Brindisi, 26/08/2010
Parchi solari, prof. Magno: "No ad Enel, Si a 3M Energia"
Riceviamo dal prof. Francesco Magno e pubblichiamo integralmente:
In merito alla polemica relativa alla realizzazione di due grandi Parchi solari fotovoltaici nell’area posta nell’intorno di Cerano, quale iscritto a Legambiente e componente del Direttivo cittadino, pur non volendo creare sterili polemiche ma non avendo altro mezzo per esprimere le personali considerazioni, sento l’obbligo professionale di affermare il mio più profondo dissenso in merito alle dichiarazioni di stampa (virgolettate) e di quelle rilasciate alle emittenti televisive, dal Presidente di Legambiente Brindisi prof. Errico Favuzzi, secondo cui la stessa Associazione sarebbe concorde con l’idea progettuale presentata dall’ENEL Green Power e non dalla “concorrente” 3M Energia.
Ho avuto il piacere di esprimere le mie considerazioni in un articolo riportato dalla stampa locale (Gazzetta del Mezzogiorno) in data 27 aprile 2010 e dal titolo “Penso ad un unico grande Parco Fotovoltaico” e quindi in tempi non sospetti, ove nulla si sapeva circa la volontà, che si andava sviluppando fra due colossi societari (ENEL e 3M), in merito alla realizzazione di un grande “Parco Solare Fotovoltaico” da realizzare sui terreni posti nell’intorno del nastro trasportatore del carbone e nulla era prevedibile anche in merito ad un mio personale impegno professionale.
In tale articolo richiamavo la convinzione che è meglio un grande impianto, nel quale concentrare tutte le opere di salvaguardia ambientale, che una miriade di piccoli impianti di difficile controllo e di maggiore impatto sul territorio, partendo dal presupposto che i terreni posti nell’intorno del nastro trasportatore:
- sono improduttivi da oltre tre anni a causa (o grazie!) dell’Ordinanza del Sindaco di Brindisi n. 8 del 28/06/2007 emanata per vietare le coltivazioni “food” nei terreni posti entro i 500 m. dall’asse nastro;
- sono stati caratterizzati, dal punto di vista della composizione chimica, con fondi pubblici e non con i soldi dell’ENEL;
- sono stati sottoposti ad analisi chimica da parte dell’ARPA di Brindisi ed hanno rilevato un superamento dei limiti delle concentrazioni chimiche previste dalla norma per ben il 73% dei campioni prelevati;
- sono in una fase di “pre-desertificazione” in quanto non sottoposti ai normali cicli di coltivazione e quindi soggetti all’aggressione della mancanza di componente organica nella copertura superficiale;
- sono, in quanto contaminati, da considerare come dei terreni già industrialmente utilizzati e degradati e quindi da riclassificare (nuovo PUG) e non più da considerare come terreni agricoli (greenfields);
- sono contaminati e come tali, avendo anche l’ARPA individuato che la contaminazione è riveniente dal polverino del carbone trasportato, sono attivabili le procedura di “danno ambientale” a favore dei proprietari dei terreni e del Comune, in quanto Ente di tutela della salute pubblica.
Fatto salvo che quelle riportate sono le oggettive condizioni dei terreni posti nell’intorno del nastro trasportatore, ribadisco il mio dissenso nei confronti delle dichiarazioni di Favuzzi, fatte a favore di ENEL, ed esprimo la mia convinzione tecnica, non rivenienti da “folgorazioni sulla via di Damasco”, in merito alla valenza del progetto di Parco Fotovoltaico presentato dalla 3M Energia e della potenza nominale di circa 250 Mw; infatti, se pur sinteticamente è opportuno rilevare che:
• tutti i circa 750 ettari di terreni interessati dal progetto sono posti ad Ovest del nastro e quindi fuori dall’area del Parco delle Saline; ciò non comporta alcuna verifica di “assoggettabilità”, fatto inoltre salvo che il progetto è stato, intelligentemente, soggetto direttamente a VIA la cui titolarità è della Provincia e non regionale;
• dalla relazione agronomica allegata al progetto si rileva che circa il 35% dei terreni sono in stato di abbandono dalle colture e/o terreni precedentemente utilizzati a vigneto, svelliti a seguito di procedure comunitarie e, alcune volte, riconvertiti a graminacee. Se non è chiaro in termini percentuali, si riporta che oltre 260 ettari sono in uno STATO DI ABBANDONO!!
• L’abbandono comporta l’insorgere di fenomeni di “DESERTIFICAZIONE” già iniziati da alcuni lustri ed incrementati in alcuni punti per la presenza di terreni a forte componente sabbiosa costituenti paleo dune costiere. Basta farsi una passeggiata nell’area ed è facile osservare che al di là di impianti vigneti ben curati e di ortaggi, vi è un tale abbandono che non può che rattristare.
• In quanto contaminati, i terreni caratterizzati dall’ARPA e dall’Università di Lecce, dovranno essere bonificati se pur con adeguate tecnologie e tempistiche. Tale bonifica non potrà mai essere realizzata da ENEL in quanto la stessa non ha mai riconosciuto la presenza della contaminazione da parte del carbone trasportato.
In definitiva, nelle condizioni in cui vertono i terreni, se pur nella limitazione riportata, la realizzazione dell’impianto della 3M non può che comportare benefici di ordine ambientale ed un’impronta ecologica del tutto positiva in quanto il Parco fa si che si abbia, oltre alla nota riduzione del consumo energetico da combustibili fossili, aumento di produzione di energia da fonti rinnovabili, anche:
- La nobilitazione dei terreni agricoli in disuso: ci troviamo, sostanzialmente, in uno di quei casi, da manuale, in cui la mancanza di una realizzazione d’opera, anche industriale, comporta all’ambiente maggiori danni e pericoli che non l’impianto industriale stesso; la contaminazione dei terreni e l’abbandono per circa il 35% risponde pienamente ai dettati della Comunità Europea che, quasi impone, per la realizzazione di nuovi impianti, il riutilizzo di terreni già utilizzati e/o in condizioni tali da essere considerati come terreni già in uso industriale, rispetto ai terreni vergini. In definitiva, il recupero delle aree degradate (inquinate) e/o in abbandono, rappresenta un obiettivo comunitario prioritario, ancor più se il riutilizzo di tali aree avviene con la riconversione ad area produttiva a scarso impatto ambientale e che comporterà la bonifica dei terreni.
- L’eliminazione del rischio idrogeologico che potenzialmente si sviluppa nei parchi solari di minori dimensioni e nei quali la gestione del territorio, anche con le proprie peculiarità idrogeologiche, non viene quasi mai tenuta nella giusta dimensione.
- L'incentivazione alla ricerca di materiali e tecniche operative in grado di migliorare sempre più le performance di efficacia ed efficienza del rendimento delle cellule fotovoltaiche;
- L'opportunità offerta per la realizzazione di formazione professionale e dei Quadri dirigenziali degli Enti locali, con la possibilità di sviluppare nuova
imprenditoria specifica di settore.
In definitiva, non avendo l’opportunità di dilungarmi, nella verifica della così detta “opzione zero” e, quindi, nella valutazione in merito alla efficacia della realizzazione o meno del Parco solare, è indiscutibile che tale opzione non potrà che essere “positiva”; in definitiva, nelle condizioni in cui vertono i terreni, se pur nella limitazione riportata, la realizzazione dell’impianto non può che comportare benefici di ordine ambientale ed un’impronta ecologica del tutto positiva.
E con tutto ciò io dovrei essere favorevole al progetto dell’ENEL in quanto iscritto a Legambiente?
Ma neppure per idea!! Non solo perché riconosco in Legambiente democraticità di intenti ma soprattutto per le recenti vicende che hanno visto partecipi il Comune, l’ENEL e gli agricoltori proprietari dei terreni.
Mai potrei essere concorde con chi (ENEL) disconosce agli imprenditori agricoli il risarcimento dovuto al danno ambientale procurato.!!
Mai potrei essere concorde con chi (ENEL) disconosce la necessità di una bonifica dei terreni contaminati, pur affermando di voler aderire all’Accordo di Programma sulla bonifica della falda!!!
Mai potrei essere concorde con chi (ENEL) ha imposto al comune (delibera del 21 febbraio 2010) la rinuncia alle legittime azioni legali in merito al “danno ambientale” subito, a fronte di un contributo di 1,2 milioni di euro per ultimare il Parco Magrone!!! (a tal proposito sarebbe interessante sapere che fine hanno fatto i fondi stanziati per l’intero progetto)
Quindi personalmente ritengo che mai nessuna condivisione di progetti dell’ENEL possa esserci se non vi è da parte di questa Società un chiaro riconoscimento del “danno ambientale” arrecato al territorio ed il maggiore rispetto a chi direttamente (imprenditori agricoli) l’ha subito.
Infine, ribadendo che sono assolutamente concorde con il progetto della 3M Energia e mai lo sarò con ENEL, appare del tutto evidente che la capacità di indurre la riduzione del carbone rispetto alla produzione del Parco fotovoltaico, sta solo ed esclusivamente nella convenzione, a meno di una più intelligente riconversione dei due progetti in uno solo che possa realmente portare ad una concreta (per questo solo aspetto) riduzione del carbone.
Il solo progetto di Enel, in termini di riduzione del carbone attualmente utilizzato, porterebbe a meno ad un irrisorio 3%; ambedue i progetti, unificati e realizzati secondo i criteri riportati, porterebbe ad una riduzione dell’utilizzo del carbone di circa il 12%.
Nella totale convinzione tecnica e professionale della valenza del progetto della 3M rispetto a quello dell’ENEL, mi auguro che, come già avvenuto per le dichiarazioni relative all’allocazione del Costiero Adriatico sulla colmata della Brindisi LNG, il prof. Favuzzi faccia una altrettanto vistosa retromarcia e garantisca il buon nome di Legambiente e dei suoi iscritti.
prof. dott. Francesco Magno
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