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Brindisi, Legambiente dice "No al Carbone"



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Brindisi, 03/12/2004

Legambiente dice "No al Carbone"

Sabato 4 dicembre, alle ore 10.00, presso il Bastione San Giacomo Brindisi si terrà la conferenza stampa per la presentazione dell'iniziativa nazionaledi Legambiente "No al Carbone".
Parteciperanno: Maurizio Gubbiotti (Coordinatore della Segeteria Nazionale di Legambiente), Michele Saccomanno, Assessore Regionale all'ambiente, Domenico Mennitti Sindaco di Brindisi, Michele Errico, Presidente della Provincia di Brindisi.
Secondo Legambiente la giornata promossa contro il carbone è la più forte e clamorosa smentita all’assunto rivolto spesso agli ambientalisti che li vorrebbe nemici del progresso e della tecnologia, fautori di un ritorno al passato o addirittura, secondo la metafora più usata, "di un ritorno ai tempi della candela".
Il 4 dicembre Legambiente griderà forte in tutta Italia il suo NO all’uso del carbone, dando voce alle centinaia di comitati spontanei sorti in tutta Italia contro la riconversione delle centrali esistenti.
Il nostro Paese-scrive in un comunicato stampa Stefano Latini, Coordinatore Provinciale di Legambiente Brindisi - si starebbe preparando infatti a una sorta di riconversione tecnologica al contrario di dimensioni epocali per ridurre la dipendenza dal petrolio come fonte di produzione di energia elettrica. Mentre gli altri Paesi infatti si attrezzano con un massiccio ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, l’Italia sta pensando a un raddoppio secco della produzione di energia da carbone che passerrebbe nel giro di tre anni, secondo quanto affermato dall’amministratore delegato dell’Enel, dal 22% al 50%.
Piuttosto che entrare nel terzo millennio l’Italia, sull’onda delle scelte di politica energetica del Governo Berlusconi, si starebbe apprestando insomma a un assurdo ritorno all’ottocento promuovendo a piene mani il ricorso al combustibile più inquinante che ci sia.
Mentre infatti buona parte del mondo occidentale, quello tecnologicamente più avanzato, sta lavorando per affrontare le scadenze che ci impone il Protocollo di Kyoto e che entrerà definitivamente in vigore il prossimo 16 febbraio, l’Italia continua a produrre allegramente anidride carbonica (CO2), il gas principale responsabile dell’effetto serra, senza preoccuparsi né degli effetti planetari di una scelta del genere né degli effetti economici per le tasche di tutti i contribuenti. Secondo quanto previsto dal Protocollo di Kyoto infatti l’Italia dovrà ridurre le emissioni annuali di gas serra del 6,5% entro il periodo 2008-2012 rispetto a quelle del 1990, pena il pagamento di salatissime multe. In realtà invece nel 2003 le nostre emissioni erano già cresciute del 10% e il ricorso al carbone non farà che aumentare a dismisura questa percentuale. Chi pagherà le multe di Kyoto? Ma soprattutto, quali saranno gli effetti di questa scelta sui mutamenti climatici, sull’aumento delle temperature medie, la desertificazione del suolo, la moltiplicazione dei fenomeni meteorologici estremi come alluvioni e siccità?
La scelta del carbone è una scelta vecchia, che ricorda i romanzi di Dickens più che quelli di fantascienza, buona forse a far risparmiare un po’ di quattrini ai gestori che potranno contare nell’immediato su un combustibile più economico, ma drammatica per le tasche e il futuro di tutti i cittadini. E’ una scelta che abbasserà la competitività del nostro sistema industriale che, invece che investire sull’innovazione tecnologica, si rivolgerà sempre più a soluzioni impiantistiche del passato. E’ una scelta che ci allontanerà drammaticamente dagli obiettivi di Kyoto.
Passare dal petrolio al carbone sarebbe come passare dalla padella alla brace. Il nostro Paese può aspirare invece a scelte più moderne, tecnologicamente più avanzate. La sfida del futuro sull’approvigionamento energetico intelligente si combatte con l’eolico, il fotovoltaico e l’uso razionale dell’energia. L’unica strada da percorrere è quella quindi verso misure efficaci che diminuiscano i consumi energetici, industriali e residenziali e incentivino le vere fonti rinnovabili, riducendo progressivamente il ricorso al carbone fino al suo completo abbandono. Perchè dire No al carbone significa dire sì a un futuro più moderno e più pulito.


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