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S. Pietro V.co, Convenzioni, Pd: meno carbone, no al Cdr



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S. Pietro V.co, 01/11/2010

Convenzioni, Pd: meno carbone, no al Cdr

L’annuncio del vicepresidente della Giunta Regionale di un accordo raggiunto con l’Enel su nuovi assetti produttivi della centrale elettrica di Cerano rischia di creare un giustificato allarme, causato dalla delusione dei contenuti divulgati e dalla assenza di un processo partecipativo nella definizione di scelte e di decisioni così importanti per la sostenibilità ambientale e la salute dei cittadini del territorio.
Riteniamo pertanto necessario ricordare che circa un anno fa, fu inviato alla Regione, al Sindaco di Brindisi, al Presidente della Provincia e a Enel e a Edipower, un Documento di Proposta sulle Convenzioni energetiche, sottoscritto dalle forze politiche e istituzionali di maggioranza e d’opposizione di San Pietro Vernotico, in un apposito incontro promosso dal Comitato 8Giugno il 6 ottobre 2009.
Alla luce degli scenari che si stanno sussurrando e prefigurando su Cerano, il PD di San Pietro Vernotico ribadisce che il cuore di qualunque accordo sugli assetti produttivi energetici a Brindisi, e cioè la quantità di carbone, non può prescindere da una visione globale dell’intero assetto energetico del territorio brindisino, che resta alla base del Decreto del Presidente della Repubblica del 23 aprile del 1998, costituente il piano di disinquinamento per il risanamento dell’area ad elevato rischio di crisi ambientale comprendente Brindisi, San Pietro Vernotico, Torchiarolo e Carovigno (alla quale in seguito si aggiunse anche Cellino), deliberata dal Consiglio dei Ministri l’11 luglio 1997.
L’accordo con Enel, quindi, come accadde nel 96, con la Convenzione allora sottoscritta con l’Ente energetico, non può neppure oggi, sia pure in presenza di più società private energetiche, sottrarsi alla necessità di renderlo congruo e coerente con la definizione di tetti complessivi delle quantità di carbone, delle emissioni massiche consentite, della quantità di energia elettrica producibile, che siano globalmente compatibili e sostenibili dal territorio.

In particolare, riteniamo che vadano perseguiti i seguenti obiettivi:
1) La chiusura della centrale di Brindisi Nord, salvaguardandone i posti di lavoro, così come già previsto nel crono-programma della dismissione per il 31 dicembre 2004, data la sua obsolescenza e il rifiuto di Edipower della sua conversione a ciclo combinato, in sostituzione del carbone, che va comunque e in ogni caso inibito;
2)2) La riduzione della quantità di carbone impiegata nella centrale elettrica Enel di Cerano deve essere comunque coerente con quanto condiviso e stabilito nella Convenzione del ’96. Riteniamo pertanto che, in linea con quanto vanno sostenendo e proponendo i movimenti ambientalisti brindisini, vada ribadito quanto unanimemente deliberato nella passata consiliatura provinciale il 19 dicembre 2006 e, in pari tempo, quanto previsto dal decreto interministeriale del 2006 del Piano Nazionale di assegnazione delle quote di CO2 ai singoli impianti elettrici, in aderenza al protocollo di Kyoto. A tal fine va ricordato che continua ad essere in corso, presso gli uffici ministeriali, l’istruttoria per il rilascio ad Enel dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) alla centrale di Cerano, nella quale si è inserita la Provincia il 9 luglio del 2007, con richiesta esplicita del divieto di acquisto da parte di Enel delle quote di CO2 sul mercato, in relazione al grave stato di inquinamento esistente nell’area a rischio di crisi ambientale brindisina, secondo quanto disposto dall’art.7 del Decreto Legislativo n.59/2005, in attuazione delle direttive comunitarie;
3) L’utilizzo di carbone STZ e con un più alto potere calorifico;
4) Un aumento significativo della percentuale di rendimento ed efficienza dell’impianto di Cerano, tale da raggiungere almeno il 50%;
5) Il rientro definitivo dei livelli delle emissioni almeno in quelli della Convenzione del ’96, recepiti dal DPR del ’98, con l’impegno, definito e programmato, di una ulteriore riduzione sostanziale, effettiva e significativa delle sostanze e delle emissioni inquinanti, in aderenza al Piano Regionale sulla Qualità dell’Aria;
6) Il potenziamento e un più esteso e completo monitoraggio degli inquinanti presenti nell’aria, nel suolo e nell’acqua dell’area a rischio di crisi ambientale, comprensivo delle polveri PM 2,5, fin’ora mai misurate;
7) La ricostruzione di un corretto e pubblico rapporto dell’Enel con il territorio, le sue imprese e i lavoratori locali e le loro rappresentanze, che preveda anche, tramite Protocollo Aggiuntivo, un parco-Progetti a cura degli Enti Locali di misure e interventi di risanamento, a spese della società elettrica, compensativi degli effetti distorsivi ambientali prodotti dall’ insediamento energetico nel territorio;
8) Il rilancio effettivo del Centro Ricerche Enel nei settori di sicura ed effettiva frontiera della ricerca energetica del futuro, tra cui v’è certamente la filiera dell’idrogeno;
9) Il diretto coinvolgimento degli Enti Locali e dell’associazionismo territoriale dell’area a rischio nella definizione delle nuova Convenzione con l’Enel;
10) infine, si richiede che –d’ora in poi- tutte le energie pulite e rinnovabili, previste nel nostro territorio, siano autorizzate solo in sostituzione di quelle fossili e inquinanti esistenti, in ulteriore diminuzione alla riduzione di carbone convenzionalmente prevista, ponendo comunque la parola fine al far west persistente relativo agli impianti eolici e fotovoltaici.

La delusione derivante dai contenuti convenuti con l’Enel e pubblicizzati relativamente ai nuovi assetti produttivi perseguiti della centrale di Cerano, si accompagna all’allarme sociale causato dalla persistente volontà, reiteratamente ventilata, di voler bruciare nella stessa il combustibile da rifiuti (CDR), in co-combustione con il carbone, nella misura del 5%.
Tale ipotesi è per noi sciagurata -benché ostinatamente prevista nel PEAR, nonostante le innumerevoli contrarietà espresse dal territorio, comprese le migliaia di firme raccolte in questi anni dal Comitato 8giugno- in quanto si immetterebbero nell’aria, in aggiunta agli altri inquinanti già esistenti, enormi quantità di furani e di diossine!
Ricordiamo che, anche se fosse possibile utilizzare CDR di Qualità, esso differirebbe dal CDR “Normale” solo per le sue caratteristiche merceologiche, non perché esso non emetta tutte, nessuna esclusa, le sostanze inquinanti e nocive alla salute citate.
La nostra assoluta contrarietà alla co-combustione del CDR con il carbone, non è dettata da infantili e fondamentalistiche sindromi di Nimby, ma innanzitutto –non solo- dalle risultanze scientifiche dello studio finora più completo di comparazione degli impianti dedicati (inceneritori e termovalorizzatori) e non dedicati (centrali elettriche e cementifici), prodotto dai prof.Consonni, Grosso, Giugliano, Rigamonti, del Politecnico di Milano.
Due sono le conclusioni fondamentali, non contraddette, che fondano la nostra contrarietà:
a) L’alta percentuale di policlorurati e diossine, di venti volte superiori ai limiti del cosiddetto “bianco”, e cioè da 0,18 a 4,23 pg/m3 per un solo gruppo di meno di 300 MW;
b) “La pratica della co-combustione rispetto all’impiego di impianti dedicati è meno consolidata, soprattutto per il CDR. In particolare, per il caso della centrale, è necessaria un’esperienza operativa pluriennale per confermarne la fattibilità” (pag.74).
Peraltro, l’utilizzo “sperimentale” del CDR avviene nella centrale Enel di Fusina, che è grande meno della metà di quella di Cerano, insiste in luogo lagunare ed è lontana ben 25 km dai primi centri abitati.
Ad ogni modo, benché ogni immissione di sostanza inquinante possa essere, come non può non essere, al di sotto dei limiti di legge, non è tollerabile aggiungere altri veleni –e che veleni!-, in un processo di accumulo ancor più insostenibile sul piano della salute dei cittadini di un territorio già dichiarato “area ad alto rischio di crisi ambientale”, e che per questo va disinquinato!
Sarebbe paradossale poi che si contrabbandasse per riduzione del carbone qualche centinaia di migliaia di tonnellate in meno rispetto agli otto milioni attuali, aggiungendo nell’ambiente quella diossina che si vuole giustamente ridurre drasticamente a Taranto!
Difatti, il CDR utilizzabile nella centrale di Cerano, oscillerebbe tra il 5% e il 10% della capacità di uno dei quattro gruppi.
L’ammontare dei rifiuti della provincia di Brindisi è di circa 200.000 tonnellate annue che, con una raccolta ottimale, oggi inesistente, porterebbe alla produzione di sole 35.000 t/a di CDR.
La % di utilizzo della centrale equivale tra le 400.000 e le 800.000 tonnellate. Corre il legittimo sospetto che questa “trovata” del CDR sia funzionale a raccogliere gran parte dei rifiuti della Puglia e, all’occorrenza e inevitabilmente, quelli derivanti dalle emergenze di altre Regioni!.....
Certamente Brindisi non può essere considerata la sede ideale per una chiusura siffatta del ciclo dei rifiuti, né provinciale né tanto meno regionale, anche se resta grave l’assenza di previsione e programmazione regionale e provinciale, relativamente all’utilizzo finale del cdr (la “chiusura del ciclo”), una volta prodotto con la raccolta differenziata.
Ci sembra però ragionevole ritenere che l’”area a rischio di crisi ambientale” vada salvaguardata non solo da chiusure “sperimentali”, ma anche da quelle tradizionali”, e debba invece perseguire, soprattutto in una provincia piccola come la nostra, le linee guida europee di “rifiuti zero”, accelerando poderosamente la raccolta differenziata spinta, o, in alternativa, una chiusura che preveda processi e impianti di gestione “a freddo” di rifiuti residui, oppure, sfruttando la tecnologia offerta dalla meccanochimica (THOR), entrambi senza combustione; o, in alternativa processi a caldo quali la pirolisi a bassa temperatura.

Ci auguriamo comunque che l’annunciato Forum regionale sull’energia a Brindisi dell’8 novembre segni l’inizio di un altro e diverso percorso sulle scelte per questo territorio – più partecipativo - prima che la befana porti a Brindisi nel 2011…cenere, il solito carbone…e anche il cdr.

Sulla base di questo Documento –approvato all’unanimità- il Coordinamento del Circolo del PD di San Pietro Vernotico da mandato al Gruppo Consiliare di richiedere una sessione straordinaria del Consiglio Comunale sull’argomento, aperto alla partecipazione attiva dell’associazionismo locale, dei rappresentanti istituzionali provinciali e regionali locali e dei cittadini; e alla Segreteria del Circolo di prevedere ogni utile iniziativa di sensibilizzazione sociale e di promozione politica, eventualmente comprensiva anche di una richiesta alla Segreteria Regionale e al Gruppo Consiliare Regionale della presentazione di un emendamento sulla parte dedicata al Polo energetico di Brindisi presente nel P.E.A.R. a pag.127, che cassi la frase “ …e ulteriore riduzione mediante l’utilizzo di almeno il 5% di CDR in combustione mista.”

C.S. PARTITO DEMOCRATICO - COORDINAMENTO DI SAN PIETRO VERNOTICO


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