Brindisi, 27/04/2005
Cisl. Quale futuro per l'Arsenale Militare?
Riceviamo e pubblichiamo integralmente un intervento di Luigi Verardi, Segretario CISL FPS di Brindisi e Responsabile Ministeri-Ag.Fiscali.
La “politica dei sogni” legata all’idea di “Città di mare”, lanciata dall’Amministrazione Comunale preoccupa, e non poco, i lavoratori che sino ad oggi hanno tratto dalle attività economiche collegate al porto sostentamento per le proprie famiglie.
Premessa la piena condivisione dell’idea che turismo e agricoltura siano settori importanti dell’economia che occorre sostenere con politiche serie e decise alla stessa stregua dello sviluppo industriale, non possiamo sottacere la preoccupazione nei confronti del metodo adottato che rischia di dare, alle già precarie economie che gravitano attorno al porto, il colpo di grazia definitivo.
L’impressione, sia consentita la metafora, è che mentre il Titanic affonda (l’economia legata al porto) ci si stia preoccupando più che altro di lucidare le maniglie!
Le recenti dichiarazioni del primo cittadino di Brindisi sulla volontà di svincolare il porto dalle servitù industriali e militari è un esempio.
Riteniamo che una politica di programma debba partire dal rafforzamento dell’esistente. Nessun politico ad oggi, tanto per fare un esempio, rammenta l’esistenza di un insediamento industriale navale costituito dalla Marina Militare, forse il più grande polo industriale della provincia considerato il numero di addetti che ancora oggi impiega.
Un arsenale, quello della Marina Militare, che nel totale silenzio della classe politica ha subito – a seguito di un processo di ristrutturazione avviato dal Ministero della Difesa nel 1998 – la perdita di circa 1000 posti di lavoro tra personale civile, militare e indotto; un pesante ridimensionamento nella sua autonomia amministrativa (con un declassamento a sezione staccata dell’Arsenale di Taranto); ha perso importanti unità navali di base a Brindisi che garantivano lavoro alle maestranze arsenalizie e consistenti appalti all’indotto locale.
Solo grazie alle lotte dei lavoratori civili del Ministero della Difesa di Brindisi, fortemente sostenuti dai sindacati di categoria e a quell’importante ruolo strategico del porto rivestito in occasione del conflitto dei Balcani e in Albania, il dato occupazionale non è stato ridotto ulteriormente. All’interno dell’Arsenale, infatti, lavorano oggi circa 1200 addetti tra civili, militari e indotto.
Il tributo pagato dalla provincia di Brindisi a seguito della ristrutturazione del Ministero della Difesa è stato altissimo, sia in termini occupazionali che di ricaduta sull’economia del territorio.
Come non rammentare - anche qui, nel più totale silenzio della classe politica - il ridimensionamento del ruolo e degli addetti (oggi circa 100 tra militari e civili) dell’Aeroporto militare di Brindisi avvenuto con il trasferimento in quel di Foggia dello storico gruppo aereo del 32° Stormo.
L’orientamento politico del Ministero della Difesa di esternalizzazzione selvaggia di molti servizi, di affidamento di commesse e manutenzioni a grosse multinazionali, rendono oggi, la situazione all’interno dello stabilimento militare di Brindisi a dir poco precaria.
E’ opportuno che la classe politica di questo territorio inizi a farsi carico dei lavoratori e dei problemi dell’area industriale della Marina Militare di Brindisi.
E’ d’uopo ricordare a tutta la dirigenza politica, nessuno escluso, che quando si avvieranno i tavoli istituzionali di confronto per lo sviluppo industriale, per la mobilità urbana, per lo sviluppo portuale o per realizzare quella “idea di città” si tenga anche conto delle 1300 famiglie che oggi vivono grazie allo storico stabilimento della Marina Militare di Brindisi.
Sarebbe auspicabile maggiore ponderazione nel lanciare idee sviluppo legate all’economia del porto che potrebbero, anziché aprire nuovi e positivi scenari, incentivare le pericolose tendenze alla dismissione e al ridimensionamento messi in atto dai vertici del Ministero della Difesa ancora in fase di evoluzione.
Dichiarazioni come quelle apparse nei giorni scorsi sulla stampa rischiano di trasformarsi in una sorta di humus che favorisce l’applicazione di quella logica perversa fatta di tagli, trasferimento di ruoli, compiti e funzioni in favore, magari, dello stabilimento di Taranto.
La CISL FPS, preoccupata dalla situazione e dalle dichiarazioni rese, si mobiliterà affinché anche questo importante settore non abbia delle ricadute in negativo sul piano occupazionale e sollecita le Istituzioni e la classe politica ad un deciso intervento a sostegno di questa importante realtà economica del territorio.
L’auspicio è che i lavoratori dell’Arsenale della Marina Militare di Brindisi non siano più lasciati soli come già avvenuto in passato!
COMUNICATO STAMPA CISL FPS
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