Valentino (DeR): "Regione Salento? spreco di risorse e parole"
L’estate che si è appena conclusa non passerà certo alla storia come una delle più soleggiate. Ma anche il poco sole apparso ha avuto la capacità di annebbiare alcune fervide menti facendo loro parlare di “Regione Salento” di “Referendum consultivo” di “Progetto di Statuto regionale” ed altre amenità di questo tipo.
A motivare tali iniziative sarebbero da un lato la presunta peculiarietà sociale, paesaggistica e linguistica del Salento rispetto al resto della regione, dall’altro il desiderio di svincolare le tre province del tacco d’Italia dall’eccessivo presunto “Bari-centrismo” della Giunta.
A chi come noi è originario del foggiano, vissuto a lungo in terra di Bari ed ora residente nel Salento vengono in mente altre realtà paesaggistiche e linguistiche che, sulla scorta di questo ragionamento, potrebbero accampare gli stessi diritti. Non è forse il Gargano un’entità geografica a parte rispetto al Salento ed al barese?
E la valle d’Itria che si estende al confine di 3 province non è essa stessa una realtà unica ed inimitabile rispetto al resto della regione?
Esasperando il concetto di partenza saremmo già arrivati a dividere in 4 la Puglia in nome di un dissennato spirito campanilista che sta facendo le fortune della Lega Nord e che tende a dividere la nazione con nuovi steccati e cavalli di frisia anziché favorire l’osmosi delle persone e delle idee.
Ma la cosa che lascia ancora più perplessi è che alcuni partiti e movimenti politici cavalchino demagogicamente tale frammentazione del territorio magari inseguendo il miraggio di un assessorato o di una poltrona da governatore di questo nascente piccolo “Molise” in salsa salentina. Si propongono così referendum costosi quanto inutili mentre altre sarebbero a nostro giudizio le priorità meritevoli queste si di un referendum. Qualche tempo fa alcuni partiti, nell’ottica di una riduzione dei costi della politica, si erano espressi favorevolmente sia all’accorpamento dei piccoli comuni sia all’abolizione di enti intermedi quali le Provincie.
Che senso ha avere tre o quattro comuni vicini di 5000-6000 abitanti ognuno con un sindaco, una giunta, un segretario comunale e relativo personale quando si potrebbero accorpare tutti in un’unica municipalità di 20.000 abitanti? Che senso ha nel 2010 mantenere in vita enti come le Province le cui funzioni potrebbero essere facilmente surrogate dalla Regione e dai Comuni? Si eliminerebbero in tal modo queste ulteriori fonti di spreco velocizzando sicuramente la macchina amministrativa.
E che senso ha avere una Camera dei deputati ed un Senato con le stesse identiche funzioni? Eliminare uno dei due rami del parlamento velocizzerebbe l’attività decisionale a tutto vantaggio della competitività della nazione. La classe politica dovrebbe avere un sussulto di realismo e proporre al vaglio popolare questo tipo di referendum non quelli sulla “regione Salento”.
Anzi non dovrebbe attendere nemmeno queste risposte da parte della gente ma fare le riforme autonomamente. Certo non si può chiedere ai tacchini di far festa a Natale ma non si possono continuare a trattare gli elettori come dei gonzi. Se dovesse andare in porto questo progetto gli unici che festeggeranno la nascita della Regione Salento saranno i partiti ed i relativi galoppini pronti ad occupare nuove poltrone. Per i cittadini cambierà solo il destinatario delle proprie tasse che dalle nostre parti sarà magari Fitto anziche Vendola. Anche alla luce di quest’ultima considerazione la nostra opinione sulla regione Salento e referendum annesso è fermamente e convintamente contraria.
COMUNICATO STAMPA SALVATORE VALENTINO - CONSIGLIERE COMUNALE DEMOCRATICI E REPUBBLICANI