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Brindisi, Forum Ambiente: chiudere col passato e accelerare il nuovo sviluppo



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Brindisi, 19/04/2005

Forum Ambiente: chiudere col passato e accelerare il nuovo sviluppo

C’è chi butta la pietra cercando con scarsa fortuna di nascondere la mano e chi crede di poter dire tutto ed il contrario di tutto.
C’è insomma chi pensa che la scelta di un nuovo modello della economia locale, chiesta con forza dai cittadini e fatta propria dalle nostre amministrazioni , possa essere ridotta ad una formula generica, ad una enunciazione di principio svuotata di ogni contenuto veramente innovativo.
Dobbiamo allora ribadire che l’attuale gravissimo stato di crisi del nostro territorio è il frutto avvelenato di politiche sbagliate, e che la stagnazione delle attività produttive e la dilagante disoccupazione si combattono non certo aprendo ancora una volta le porte all’arbitrio dei poteri forti e del profitto senza confini ma costruendo dal basso una seria politica di promozione dell’economica in sintonia con le vocazioni del territorio e le effettive esigenze delle popolazioni interessate.
Occorre quindi una politica che punti allo sviluppo e alla valorizzazione del porto, al rilancio del polo aeronautico, al sostegno di tutte le iniziative imprenditoriali nel settore agroalimentare, all’incremento delle produzioni di qualità specialmente nel settore tessile, alla promozione del turismo attraverso il miglioramento delle strutture e dei servizi: il tutto con alla base il potenziamento delle opportunità di formazione e di ricerca (Università) nella nostra realtà territoriale.
Si tratta insomma di costruire per Brindisi e per la sua provincia un futuro che, senza eliminare ma rendendo ecocompatibili i grossi impianti esistenti, apra nuovi spazi e assicuri incentivazioni alle piccole e medie imprese capaci di produrre beni e servizi di qualità dentro un ambizioso progetto di trasformazione del nostro territorio da area sempre “usata” per interessi ad essa estranei in una realtà di popolo che vuole essere protagonista delle proprie scelte e del proprio futuro.
Si tratta perciò di costruire un assetto di economia assolutamente incompatibile con la realizzazione del rigassificatore non solo a Capobianco ma anche in qualsiasi altro sito della provincia, così come è stato deliberato all’unanimità - e lo sottolineamo per gli immemori ed i distratti - sia esplicitamente dal Consiglio dell’Amministrazione Provinciale (delibera del 24/11/2001 in materia di recesso dalle convenzioni con ENEL e con Edipower) e sia implicitamente ma con estrema chiarezza dal Consiglio Comunale di Brindisi che ha strettamente legato il rifiuto dell’impianto alla sua incompatibilità con gli obiettivi del progettato nuovo sviluppo.
Solo una politica insensata ed al servizio di interessi estranei a quelli della nostra popolazione può invero pensare di impiantare il rigassificatore in una zona già devastata e dichiarata area a rischio di crisi ambientale e di incidente industriale rilevante.
Il terminal di rigassificazione è infatti un impianto capace di caratterizzare, persino da solo, l’area su cui insiste in un senso diametralmente opposto a quello che intendono realizzare le nuove amministrazioni locali. Un mega impianto capace di fornire 8 miliardi di metri cubi di metano all’anno con operazioni che altererebbero sensibilmente l’ambiente e costituirebbero un serio pericolo per l’incolumità e la vita dei cittadini che vivono non solo nelle zone a ridosso della struttura ma anche in quelle vicine.
Si sappia allora che se il progetto dovesse essere portato avanti contro ogni buon senso l’opposizione dei cittadini sarebbe durissima e non mancherebbe di denunciare alla pubblica opinione gli strumentali ricorsi a pareri tecnici, gli andirivieni, le false promesse, i ricatti, i tatticismi e tutto ciò che si oppone ai nuovi indirizzi di politica economica con l’intento di perpetuare un disastroso passato.
Torniamo intanto a chiedere alle amministrazioni provinciale e comunale di Brindisi di accelerare il processo di progettazione e di attuazione di un nuovo modello di economica locale che dovrebbe essere portato avanti col coinvolgimento di tutti i settori sociali interessati e soprattutto con la convocazione nella città capoluogo ed in tutti i centri della provincia di assemblee popolari che diano voce ai problemi e alle domande dalla gente.
E’ insomma la partecipazione democratica il metodo da adottare come motore di un nuovo sviluppo che potrebbe avvantaggiarsi della possibile costituzione, per iniziativa delle due maggiori Amministrazioni locali, di un “servizio” di coordinamento, di studio e di elaborazione delle diverse indicazioni e proposte. Occorre cioè convocare subito sia gli “stati generali” dell’economia locale e sia gli “stati popolari”: lo abbiamo chiesto mesi addietro e continuiamo a chiederlo nella convinzione che il metodo partecipativo è di decisiva importanza per la riuscita delle politiche di rilevante portata.

COMUNICATO STAMPA FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO


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