Brindisi, 31/12/2004
Albano (Ds): piano opere pubbliche fotocopia di quello degli anni precedenti
Il consigliere comunale dei Democratici di Sinistra, Vincenzo Albano, ha inviato una lettera aperta al Sindaco di Brindisi, Domenico Mennitti, relativamente al pino triennale delle opere pubbliche. Di seguito ne riportiamo integralmente il testo.
Per le ragioni note, non ho potuto farle conoscere direttamente la mia opinione sullo schema di Bilancio proposto dalla sua amministrazione. Siccome sono una persona determinata, ed in alcune occasioni anche ostinata, che non ama lasciare le cose in sospeso, approfitto dell’ospitalità di un mezzo di informazione, per esporre alcune mie considerazioni.
Naturalmente mi rivolgo a Lei come Capo dell’amministrazione, e perciò il mio ragionamento è riferito anche alla sua maggioranza.
Sono sicuro di poter approfittare della sua pazienza, anche se alcuni miei amici, avendola vista in televisione, durante i lavori del consiglio comunale, hanno avvertito, da parte sua, insofferenza contro chi la contrasta e dissente da Lei, anche se lo fa con gli strumenti tipici della democrazia liberale.
Ho cercato di convincerli che si sbagliano, che la sua animosità, in particolari circostanze, è l’effetto della passione politica di chi ha speso una vita per la politica: non ci sono riuscito.
Ma tornando alle nostre cose, debbo confessarle che quando ho messo piede nell’aula consigliare ho provato orgoglio e timore.
Dell’orgoglio è inutile parlarne perché attiene alla vanità personale, ma del timore debbo confessarle che nasceva dalla sensazione di non sentirmi adeguato al compito per il quale ero stato eletto.
Questa sensazione mi ha giovato, mi aiutato ad affrontare le vicende amministrative con la dovuta tensione e concentrazione.
Ella sa benissimo, perché non ho esitato a manifestarlo, che io non ho creduto alla sua nuova idea di città, ma poiché coltivo la pratica del dubbio, ho aspettato la redazione del suo primo bilancio e del piano triennale delle opere pubbliche, per verificare, attraverso le scelte compiute, l’effettiva concretizzazione del suo progetto, l’identità e lo spessore politico della sua amministrazione.
Un atto, quello del bilancio, che ritengo debba essere aperto al contributo, dei cittadini e dei consigli circoscrizionali, cosi come sollecita anche la previsione regolamentare.
In una democrazia compiuta, sarebbe normale chiedere, ricercare il contribuito di idee, di proposte e anche di critiche, del maggior numero di soggetti possibili; ma a Brindisi, per la sua maggioranza, tutto questo non è successo.
Le lamentele dei diversi consiglieri comunali e circoscrizionali- chiaramente tutti comunisti - per il poco tempo concesso che impediva loro di poter esprimere un parere, un giudizio consapevole, un contributo effettivo su tutto l’articolato di cui si compone il bilancio, non hanno trovato considerazione e, conseguentemente, accoglienza.
La maggioranza, che regge l’amministrazione comunale di Brindisi, ha reputato legittimo e democratico inviare una corposa documentazione alla vigilia di Natale ai consiglieri comunali, da studiare ed essere pronti per il successivo giorno 28/12; ha reputato anche legittimo effettuare una convocazione lampo di tutti i consigli circoscrizionali, riuniti in un'unica assemblea, che non hanno nascosto la propria delusione per l’impossibilità di padroneggiare, senza mezzi ed in poche ore, uno strumento così complesso come il Bilancio.
Certo ha stanziato in bilancio 100.000 euro, da me giudicati assolutamente insufficienti, per l’attuazione di un decentramento, nel quale ha mostrato di non credere visto che, all’atto pratico, tutto si è ridotto a pura formalità, con l’unico fine di poter dichiarare di aver soddisfatto, burocraticamente, l’impiccio della partecipazione e dell’informazione.
Certo ci sono i regolamenti, lo statuto, che stabiliscono le procedure, i modi ed i tempi, che sanciscono le cause di nullità, che costituiscono il deterrente per le irregolarità, che impediscono eventuali abusi della maggioranza a danno della minoranza.
Ma mi chiedo, e Le chiedo, serve a qualcosa dire
Che non è stata rispettata la previsione dell’art. 125 dello statuto, giacché il programma triennale di opere pubbliche, non ha trovato momenti di discussione e di approfondimento nella competente commissione consigliare permanente?
Che non c’è stata data la possibilità di presentare emendamenti, nei termini previsti dall’art. 28 del regolamento di contabilità e che indirettamente stabiliscono i tempi di consegna del bilancio? E che una volta presentati non sono stati tenuti nemmeno in considerazione?
Che le procedure previste dall’articolo 73 dello stesso regolamento di contabilità, e riferite alla pubblicità del documento finanziario, sono state soddisfatte solo in data 13/12/2004, con l’affissione dell’albo pretorio, e che i 60 giorni entro i quali i cittadini possono proporre osservazione e proposte, vanno ben oltre la data di approvazione del bilancio da parte del consiglio comunale, vanificando l’efficacia di tale contributo e conseguentemente la mancata considerazione e valutazione dello stesso da parte dell’amministrazione comunale?
Chi ha ragione? Chi ha torto? Per dir la verità è un dilemma che non mi appassiona molto perché alla fine, come al solito, la legge dei numeri prevarrà su ogni considerazione di merito.
Io credo che queste vicende servono solo ad allontanare sempre più la gente dalla politica e dalla partecipazione attiva alla vita della città: bisogna trovare la forza ed il coraggio di superare gli egoismi della propria fazione politica.
Solo in questo modo possiamo vincere l’apatia, la sfiducia, ed il diffuso disinteresse dei cittadini alle vicende della politica, imboccando una strada affatto diversa da quella intrapresa, sollecitando la parte più vitale della popolazione brindisina alla partecipazione, creando quel clima di consapevolezza e concordia, che rimodulando la relazione tra cittadini e comune, possa restituire significatività e valore alla capacità di rappresentanza della classe politica.
Certo che la vicenda di questi giorni ha dimostrato che questa sua maggioranza è incapace di elevarsi, di collocarsi al di sopra dei piccoli interessi di parte, dei propri interessi di bottega, impedendo alla politica di svolgere il suo ruolo, di esercitare la sua funzione che è quella della ricerca continua del confronto, della discussione, ed anche in determinate occasioni, dello scontro aperto, franco, anche duro, ma in ogni caso sempre nel rispetto delle regole democratiche e delle opinioni dell’avversario.
Noi, in diverse circostanze, abbiamo dato prova di questa maturità: ce ne può e deve dare atto.
Capisco che lei sia tutto preso dall’ansia di dare un segno di cambiamento. Di dare un segnale di novità e di rigore, che voglia far sentire ai brindisini ….” Lu frusciu ti la scopa nova” (si dice cosi?)
A me, in ogni caso, sembra riduttivo, forse addirittura futile, ancorare il cambiamento ad una data. Tutto doveva essere fatto entro il 31 dicembre, anche a dispetto- come si diceva una volta - dei fanti e dei santi.
Anche se poi, lo sa benissimo, che appena approvata la finanziaria, bisognerà rimettere mano al bilancio ed alla programmazione, che avete votato, in nostra assenza, per adeguarlo alle disposizioni in essa contenute.
E’ evidente che abbiamo opinioni diverse: entrambe legittime, per carità.
Ma ho il dovere di chiarirle che per me, che sono un nostalgico delle vecchie impostazioni politiche, il cambiamento ha la forma dei contenuti e investe i comportamenti, la trasparenza, l’efficacia amministrativa, i progetti e le realizzazioni.
Martedì, nel tempio della democrazia e del confronto, come l’ha definito lei alcuni mesi fa, approfittando della momentanea assenza dell’opposizione, lei, con la sua maggioranza, ha approvato il piano triennale delle opere pubbliche, in un attimo, in sfregio alle più elementari regole democratiche.
E’ stata un’operazione che non porta da nessuna parte, e crea una lacerazione profonda nelle relazioni tra maggioranza ed opposizione e di cui la città di Brindisi non ne aveva certo bisogno.
Converrà con me che il compito è stato facilitato dal fatto che è mancata la discussione, perché esso era la fotocopia di quello degli anni precedenti, compresa anche l’illusione della costruzione dei famosi parcheggi.
Illusione perché sa come me che non potranno essere realizzati nel 2005 per la riluttanza dei privati, che dovrebbero finanziare il progetto, ad aderire alla proposta comunale: con buona pace per la mobilità nel centro urbano della città e per le lamentele di molti cittadini e commercianti del centro.
Ma anche il Bilancio non si sottrae alla logica del già visto, del già sperimentato, con pochi risibili elementi di novità.
E’ un bilancio che non ha il fiato della grande strategia per il futuro, che nell’oggi prepara il domani. E’ privo, infatti, di una precisa identità, che non riesce a cogliere i fermenti nuovi della società brindisina e a collocare la politica dove ci sono gli effettivi bisogni della gente.
Forse tutto questo è stato originato dalla volontà di evitare il confronto, forse non si voleva che fosse conclamata l’inefficacia di un documento contabile che, sicuramente, si dimostrerà presto inconcludente.
Brindisi, Lei, l’amministrazione comunale e tutti noi non meritavamo tutto questo.
Vincenzo Albano
Consigliere Comunale Ds
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