Brindisi, 22/04/2005
Confcommercio invita a cambiare il sistema Tarsu
Sono mediamente del 220% gli aumenti che le imprese dei settori del commercio, del turismo e dei servizi sono costrette a sopportare a causa del passaggio, per la gestione dei rifiuti urbani, da tassa a tariffa.
L’esempio più eclatante è rappresentato da un esercizio commerciale di ortofrutta, la cui attività insiste su una superficie di 200 mq, il quale si vede oggi attribuire una tariffa di euro 4.200,00, mentre nel 2003 versava al Comune, a titolo di tassa, soltanto euro 842,00.
Questi dati, ma anche tante altre anomalie, sono contenuti in un rapporto di Confcommercio che con il Road Show Tarsu dimostreranno in tante città italiane, a partire dall’ultima decade di aprile, quanto incompleto e poco corretto sia il criterio adottato dalle Amministrazioni Comunali nella determinazione dei coefficienti di produzione dei rifiuti.
L’aumento tariffario, dunque, non è la conseguenza di un corrispondente aumento della produzione dei rifiuti da parte delle singole aziende, ma è dovuto principalmente ad una non corretta applicazione della norma. Difatti, i coefficienti di misurazione dei rifiuti sono stati elaborati a tavolino, facendo così venir meno i necessari riscontri oggettivi, per non parlare delle esigenze delle imprese assolutamente ignorate.
Ad avvalorare tali conclusioni, è stata predisposta una campagna di pesatura dei rifiuti da parte di Confcommercio su un campione di Comuni passati dal sistema tariffario precedente al nuovo sistema TIA (Tariffa di Igiene Ambientale).
L’iniziativa è servita per misurare la quantità e la qualità di rifiuti effettivamente prodotta dalle singole categorie merceologiche. I risultati del monitoraggio hanno condotto alla determinazione di nuovi coefficienti di produzione che sono, in media, inferiori del 50% rispetto a quelli attualmente previsti dal DPR 158/99.
Dall’analisi dei dati, che hanno valenza per l’intero territorio nazionale, emerge sia una sovra-stima della produzione di rifiuti urbani delle utenze non domestiche, che una eccessiva applicazione del principio di assimilazione dei rifiuti non domestici ai rifiuti urbani.
Questi dati devono, quindi, essere tenuti in attenta considerazione proprio perché non è più possibile che l’intero sistema produttivo del terziario debba continuare a pagare le inefficienze degli Enti locali e i costi di una politica ambientale incerta e, spesso, inefficace.
Le novità introdotte dalla nuova disciplina hanno comportato difficoltà anche sul piano applicativo per quanto riguarda la natura giuridica della tariffa.
Infatti, le nuove disposizioni prevedono che la tariffa sia un corrispettivo dovuto dal cittadino che usufruisce di un servizio alla stregua delle forniture di elettricità, acqua, gas, telefono, servizi pubblici, delineando così un rapporto definito, in termini civilistici, “sinallagmatico”, ossia a prestazioni corrispettive.
Pertanto, da un lato, gli Enti locali dovrebbero tener conto, nell’ambito della propria autonomia impositiva, dei nuovi parametri che scaturiscono dall’indagine di Confcommercio, dall’altro, le Istituzioni nazionali dovrebbero mettere mano senza indugio ad una riforma complessiva del sistema tariffario che sia in grado di assicurare un importo del tributo realmente commisurato alla quantità di rifiuti prodotti.
A tal fine non si può, quindi, prescindere dall’introduzione di nuovi coefficienti potenziali di produzione, al posto di quelli individuati dal DPR 158/99 determinati dalle campagne di pesatura avviate in questi anni, affinché sia reso effettivo il principio di equità e il principio comunitario “chi inquina paga”.
Confcommercio Brindisi, nell’associarsi alla campagna di sensibilizzazione promossa su tutto il territorio nazionale, sollecita le Amministrazioni locali del territorio a prendere atto dei rilievi mossi; auspica, altresì, la creazione di un diverso sistema che faccia pagare ai singoli operatori del terziario i rifiuti effettivamente prodotti. Cosa che, con il nuovo regime tariffario, non accade.
COMUNICATO STAMPA CONFCOMMERCIO
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