E’ passata in questi giorni in Parlamento, senza suscitare il clamore che avrebbe invece meritato, una legge liberticida che penalizza l’editoria indipendente “minore” rischiando di far chiudere decine di piccole emittenti televisive locali. Con l’approvazione della “Legge milleproroghe 2010” infatti lo Stato azzera le provvidenze alle TV ed alle radio locali (che ammontavano a 45 milioni di euro l’anno) e riduce del 50% quelle per la carta stampata (con un taglio di ulteriori 50 milioni di euro).
Questa improvvisa riduzione di risorse si verifica ad un passo dall’introduzione definitiva del digitale terrestre (che verrà completata nel 2012 su scala nazionale) che prevede ingenti investimenti per le emittenti per l’innovazione tecnologica. La crisi economica globale inoltre si è fatta pesantemente sentire anche in questo settore con una forte contrazione delle entrate pubblicitarie. Da stime sommarie fatte si parla di circa 1600 licenziamenti nel settore radiotelevisivo locale legati all’entrata in vigore di questo provvedimento.
Purtroppo tutti i partiti politici (di destra e di sinistra) avevano abusato attraverso norme clientelari, codicilli e trucchi vari della Legge 416 del 5 agosto 1981 che “Disciplina le imprese editrici e le provvidenze per l’editoria”. Si era giunti negli ultimi tempi fino a volumi di spesa di alcune centinaia di milioni di euro annui che finanziando finti giornali di partito, periodici di “movimenti” inesistenti e cooperative fasulle alimentavano un fitto sottobosco di clientele.
Il tentativo di Tremonti di incidere su questi sprechi sta però per colpire mortalmente la parte sana dell’editoria con particolare riferimento a quella locale.
Le piccole emittenti sono a nostro giudizio la coscienza civile di un territorio. Per restare in casa nostra ci chiediamo se il grado di informazione ed il livello di vigilanza della società civile sarebbero gli stessi senza l’ eco da loro amplificato su battaglie quali il rinnovo delle convenzioni ENEL (con relative le quote carbone da abbattere), il no al rigassificatore a Capobianco, il no al nucleare ed alle trivellazioni marine ecc.
“Brindisi Democratica” chiede al governatore Vendola l’impegno ad individuare tra le pieghe del bilancio regionale dei fondi dedicati che possano consentire alle piccole emittenti di poter essere aiutate in questa difficile contingenza e di poter raggiungere l’avvio del digitale terrestre ad armi pari con i grandi network televisivi. In alternativa l’informazione locale resterà in balia di una o due grandi emittenti regionali che potrebbero manipolare la libera circolazione delle idee narcotizzando le coscienze delle popolazioni e la vita democratica del paese.
Dott. Salvatore Valentino
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE POLITICO-CULTURALE
“Brindisi Democratica”
(Capogruppo al Comune di Brindisi di
“Democratici e Repubblicani”)
