brindisi, 23/08/2010
Parchi solari, Legambiente: "No a 3M, ni a Enel Green Power"
Nel nostro territorio si sta assistendo ad una sorta di “deregulation” in tema di energia. Occorre tenere presente che i capisaldi di una seria politica energetica debbono essere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020 e cioè la promozione del risparmio energetico e dell’efficienza degli impianti (20%), la conseguente riduzione del 20% di consumi e produzione di energia elettrica e il 20% di energia prodotto da fonti rinnovabili.
Non si può certo dire che in Puglia questi obiettivi siano raggiunti, visto che la produzione complessiva di energia elettrica ormai è quasi doppia rispetto ai consumi regionali, che il termoelettrico è fortemente presente, ma caratterizzato dalla scarsa efficienza degli impianti e che si rischia una proliferazione di impianti fotovoltaici di grossa dimensione su aree agricole.
“Legambiente ha sempre sostenuto il solare diffuso, in particolare pannelli solari su edifici pubblici e privati e la realizzazione di centrali fotovoltaiche in aree industriali, degradate o marginali. - dichiarano Francesco Tarantini Presidente Legambiente Puglia e Enrico Favuzzi Presidente di Legambiente Brindisi - Non risponde assolutamente a questi principi l’impianto di notevole dimensione proposto dalla società friulana 3M Energia, che stravolgerebbe l’assetto del territorio, ricandendo su un'area di 1500 ettari.
Invece, l’impianto proposto da Enel Green Power – continuano Tarantini e Favuzzi - può essere condiviso da Legambiente a patto che la centrale fotovoltaica sia realizzata solo sui terreni adiacenti al nastro trasportatore o comunque dell’Enel, vi sia il recupero di calore per alimentare serre da destinare a produzioni no food, sia sottoposto a procedura di V.I.A. Regionale e sia valutata l'incidenza ambientale sul parco regionale Saline di Punta della Contessa.
Inoltre, chiediamo alle istituzioni competenti di inserire l’eventuale realizzazione dell’impianto fotovoltaico fra le compensazioni possibili per ridurre il consumo di carbone nella centrale di Cerano, pari al 3%, ma soprattutto è indispensabile porre la condizione che si giunga ad un valore significativo di riduzione del combustibile, anche attraverso altre strade.”
Occorre, infatti, che venga usato carbone senza tenore di zolfo e con maggiore potere calorifico, e che il rendimento della centrale passi dall’attuale 33-36% al 45-50%, adottando migliori tecnologie di combustione. Usando combustibile con un potere calorifico maggiore del 5% rispetto a quello attuale, investendo risorse per aumentare il rendimento della centrale di Cerano del 10% e a ciò aggiungendo la compensazione citata e la disponibilità manifestata dall’Enel di impegnarsi per una riduzione, ancora insufficiente del 5-7%, al tavolo delle trattative per le convenzioni, si potrebbe tranquillamente motivare la richiesta di riduzione del carbone bruciato del 25%, come previsto dal P.E.A.R.
“Legambiente ritiene indispensabile –concludono Tarantini e Favuzzi- che siano predisposte soluzioni da parte delle istituzioni che non consentano alle società elettriche l'attuale gestione incontrollata degli impianti ed un ricorso speculativo alle fonti rinnovabili in area agricola, ma portino a conseguire realmente la riduzione del carbone bruciato nelle centrali.”
COMUNICATO STAMPA
LEGAMBIENTE PUGLIA
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