Brindisi, 27/03/2005
Commemorati i defunti del Kater I Rades
Come preannunciato nel comunicato di protesta contro la sentenza sull'affondamento della nave albanese , Kater I Rades, le associazioni pacifiste e del volontariato brindisino e leccese hanno manifestato sabato sera, 26 marzo, a Brindisi con un lancio di fiori in mare, una conferenza stampa, una mostra inchiesta sulla strage del Venerdì Santo del 97 ed un comizio nel Centro della città.
Quest'anno la cerimonia ( che si ripete da 8 anni) aveva un forte valore simbolico, poichè si svolgeva a pochi giorni dall'emissione, da parte del Tribunale di Brindisi, di una sentenza "scontata" su quella vicenda e che aveva visto comminare tre anni di carcere al comandante della Corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana e quattro anni al pilota della barca albanese, mentre assolti pienamente risultavano mandanti e organizzatori di quella strage , da ricercarsi tra i politici e gli ammiragli in carica nel '97.
Questo è stato ribadito durante gli interventi, come anche riportato in maniera particolareggiata sulla mostra -inchiesta che l'Osservatorio Permanente Italia-Albania e L'Osservatorio sui Balcani di Brindisi hanno costruito, in questi 8 anni, intervistando i superstiti del naufragio, tecnici ed esperti del diritto di navigazione internazionale e dei diritti umani. Una controinchiesta che aveva spinto il compianto avvocato Baffa ( morto in un misterioso incidente stradale alle porte di Brindisi, durante una delle prime udienze del processo) a ritenere che solo in un tribunale internazionale si sarebbe potuto avere qualche briciolo di giustizia in più.
Ma quella di ieri, 26 marzo, era anche l'occasione di gridare pubblicamente il nostro dolore e la nostra rabbia contro l'ennesima strage di migranti davanti le coste siciliane.
Ieri erano albanesi in fuga dalla guerra civile causata da un regime corrotto quello di berisha e complice degli gnomi finanziari della globalizzazione degli anni 90, che idearono la truffa che volatilizzò i risparmi di milioni di albanesi, oggi cinesi , schiavizzati dalle onnipotenti organizzazioni mafiose che trafficano in carne umana, da immettere negli ingranaggi di un'organizzazione capitalistica dell'economia che ha sete di maggiori guadagni e reclama ritmi di sfruttamento sempre più intenso.
Insieme ai cinesi giungono oggi in Sicilia gli abitanti dell'Africa e dal Medio Oriente sconvolti dalle guerre " per procura" delle multinazionali e del neocolonialismo, dalle carestie e dal disastro climatico, dalle pestilenze e dall'intolleranza, tutti uguali nel loro ruolo imposto di "clandestino" e per questo costretti a rischiare la vita nella roulette russa di un avventuroso viaggio in mare, che spesso culmina in tragedia.
Per il centinaio di manifestanti , che ieri a Brindisi ha improvvisato un corteo tra la folla del sabato prepasquale, quei fratelli migranti sono identici ai ventimila albanesi del marzo '91, alle migliaia del marzo del '97 e allle centinaia di respinti annualmente dalla polizia di frontiera del porto di Brindisi, in un silenzio assordante dell'opinione pubblica, confusi tra i turisti o nascosti nei camion di angurie provenienti dalla Grecia .
Ad essi si aggiungono gli "ospiti", anche di una notte, del buco nero del CPT di Restinco,(alle porte di Brindisi) stranieri rastrellati nelle operazioni di "pulizia" delle aree metropolitane del Nord Italia o anche spostati dai CPT siciliani, in attesa di un rimpatrio forzato.
Sono spesso provenienti da paesi dove la guerra è direttamente prodotta dall'Occidente civilizzato: Kurdistan, Palestina, Iraq, Afghanistan , prodotti di scarto dell'economia di guerra (infinita e preventiva) alla quale anche Brindisi è coinvolta con l'invio, in zone di guerra, dei Marò pugliesi del Battaglione San Marco( ricordate il loro ruolo nella battaglia di Nassirya di un anno fa?) e con l'accoglienza dei sommergibili nucleari NATO.
Un ruolo rifiutato con forza da tutte quelle organizzazioni politiche e dell'associazionismo laico e cattolico , che si riconoscono nel Comitato per la Pace e contro la Guerra di Brindisi, che ieri si son trovate tutte insieme a manifestare sotto il segno della bandiera della Pace , un ruolo al quale vogliono contrapporre l'immagine di una città capace di aprirsi al Mediterraneo ed ai popoli che lo abitano e che da essi può avere un aiuto nel rilancio del suo ruolo di cerniera tra diverse civiltà e sperare in' economia che non sia di guerra militare o ambientale ( come dimostrano i processi in corso per morti da amianto o altri inquinanti).
COMUNICATO STAMPA COMITATO PER LA PACE E CONTRO LA GUERRA DI BRINDISI
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