Latiano, 29/09/2010
Ottobre piovono libri: iniziative a Latiano e Torre S. Susanna
Nell'ambito di "Ottobre piovono libri: i luoghi della lettura", le Biblioteche comunali di Latiano e Torre S. Susanna hanno organizzato l'iniziativa "Storie e volti del
meridione".
Conoscere il Sud attraverso le parole dei propri scrittori, del loro sguardo su un territorio che è anche la nostra terra.
L’iniziativa vuole promuovere, ad un pubblico ormai affezionato ad Ottobre piovono libri, autori meridionali più o meno noti, al fine di riscoprire valori e immagini della nostra terra, dei nostri orizzonti, dei nostri paesaggi, dei caratteri della nostra gente, di quella gente che incontriamo ogni giorno per strada, di quei volti che sono e rappresentano il Sud.
Un Sud raccontato dai suoi stessi uomini, un Sud che solo in apparenza pensiamo di conoscere ma che riusciamo a riappropriarci solo attraverso i libri.
L’iniziativa si compone di due parti: la prima, comune per le biblioteche di Latiano e Torre Santa Susanna, propone tre incontri con altrettanti autori: Nicola Lagioia, Mario Desiati e Raffaele Nigro, mentre la seconda parte sarà specifica per ogni biblioteca.
I primi due testi della prima parte ci riportano alla Puglia degli anni Ottanta, quando per divertirsi bastava un “niente”, anni senza internet, né playstation, né google, né tanto meno telefonini, reality show, grandi fratelli, anni in cui per sapere le notizie bisognava aspettare il telegiornale, le ricerche si facevano in biblioteca e per telefonare bisognava prima trovare una cabina libera.
Con il romanzo di Nicola Lagioia, “Riportando tutto a casa”, percorriamo un viaggio nella Bari di quegli anni Ottanta, quando l'italica periferia dell’impero americano viene invasa dell’edonismo reaganiano. Una Bari filtrata, con nostalgia ma senza malinconia, attraverso la Bari di oggi, quella dei sopravvissuti, tra cui il protagonista, che è la voce narrante. Festini, droga, ragazze, appalti, faccendieri..., una storia di iniziazione, o di corruzione, all’età adulta che si rivela una discesa a rotta di collo, carica di delusioni, compromessi e rinunce. Gli anni Ottanta, nel resto d'Italia e anche a Bari, non sono quel periodo futile da molti raccontato in chiave pop, ma una stagione insieme oscura e scintillante, dove la divaricazione fra realtà e desideri s’insinua dentro le persone. Una stagione in cui è facile riconoscere le premesse di un presente che non è né migliore né peggiore, solo più stanco e disilluso. Il romanzo involontariamente irrompe nell’attualità, mostrandoci però la struttura profonda del nostro Paese, non la superficie.
Nella Martina Franca di quegli anni Ottanta è ambientato il romanzo “Il paese delle spose infelici” di Mario Desiati. Martina Franca, la barocca Martina, città di trulli, vino bianco e belle fanciulle, dove anche le matte sono donne affascinanti. Qui, Domenico e Francesco, chiamati da tutti Zazà e Veleno, sono due ragazzini che giocano tra gravine e trulli con una banda di personaggi memorabili insieme a cui cresceranno. I due vengono da famiglie molto diverse: Zazà vive in un quartiere popolare, Veleno è un figlio di papà. Negli anni si imbatteranno in Annalisa, una ragazza dalla vita poco ordinaria e dalla bellezza fuori dal comune. Annalisa frequenta i matti del paese, si veste fuori moda, chiacchiera soltanto con uomini molto anziani e si porta addosso terribili dicerie che gli eventi paiono confermare drammaticamente con il passare del tempo. Eppure il suo fascino unico sembra perseguitare come una maledizione i due amici, cui la vita serba disavventure e svolte clamorose. Proprio in questa città c’è una località che ha una fama lugubre, Monte Oro, costituito da case bianche, dove le spose infelici, che non vogliono sposarsi, condannate dalla famiglia a farlo con uomini sgraditi, si gettano nel baratro suicidandosi. Attraverso il protagonista, “Veleno”, l’Autore ci presenta con dolente nostalgia i personaggi della sua adolescenza, che sono gli stessi che circondano le infanzie di tutti noi.
Il trittico letterario si chiude con Raffaele Nigro, che presenta un mosaico di opere e volti, letteratura e vita, ricordi, frequentazioni, risentimenti e passioni, attraverso il quale prendono corpo la cultura e la civiltà meridionali. Un excursus letterario che segna il giusto tributo ai nomi che hanno fatto grande il Sud, ma anche a poeti, scrittori, intellettuali meno noti e più appartati ma inscindibilmente legati alle radici del Mezzogiorno. Un incontro che traccia una sorta di albero genealogico del Meridione ma anche della vasta produzione saggistica e letteraria di Nigro, in cui la prosa controllata lascia spesso filtrare l’emozione che anima le pagine e la scrittura.
Il Sud, con tutte le sue problematiche e la perenne voglia di riscatto, riemerge prepotentemente nella seconda parte dell’iniziativa, che affronta due tematiche scottanti e quanto mai attuali, la legalità e la condizione dei contadini, trasfigurate in una sfera comune: il delicato e sempre instabile rapporto tra il sopruso e il desiderio di giustizia e di ordine sociale.
La legalità è il tema dominante de “La mamma dei carabinieri”, che tratteggia la storia di una donna innamorata di un carabiniere ma costretta a sposare un uomo arrogante: un matrimonio infelice che la portò a donare tutto l'affetto represso ai carabinieri della scorta di Paolo Borsellino, seguendone le vicende e confortandoli quando la paura dei ragazzi, soprattutto dopo l'omicidio, era viva nei loro occhi. Un romanzo con una storia surreale narrato da chi conosce bene la sua principale interprete: Alessio Puleo, giovane scrittore siciliano nonché ex carabiniere di guardia davanti alla casa di Agnese Borsellino.
Un altro Sud, altri fenomeni di stringente attualità: la crisi del comparto agricolo e la precarietà del lavoro di migliaia di coloni e piccoli proprietari terrieri sono i protagonisti de “La guerra del vino”. Due giovani scrittori pugliesi, Alfredo Polito e Valentina Pennetta, raccontano la protesta popolare che nel corso della crisi vinicola del 1957 coinvolse e poi sconvolse i vignaioli della fascia sud della provincia di Brindisi e del nord del Salento: una vera e propria “guerra” terminata a San Donaci con la morte di tre giovani braccianti per mano della polizia in una giovanissima Italia repubblicana che, nei suoi primi anni, stentava a riconoscersi nella sua Costituzione.
Come ha scritto Franco Cassano, “un pensiero del Sud, un Sud che pensa il Sud, vuol dire guadagnare il massimo di autonomia da questa gigantesca mutazione, fissare criteri di giudizio altri rispetto a quelli che oggi tengono il campo... Significa non pensare più il Sud o i Sud come periferia sperduta e anonima dell’impero, luoghi dove ancora non è successo niente e dove si replica tardi e male ciò che celebra le sue prime altrove”.
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