Brindisi, 24/09/2010
CDR: Albano e Monetti sulla gestione dell'impianto di biostabilizzazione
Lo sperpero di denaro per il servizio di manutenzione conservativa dell’impianto di biostabilizzazione dei rifiuti e linea di produzione CDR è al centro di una interrogazione che Vincenzo Albano e Antonio Monetti,
consiglieri P.D. al Comune di Brindisi, hanno inoltrato al Sindaco, all'Assessore al Traffico ed al Presidente del Consiglio comunale.
Di seguito ne riportiamo integralmente il testo:
La sezione terza del tribunale di Lecce, con Ordinanza n. 677/2010 del 9 settembre 2010, ha sospeso l’efficacia della delibera di Giunta n 337 del 29.7.2010 con la quale il Comune di Brindisi aveva autorizzato l’affidamento del servizio di manutenzione conservativa dell’impianto di biostabilizzazione dei rifiuti e linea di produzione CDR, alla Monteco s.r.l., per la durata di cinque mesi, dal 1 agosto 2010 al 31.12.2010, per l’importo complessivo mensile di euro 34.040.
Ha ritenuto meritevole di accoglimento la richiesta di sospensiva, in attesa del giudizio di merito del prossimo 28 ottobre 2010, per la mancata valutazione della offerta della società ricorrente, che non è stata sentita o inviata a partecipare alla gara per la manutenzione dell’impianto e che veniva ritenuta, a prima vista, economicamente più vantaggiosa di quella affidataria.
E come dire che il comune di Brindisi, forse poteva pagare una cifra inferiore, se si fosse attivata una regolare procedura concorsuale con altre società.
L’ordinanza però propone il tema del rispetto delle regole, che hanno l’obiettivo di proteggere il bene comune e che è la prima norma di quell’etica sociale condivisa che è fondamento della stessa possibilità di esistenza di un qualsiasi gruppo sociale, di ogni istituzione democratica e, a maggior ragione, di una Nazione che voglia definirsi tale.
La regola in questi casi è inserita nell’articolo 57 del decreto legislativo n. 163 del 2006, stabilisce che la procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara è consentita “ nella misura strettamente necessaria, quando l’estrema urgenza, risultante da eventi imprevedibili per le stazioni appaltanti, non è compatibile con i termini imposti dalle procedure aperte, ristrette o negoziate previa pubblicazione di un bando di gara e non siano però imputabili alla stazione appaltanti.
Se questa è la regola, allora non si comprende cosa abbia impedito all’Amministrazione di Brindisi di rispettare questa norma che non sembra di difficile applicazione.
I fatti dicono che il comune di Brindisi a partire dalla delibera di giunta del 16 agosto 2004, ogni due o tre mesi, senza gara, ha affidato il servizio di conservazione dell’impianto di CDR e di biostabilizzazione dei rifiuti, alla società Emit, sulla base del corrispettivo di 36.000 euro ( iva compresa ).
Un affidamento che è proseguito per 72 mesi e ha comportato un esborso complessivo di quasi 2. 592.000 euro, fino a luglio di quest’anno, quando a fronte della richiesta della Emit di adeguamento del corrispettivo a 48.000 mila euro, una fortunata coincidenza ha voluto che la Monteco, di propria iniziativa, abbia inviato, in quello stesso periodo una propria offerta, sulla base di un corrispettivo complessivo di 34.040 mensili.
Questo è bastato al comune per affidare il servizio di conservazione dell’ impianto alla Monteco, che ora viene messo in discussione..
Fermo restando ogni discorso sulla effettiva produzione di CDR, sulla gestione dell’impianto che nessuno sembra volersi far carico e le conseguenze dovute alla soppressione delle ATO dal prossimo 27 marzo 2011, ci chiediamo come sia stato possibile assegnare, per tanto tempo, alla stessa società Emit, un impegno di tale rilevanza economica, senza effettuare alcuna gara?
Ma poi, considerate le attuali proposte della Monteco e della società ricorrente, può essere fondato il dubbio che si sia sprecato molto denaro pubblico?
C’è anche da aggiungere che dal novembre del 2004 la società Emit, per problemi connessi all’impianto, ha attivato un contenzioso giudiziario con il comune di Brindisi, al quale chiede a titolo di risarcimento danni, una somma di oltre 2 milioni di euro, oltre iva ed interessi legali, di mora e rivalutazione.
Un contenzioso che non poteva non incidere negativamente sul rapporto fiduciario alla base del contratto in essere fra il Comune e la stessa Emit e che doveva far sorgere un obbligo di motivazione dettagliata dell’amministrazione a giustificazione della decisione della stipula di altri rapporti contrattuali con la stessa società.
Suscita infine perplessità l’art. 34 del disciplinare tecnico, sottoscritto dal comune, con la predetta società, con la quale viene stabilito per tutte le controversie la competenza al foro di Bari, che non rappresenta la residenza o domicilio del comune o della società Emit.
Per quanto sopra le chiediamo:
• i motivi per i quali non sia stata mai attivata una regolare gara per il servizio di conservazione e custodia dell’impianto di CDR, a cominciare dal 2004, considerati, sia l’entità economica dell’affidamento del servizio,sia la durata complessiva dei diversi affidamenti temporanei, sia la insussistenza di motivi di urgenza;
• i motivi per i quali si sia deciso di continuare il rapporto con la Emit, pur in presenza del contenzioso giudiziario in atto, con la richiesta al comune di un risarcimento danni di 2 milioni di euro oltre iva ed interessi legali, di mora e rivalutazione ;
• il motivo che ha determinato il comune di Brindisi ad accettare la competenza del foro di Bari, per qualsiasi controversia con la Emit, riguardante l’impianto CDR.
Vincenzo Albano - Antonio Monetti Consiglieri Comunali
Partito Democratico
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