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Lecce, Rigassificatore: l'Università del Salento risponde alle Associazioni



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Lecce, 09/10/2010

Rigassificatore: l'Università del Salento risponde alle Associazioni

"Rigassificatore e catena del freddo: lavoro scientifico o campagna persuasiva?" era l'oggetto di una lettera inviata al al Rettore, al Senato Accademico, ai Presidi di Facoltà, ai Docenti dell’Università del Salento dalle associazioni che da tempo si battono contro l'insediamento del rigassificatore della Brindisi Lng nella zona portuale Capo Bianco.
Il testo è riportato integralmente al presente link.

Alla lettera ha inteso rispondere il Magnifico Rettore dell'Università del Salento, Prof. Ing. Domenico Laforgia.
Di seguito lapublichiamo integralmente.

La catena del “freddo” quale sottoprodotto di un rigassificatore non deve produrre gelo anche tra l’Università e le associazioni ambientaliste. Ragione per cui rispondiamo volentieri ai quesiti delle Associazioni pubblicati sulla stampa in forma di lettera aperta.
Partendo dal quesito n.6 che allude a interessi non scientifici da parte dell’Università a vantaggio di “campagne pubblicitarie con finalità persuasive estranee all’ambito dello studio e della ricerca e in contrasto con gli interessi della comunità.” La storia della nostra Università ha dimostrato in tutti questi anni che il dialogo con il territorio e le sue imprese è stato sempre improntato alla difesa del territorio e dei suoi cittadini.
Partendo da questa premessa, vorremmo ribaltare la domanda e chiedere alle associazioni se non sia preferibile che uno studio di questo tipo – comunque obbligatorio per l’azienda – venga effettuato dai docenti dell’Università del Salento, i quali garantiscono l’imparzialità dei risultati, invece che da una qualunque società di consulenza che potrebbe essere tentata di appoggiare una tesi piuttosto che un’altra e che potrebbe non avere a cuore il ns. territorio.
Veniamo al progetto in questione.
All’Università si chiede di valutare la possibilità di sfruttare la potenza frigorifera gratuita disponibile a valle del processo di rigassificazione e gli eventuali benefici di cui il territorio potrebbe usufruire. Il progetto, infatti, prevede che si individuino delle aree dove ipotizzare la nascita o la delocalizzazione di nuove o già esistenti attività, per le quali la disponibilità gratuita di una potenzialità frigorifera costituirebbe un enorme riduzione dei costi di produzione.
Sarà inoltre compito dell'Università individuare le modalità tecniche di impianto sia dal lato rigassificatore (modalità di cessione della potenza frigorifera a livelli termici differenti, cosa non semplice né scontata) sia dal lato utenza (stazione di fornitura della potenza) scegliendo soluzioni prive di impatto sul territorio e in grado di essere intrinsecamente sicure.
Obiettivo dello studio è, infatti, quello di approfondire le reali e autentiche possibilità di sfruttamento del freddo. Per fare questo è necessario il giusto approccio scientifico di chi prima studia, poi quantifica e poi riferisce alla comunità locale che è libera ed autonoma nel prendere decisioni in un senso o nell’altro. Non compete all’Università alcun tipo di decisione sul punto.
Questo studio è volto, inoltre, a quantificare le ricadute occupazionali e di economia indotta che si avrebbero con la realizzazione dell'impianto per consentire di verificare quei vantaggi di cui si parla molto, ma che nessuno ha ancora analizzato scientificamente, che soltanto se “realistici” porterebbero benefici economici al territorio. In sostanza, si andrà a verificare se sono realistiche, fattibili ed effettive le ricadute sul territorio della catena del freddo.
Per fare degli esempi, si valuterà l’opportunità di richiamare grandi aziende a conservare prodotti congelati presso strutture e magazzini situati nel territorio a ridosso del porto; si valuterà la possibilità per le aziende locali di ridurre sensibilmente la loro bolletta elettrica per la refrigerazione nei loro processi. Entrambe sono vie in grado di apportare sensibili benefici alla comunità brindisina, se fattibili e realizzabili.
Nel partecipare al progetto l’Università ha semplicemente mantenuto il suo ruolo di sostegno al territorio che si traduce, in questo caso specifico, nel promuovere la qualità dei percorsi imprenditoriali sia autoctoni, sia dall'esterno verso il territorio, nel far maturare nel territorio una consapevolezza e una conoscenza immuni da finalità e idee politiche, nel dire la sua sulla fattibilità “tecnica” di soluzioni proposte, nel partecipare alla discussione tecnica e scientifica sui grandi processi che interessano il territorio delle cui generazioni future ha il compito di curare formazione, informazione, correttezza metodologica, cultura tecnica, finalità di sostenibilità economica ed ambientale, nel lavorare per la gente e non contro la gente.
Siamo naturalmente a conoscenza della storia difficile del rigassificatore, tuttavia considerando che la stesura di un progetto di riutilizzo del freddo è una delle prescrizioni contenute nel decreto VIA di autorizzazione dell'impianto, è sicuramente meglio che lo faccia una struttura universitaria, con un approccio scientifico e con il solo desiderio di salvaguardare il territorio su cui insiste e non, come si diceva, una società privata oppure un’università che non ha legami con il territorio.
Siamo molto grati delle manifestazioni di solidarietà e simpatia che i cittadini salentini hanno avuto nei confronti della loro Università, che sicuramente sono legate alla fiducia e alla stima che il nostro lavoro ha stimolato e che non abbiamo alcuna intenzione di perdere.
Chiedere all’Università di chiudersi in un incomprensibile silenzio contro un’azienda che chiede collaborazione non appare coerente con la nostra missione storica di servizio alla scienza e alla cultura sempre dialoganti e prive di pregiudizi.


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