Brindisi, 14/12/2010
Inaugura il "Laboratorio di progettazione urbana": l'intervento del Sindaco Mennitti
E’ stata inaugurata stamani la nuova sede della Ripartizione Urbanistica ed Assetto del Territorio del Comune di Brindisi, con annesso il “Laboratorio di progettazione urbana”.
Nell’occasione è stato presentato l’Ufficio del Piano al quale è stato affidato l’incarico di formazione ed elaborazione del nuovo Piano Urbanistico Generale (P.U.G.). Alla cerimonia inaugurale erano presenti il Sindaco Domenico Mennitti, l’Assessore all’Urbanistica architetto Antonio Bruno, il coordinatore dell’Ufficio del Piano Francesco Di Leverano e il consulente urbanistico generale Giorgio Goggi.
Questa, in ogni caso, la composizione dell’Ufficio del Piano:
- Ingegnere Francesco Di Leverano – coordinatore dell’Ufficio del Piano
- Architetto Giorgio Goggi – consulente urbanistico generale
- Architetto Decio de Mauro
- Prof. Alessandro Chiusoli
- Dott. Teodoro Pomes
- Architetto Genoveffa Mancarella
- Architetto Adele Calderari
- Architetto Teodoro Indini
- Architetto Marcella Marangio
Di seguito un intervento sull’argomento del Sindaco di Brindisi Domenico Mennitti.
BRINDISI CITTA’ D’ACQUA
DALL’IDEA AL PROGETTO
L’intervento del Sindaco Domenico Mennitti in occasione dell’insediamento dell’ufficio di piano che predisporrà gli atti preliminari per il PUG della città di Brindisi. 14 dicembre 2010.
La città ha bisogno di recuperare il tempo perduto per prepararsi ad affrontare le sfide del futuro e a noi pare che il dibattito che oggi si avvia (e che ormai coinvolge sia gli opinion leader sia l’intera comunità) ne abbia colto in pieno la portata e il senso. In realtà si tratta di una riflessione più generale nata all’indomani del convegno Brindisi Città d’acqua del 2005, quando ci siamo riproposti di pensare e guardare al futuro. Così abbiamo avviato un intenso programma di lavoro i cui risultati sono ormai apprezzabili.
Ora, nel momento in cui parte l’attività dell’ufficio di piano per predisporre gli atti del Piano Urbanistico Generale, occorre sottolineare il passaggio dall’idea al progetto della nuova città. Molti in questi anni hanno temuto – alcuni invece hanno mediocremente sperato – che l’intuizione di “Brindisi città d’acqua” non riuscisse a superare lo stadio della suggestione e della provocazione dialettica. Per noi invece la consiliatura precedente ha coinciso con il tempo dell’impegno operoso, nel corso del quale abbiamo fatto di Brindisi una città all’avanguardia nello sviluppo della ricerca urbanistica. Ed abbiamo fatto ricorso ad una operazione che definirei di matrice futurista: abbiamo rivitalizzato Brindisi, rianimandola con il battesimo della modernità. Una rinascita quindi; anzi una rifondazione culturale e civile che ora ci apprestiamo a trasferire in una grande progettazione urbanistica.
Il lavoro svolto dal 2005 ad oggi
Non è facile sintetizzare il lavoro svolto in questi anni. Tuttavia in relazione al futuro della città si possono indicare due percorsi paralleli.
Per un verso, pur partendo dal quadro complessivo delle norme urbanistiche anche a scala sovracomunale e avendo sullo sfondo il nuovo Piano Urbanistico Generale, abbiamo utilizzato gli strumenti più adatti sotto il profilo procedurale ed in particolare la legge sulla rigenerazione urbana. Utilizzando questa legge, abbiamo redatto il Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana, che inquadra e indirizza la rigenerazione a Brindisi ai sensi della Legge Regionale della Puglia n. 21 del 29 luglio 2008, interpretando e rilanciando l’idea-guida di “ Brindisi Città d’Acqua”. La nostra città è stata la più solerte nel dotarsi di questo documento che ci ha consentito di reperire risorse per progettare in dettaglio la città e porre le basi per avviare una profonda rigenerazione del tessuto e della struttura urbana.
Abbiamo voluto parallelamente simulare lo scenario progettuale di idee e indirizzi contenuti nel documento per dare di essi la percezione della reale fattibilità urbanistica e socio-economica, architettonica e occupazionale al fine di evitare, come spesso avviene in Italia, che piani e programmi restino sulla carta.
Abbiamo così avviato una riflessione su come articolare la linea del mare, sulla tematizzazione dei parchi, sulla rifunzionalizzazione della dismissione industriale ( come nel caso del capannone Montecatini ) e di quella dei fasci dei binari ferroviari nell’area prospiciente via Tor Pisana.
Individuati 13 aree omogenee
In questa prima fase il metodo di lavoro prescelto ha previsto un coinvolgimento degli uffici tecnici comunali che, unitamente ad esperti esterni (docenti e ricercatori di un Laboratorio Universitario di un’altra città portuale come Catania), ha consentito di elaborare il documento di indirizzo sulla rigenerazione urbana. Siamo partiti individuando 13 aree omogenee da approfondire in termini progettuali. Si tratta di una parte significativa della città che si estende lungo la linea del mare dalle aree portuali di Sant’Apollinare al centro storico, fino alle aree della Marina militare. Sul versante di ponente si estende sino al porto turistico e al castello Alfonsino. Sono state inoltre valutate le aree della dismissione ferroviaria, dei parchì, dello sport e gli episodi urbani in condizione di criticità urbanistica e sociale. Si è proceduto, parallelamente, a far redigere uno studio di fattibilità su gran parte del territorio, per simulare le previsioni del documento e tutte le ipotesi di trasformazione.
Evidentemente l’obiettivo principale è stato di individuare argomenti per stimolare il dibattito verso una stagione “del fare”, avviando gare e concorsi di architettura per trasformare la nostra città.
La condizione attuale della città
E’ fondamentale partire dalla consapevolezza che una riflessione su Brindisi non può prescindere da una valutazione sulla condizione attuale della città, che presenta tratti riconducibili innanzitutto alla sua genesi. La storia della città, la sua evoluzione di nucleo storico che con la rivoluzione industriale supera le mura originarie e invade a macchia d’olio il territorio per poi trasformarsi - alla fine del 900 - in città dei servizi, mettono in luce un meccanismo di successive stratificazioni ad un tempo motivo di ricchezza e di istanze da governare. E’ il suo bello, cui si aggiungono spesso qualità paesaggistiche che per certi aspetti la rendono unica.
La relazione tra il ciclo produttivo e il sistema sociale, economico e territoriale ha segnato i passi più significativi dell’evoluzione della città, della sua crescita, del suo funzionamento. Con la conclusione del ciclo tayloristico del rapporto uomo-macchina, per effetto dell’automazione e dell’esigenza di produrre anche e soprattutto merci soft, Brindisi è passata dalla produzione di beni materiali alla offerta di servizi e merci immateriali, caratterizzati da contenuto culturale e informativo. La città si è trasformata, imponendosi un cambio di ritmo verso nuove dinamiche.
Le città italiane, Brindisi in particolare, per una serie di circostanze riassumibili nella mancanza di leggi urbanistiche adeguate, alla fine degli anni 80 unitamente alla crisi economica e politica dell’inizio degli anni ’90, nel procedere alla loro trasformazione da città industriale a città dei servizi, hanno maturato un ritardo quasi ventennale rispetto alle altre città europee come Barcellona, Bilbao e Siviglia ( solo per citarne alcune ). Queste ultime sul finire degli anni 80, quando le industrie dismettevano attività e spazi a ridosso delle aree più centrali, hanno avviato la trasformazione fisica e del paesaggio urbano con nuovi contenitori per nuove funzioni.
La fine dell’epoca industriale si è tradotta in molte città europee in contesti capaci di rispondere alle attuali istanze sociali, informate all’esigenza di un continuo flusso di informazioni, di una grande capacità di memoria e di rielaborazione delle informazioni ricevute. Ciò non è sempre avvenuto nelle città italiane e segnatamente a Brindisi, dove ulteriori fattori locali hanno bloccato la città che non ha saputo guardare al futuro.
Una nuova concezione della città
L’avvento della società postindustriale è indissolubilmente legato all’avvento di una nuova concezione della città: ovunque sono cambiati – mentre noi eravamo distratti ad inseguire iniziative scollegate e settoriali – i “contenuti” della vita urbana e sono cambiati i “contenitori” per le nuove funzioni contemporanee della formazione e dell’informazione, della cultura e del turismo, attingendo alle vocazioni del luogo quale sfida lanciare nell’ipotesi di un assetto equilibrato tra fattori locali ed elementi della globalizzazione.
Le principali caratteristiche della città postmoderna sono la frammentazione, l’edonismo, la ricerca per la bellezza. La vita nelle città è senza soste, mentre i tempi del lavoro e della produzione tendono a contrarsi. Cambiano in tal senso anche i modelli architettonici, l’architettura si trasforma in seducente forma di comunicazione.
Nella città contemporanea si leggono le diverse intenzioni. Essa si è assunta il compito di rendersi leggibile secondo i canoni della comunicazione multimediale dominante: tutto deve essere accessibile, accattivante, disponibile in tempo reale. Il concetto chiave per comprendere i cambiamenti della città è l’esperienza: gli spazi pubblici del waterfront, i luoghi della mobilità della stazione, le piazze storiche e moderne, i caffè e il commercio di vicinato, centri commerciali integrati al sistema urbano con un mix funzionale credibile non sono più semplici luoghi, bensì assumono il ruolo di esperienze globali, che ci rendono diversi dopo averle provate. Questi parametri dobbiamo realizzare a Brindisi; ad essi dobbiamo raccordare le condizioni di vita della città.
Come aprire Brindisi ai processi di internazionalizzazione
La morfologia della città contemporanea si presenta come un territorio in cui non esistono più limiti né limitazioni. Brindisi è un punto delle città mediterranee e regionalmente pugliesi: occorre aprirla ai processi di internazionalizzazione conservando le sue peculiarità locali.
Quali sono i luoghi – fisici e non - di questa città? Chi è l’individuo che vi si riconosce? Come questa nuova percezione dello spazio e del tempo sta producendo nuovi luoghi e di conseguenza una nuova società?
In questo panorama la città contemporanea evolve verso la dimensione della "città-territorio", strutturandosi come un'entità assai complessa ed eterogenea, ospite della diversità sociale e culturale.
La strada della riqualificazione culturale e turistica delle città deve fondarsi sul recupero delle radici e delle identità locali, su progetti che siano fondati a loro volta sull’individuazione di valori condivisi e sulla valorizzazione dei simboli della comunità. Sono necessarie quindi coerenti strategie di city marketing affinché le città imparino a comunicare per promuovere se stesse. E' possibile individuare almeno due aspetti significativi: il primo è costituito dal nuovo peso che assumono sul territorio gli spazi pubblici e, nel caso di Brindisi, le aree del water front, le reti di trasporto e le stazioni di accesso. Poi anche le questioni energetiche e di comunicazione. Il secondo aspetto generale riguarda la tendenza alla formazione di sub-poli. Le modalità dello sviluppo di molti centri intermedi o minori, ovvero facenti parte di "aree ad economia diffusa”, debbono essere legate alle specializzazioni produttive del luogo.
Politiche, programmi e progetti dell’amministrazione comunale
E’ questo il contesto entro cui inquadrare anche Brindisi nel network delle città contemporanee europee. L’amministrazione comunale ha avviato un insieme di politiche, programmi e progetti capaci di conferire un nuovo slancio al contesto urbano, con un approccio ecologico che stabilisce regole di accessibilità e utilizzo degli spazi urbani, tutelando gli ambiti e le funzioni sensibili.
L’amministrazione che ho l’onore di guidare rivendica un atteggiamento peculiare: intervenire sul presente guardando al futuro; imporsi alla memoria collettiva come rivolta rispetto alle mentalità ed alle conquiste intellettuali. Oggi – finalmente – traduciamo le idee nel disegno di una città moderna, offriamo ai brindisini un piano di recupero del disagio e di costruzione del modello nuovo. Possiamo svolgere questa funzione innovativa, anzi rivoluzionaria, perché abbiamo lavorato non solo ad elaborare idee ed a redigere progetti, ma anche a costruire un forte, responsabile senso delle istituzioni. L’intesa, che soprattutto con l’Autorità Portuale siamo riusciti a realizzare, rappresenta un elemento di forza per procedere e per poterlo fare con speditezza. Non più contrasti strumentali a sostegno di interessi particolari, ma una grande volontà di far crescere la città, di privilegiare gli interessi generali rispetto a quelli dei soliti gruppi di potere. L’ufficio di piano, che Comune ed Autorità Portuale ( entrambi impegnati a redigere i piani regolatori generali di propria competenza) hanno dichiarato di voler costituire insieme, lavorerà perché i due strumenti urbanistici dialoghino e non prospettino soluzioni conflittuali, talvolta pretestuose, destinate a dilatare i tempi della costruzione delle opere.
Siamo orgogliosi insomma di cominciare oggi – consapevoli dei tempi amministrativi e politici con i quali dovremo misurarci – a predisporre i primi, veri documenti di politica urbanistica con i quali porto e città dialogheranno, si integreranno, realizzano soluzioni funzionali e moderne.
“ Ci sono città – ha scritto Giordano Bruno Guerri nel libro dedicato al futurismo, che peraltro proprio a Brindisi ha vissuto il debutto della presentazione – che sintetizzano un’epoca. Altre rappresentano molto di più del semplice riferimento geografico. In entrambi i casi cessano di essere uno sfondo e diventano una specie di patria elettiva, una città dell’anima, dove i luoghi si fanno simboli e le atmosfere ricordi”. Brindisi per noi – per l’amministrazione che ho l’onore di rappresentare - interpreta la seconda delle due ipotesi prospettate, perché la città ha accompagnato e determinato la mia formazione. Da queste strade, da queste piazze, persino dall’aria che respiriamo, ho colto la fisionomia del mio tempo ed ora mi reputo fortunato perché la sorte mi pone nella condizione di cogliere su questi stessi spazi le aspirazioni e le suggestioni che determinano l’evoluzione della comunità con la quale mi identifico. Da oggi il cantiere delle idee e del lavoro spalanca le porte: la speranza è che tutti i cittadini lo frequentino, perché – insieme a noi, oltre noi – siano i costruttori della città nuova, consapevoli di dover testimoniare con le opere il tempo che viviamo.
La inaugurazione della nuova sede del settore urbanistico rappresenta perciò per il Comune non solo l’adeguata sistemazione del luogo dove si lavora a realizzare la migliore organizzazione del territorio; è piuttosto il laboratorio dove si progetta la città nella quale i brindisini vivranno le vicende del secolo appena avviato. Auguri a quanti saranno i protagonisti di questo grande evento.
Domenico Mennitti
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