Torchiarolo, 19/09/2010
Serinelli: "il clientelismo ha i colori dell'arcobaleno"
Leggo con attenzione le riflessioni del Sindacalista Antonio Macchia Responsabile territoriale Funzione Pubblica della CGIL, dal titolo: "i vizi dei nostri comuni", manifestate dallo stesso in merito alle vicende nel Comune di S.Vito dei Normanni.
Non posso non condividere il contenuto delle sue riflessioni, soprattutto quando, riferendosi agli amministratori dei nostri comuni, sottolinea come:
“La tentazione di accaparrarsi i voti tramite il clientelismo, facendo breccia sui bisogni primari della gente e sulla necessità del posto di lavoro, non viene mai meno tra gli amministratori dei nostri Comuni e, in genere, tra gli amministratori pubblici del nostro territorio.”
Certamente questo stile (accaparramento dei consensi tramite il più becero clientelismo=scambio di voti, che in passato è stato sempre rinfacciato agli ex DC e PSI), sorprende tanto più quando diviene patrimonio, non solo più dei seguaci della cultura berlusconiana, ma anche dei cultori della nuova sinistra che, senza batter ciglio, quando sono al potere da soli o (come nel caso di Torchiarolo) con la destra (anche di Storace), non solo si adeguano, ma diventano “supporto lievitante” di quella cultura berlusconiana che, in nome dell’efficientismo e dell’immagine, ferisce la democrazia, lede le attese della gente e diviene “accomodante”.
E’ il caso per esempio dell’Amministrazione di Torchiarolo che ha nel proprio governo cittadino esponenti comunisti che non solo non approvano, ma nemmeno hanno nulla da dire in merito ad una serie di iniziative proposte dalle minoranze in favore soprattutto delle fasce più deboli.
In particolare:
1) Abbattimento dei costi della politica, previa costituzione del Fondo di solidarietà destinato alle famiglie povere.
2) Nomina di una donna all’interno dell’esecutivo municipale per rispettare il principio della pari opportunità.
3) Assenza di coinvolgimento della gente sui temi e sulle scelte forti che interessano il territorio e la comunità.
4) Opposizione al “becero clientelare sistema” di reclutamento del personale, per lavori a tempo.
5) Contrasto alla tutela degli interessi forti dei potentati di turno che assicurano “voti di potere” ecc. . Tutte iniziative che, almeno culturalmente, un tempo erano appannaggio appunto delle sinistre … Una volta al potere, si assuefanno alla poltrona comoda, per cui come stile comportamentale, non sono da meno di quelli della destra più conservatrice.
Spesso dimentichiamo che nella vita, ma soprattutto in politica, per essere credibili bisogna essere coerenti e consequenziali tra le cose che annunciamo, con belle parole, e quello che facciamo: tra le enunciazioni di principio e di bei propostiti e i comportamenti quotidiani.
Oggi non mancano tanto gli annunciatori, quanto i testimoni. Continua secondo me ad aver ragione la concezione popolare del “Comunista tipo” che pretende la comunione dei beni quando il bene da spartire è degli altri, e invece tiene per sé i suoi, non meno di quanto faccia il “capitalista tipo”.
In passato è stata una moda, anche comoda, quella che accusava la vecchia partitocrazia di fare i comodi propri, ragion per cui i vecchi partiti han fatto la fine che tutti conosciamo.
Oggi però occorre prendere atto che il nuovo che è andato emergendo (nella seconda e terza repubblica) in ogni ambito è risultato, nei fatti, più vecchio di prima. A mio modesto parere i protagonisti delle seconde e terze repubbliche hanno solo inserito “lieviti nuovi” nella “farina vecchia”, della serie: sono cambiati molti volti, ma il sistema che un tempo veniva condannato, continua a imperare nel governo della cosa pubblica, senza un minimo di dignità e di decenza. E’ proprio vero che il potere affascina e in nome del potere si buttano al vento valori, storia e identità.
Uomini di sinistra che in passato hanno fatto della lotta ideologica la ragione stessa della loro vita, non possono stare al gioco di chi, preso dalla “tentazione di accaparrarsi i voti tramite il clientelismo”, continua a “fare breccia sui bisogni primari della gente e sulla necessità del posto di lavoro” emulando così i peggiori schemi del passato.
Condivido perciò il Dirigente della CGIL nel sostenere che nelle amministrazioni comunali è attivata l’azione delegittimante anche del ruolo sindacato ed una deriva conservatrice diffusa sia per quanto riguarda i rapporti contrattuali che quelli sociali in genere (d’altronde è sufficiente fare un giro tra i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni, enti locali in primis, per capire cosa accade e come vengono “gestiti” i dipendenti e vessati quelli “non allineati e coperti”).
… e non è solo il caso della recente azione della dirigenza FIAT di aperto ricatto del mondo del lavoro, che è estremamente grave – come sostiene Macchia – “perché costituisce un arretramento dal punto di vista dei contenuti contrattuali e soprattutto perché integra un ritorno al passato sotto il profilo culturale e dei rapporti sociali”.
Oggi è in atto, in quasi tutte la amministrazioni, anche in quelle dove è presente la componente rossa, il nuovo stil/berlusca all’interno del quale “non prevale più, come nel passato, il momento del confronto e della concertazione tra il mondo del lavoro e quello datoriale, atteso che si è ritornati alla subalternità reale del lavoro e dei lavoratori; registrando così un passo indietro considerevole nell’ambito della civiltà giuridica, in cui è ormai costante il ricatto del: “o accetti le mie condizioni e ti adegui al mio potere … o perdi il lavoro … o te lo rendo difficile!”
Dobbiamo amaramente convincerci che prevalgono ormai gli interessi di bottega rispetto a quelli del bene comune, al di là della colorazione politica del potere; certamente sconforta quando a questo stile si adegua, per convenienza, chi non dovrebbe farlo per coerenza; così come allarma il senso di apatia sociale che si respira nelle realtà locali dove l’indignazione trova cittadinanza appena “il volger d’un mattino” perché poi tutto ritorna nella normalità del “… tanto non cambierà mai nulla, perché chi comanda detta legge, facendo leva sui numeri”.
Sono poche le persone coerenti col proprio credo e pochissime quelle che rischiano tutto, anche a costo di perdere il potere, pur di far valere la coerenza delle proprie azioni con i valori di cui si sentono portatori. A questi uomini (che per fortuna ancora ci sono) … tanto di cappello.
I più non vanno alla ricerca del bene comune, ma cercano il “profitto” per sé e, al limite , del proprio clan … Uno “stil novo” – diremmo - degli “accomodanti” del terzo millennio che a lungo andare annienteranno non solo quel che di positivo in passato è stato fatto, ma spezzeranno anche quell’esile filo di speranza che sinora ha motivato e sostenuto la nostra gente, illudendola di una nuova stagione politica e sociale.
Nicola SERINELLI
Capo Gruppo Consiliare – Torchiarolo -
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