Brindisi, 17/11/2010
Arresti Asl: interviene Adoc
Solo qualche settimana addietro, era il 4 Novembre per l’esattezza, l’Assessore Fiore annunciava provvedimenti regionali in materia di liste e tempi di Attesa e di Servizi e sistemi di accesso e prenotazione alle prestazioni sanitarie (Cup).
Con una delibera, la n.2268, si è cercato di assicurare le prestazioni già considerate essenziali dal Piano Nazionale per il Contenimento dei Tempi di Attesa.
Parliamo delle visite specialistiche e delle prestazioni diagnostiche di primo accesso richieste per i cittadini con patologie attinenti alle aree oncologiche, cardiovascolari, geriatrica e materno infantile. La DGR ha fornito puntuali indicazioni per assicurare l’accesso prioritario a queste categorie di cittadini. Inoltre sono state disposte una serie di direttive circa l’organizzazione dei CUP, una maggiore sinergia con le strutture private convenzionate sino a provvedimenti che obbligano i cittadini al pagamento del ticket nei casi in cui dopo aver prenotato saltano l’appuntamento senza preventivo preavviso. Insomma una disamina dei problemi che secondo la Regione Puglia dovevano risolvere almeno in parte l’ormai arcinota piaga dei lunghi tempi di attesa. A riportare tutti alla realtà in terra di Brindisi ci ha pensato, non un dirigente sanitario pagato al pari di un manager per far funzionare le strutture sanitarie e per organizzarle al meglio eliminando sprechi ed abusi, la magistratura che ancora una volta nel nostro territorio supplisce alla mancanza di controlli ripristinando la legalità. E’ stato così che è scoppiato lo scandalo della Asl con retroscena che sono la testimonianza della mancanza di rispetto verso i cittadini in special modo di chi soffre, non solo per le proprie condizioni di salute ma anche per le proprie condizioni economiche. In molti, infatti, sono costretti a ricorrere a prestazioni a pagamento pur di veder garantito un proprio diritto quello relativo alla salute. Già qualche mese addietro con la presentazione della “carta dei servizi” del malato oncologico avemmo modo di dire in un documento che le scelte vanno condivise con i cittadini e invitammo il Direttore generale ad un confronto per stabilire regole che tutelino maggiormente l’utenza. Purtroppo la cultura del confronto non fa parte del vocabolario comune nella nostra realtà con la conseguenza che quanto emerso dalle indagini giudiziarie siano purtroppo frutto di una cultura ormai radicata che in molti denunciano e lamentano da anni senza che si sia mai sentita la necessità di intervenire. Quante volte ci siamo trovati di fronte a strutture o apparecchiature sottoutilizzate o inattive. Parliamo ad esempio di strumentazione attiva due tre giorni la settimana per l’assenza di personale o ancora quante volte si è costretti a passare dagli studi specialistici prima di un ricovero. Potremmo andare oltre i fatti parlano chiaro e non per utilizzare una frase fatta attendiamo che la giustizia faccia il suo corso. Intanto chiediamo alla direzione della ASL come intende fronteggiare tale situazione per garantire continuità alle prestazioni specialistiche di cui i brindisini hanno urgente bisogno. Per concludere informiamo che la Presidenza provinciale dell’ADOC UIL, sentito il gruppo dirigente, ha dato mandato ai propri legali di verificare la possibilità di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento giudiziario che sarà adottato.
COMUNICATO STAMPA ADOC UIL
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