Brindisi, 03/05/2005
Edipower: Forum Ass, soluzioni in linea con un diverso sviluppo
Il ricorso alla cassa integrazione per i lavoratori della centrale Brindisi
Nord non è rispettosa degli interessi della comunità e dei diritti dei
lavoratori sui quali si finisce per scaricare le conseguenze di
comportamenti aziendali ritenuti dall'Autorità giudiziaria illegittimi e
tali da comportare le note misure cautelare di sequestro.
La cassa integrazione minacciata dalla società, col suo mortificante
andirivieni di congelamenti e di riattivazioni, si appalesa quindi come
un'azione di pressione priva di qualsiasi sbocco positivo dal momento che
nessuno può pensare, dopo i provvedimenti adottati, che l'Autorità
Giudiziaria possa permettere ciò che prima ha vietato ed operare a vantaggio
dell'Edipower una sorta di plateale sospensione della legalità.
La via da
seguire è quindi e cioè provvedere al rapido adeguamento dell'impianto e
delle operazioni connesse al suo funzionamento alle disposizioni di legge
senza fare ricorso all'eterna tentazione di mettere la comunità cittadina,
le istituzioni ed i sindacati nella barbara ed inammissibile situazione di
dover scegliere di privilegiare il lavoro (spesso incerto e malpagato) sulla
salute o viceversa.
Abbiamo letto che è stato dall'azienda sottoposto al Sindaco di Brindisi e
al Presidente dell'Amministrazione Provinciale un piano per la gestione
provvisoria dell'impianto ed uno per il suo definitivo adeguamento alla
normativa vigente. Ferme restando le nostre posizioni sulle scelte sbagliate
e deleterie che si sono negli anni operate per la centrale di Brindisi Nord
e per l'intero polo energetico, chiediamo alle amministrazioni comunale e
provinciale di Brindisi di farsi carico della situazione in cui si sono
venuti a trovare i lavoratori e delle esigenze che hanno indotto la
magistratura ad adottare i noti provvedimenti. E chiediamo anche di vigilare
perché le annunciate scelte di adeguamento, sia provvisorie che
definitive, non risultino in contrasto col progetto di realizzare un diverso
modello di sviluppo in larga misura centrato proprio sulla valorizzazione
del porto e del turismo.
Non va poi dimenticato che qualità del combustibile, livello delle
emissioni, dispersione di polveri ed inquinamento del suolo e delle falde
hanno sempre costituito il contenuto di preoccupati interventi da parte di
diverse espressioni della società civile anche in rapporto a dati
epidemiologici che attribuiscono alla nostra area eccessi significativi di
tumori e di gravi malattie di origine ambientale.
Quanto al piano industriale complessivo per come emerge dalle notizie di
stampa, appare evidente che si stia dando per scontata la prosecuzione sine
die di un largo uso del carbone in tutti e due siti energetici in contrasto
con la convenzione del 1996 e con la domanda dei cittadini che considerano
un così esteso impiego di questo combustibile assolutamente inaccettabile.
A pochi giorni dall'annuncio del rilancio della funzione commerciale del
porto anche attraverso il potenziamento della movimentazione dei containers,
l'area a ciò destinata nel piano complessivo proposto dalle società
elettriche verrebbe utilizzata come sito per la dismissione di ceneri e
gessi dalle centrali verso le navi. Una scelta davvero incredibile!
A fronte di tale situazione emergono alcuni gravi interrogativi che meritano
approfondimenti e risposte. Se certe idee andassero in porto, cosa ne
sarebbe dell'auspicato passaggio alla combustione del metano? Ed in ogni
caso che fine farebbero le opere di ambientalizzazione riguardanti i camini
della centrale di Costa Morena?
Non si sta forse profilando il rischio di
una perpetuazione dell'utilizzo del trasporto del carbone su camion, anche
se meglio ripuliti?
E si sta in qualche modo seriamente pensando ad un
nastro trasportatore con potenzialità tali da eliminare il trasporto su
gomma?
Ed ancora: come mai per l'area di sbarco del carbone si pensa alla banchina
BTI (sporgente di Costa Morena lato sud) e quindi ad una zona del porto
attigua al traffico delle navi passeggeri e non invece alla banchina
attualmente utilizzata dall'ENEL e alle banchine dell'area Pennello
costruite da tale ente ed inspiegabilmente non ultimate nè utilizzate?
Perché, in via provvisoria, non impiegare subito l'olio combustibile STZ
(senza tenore di zolfo) e, per il progetto definitivo, non progettare
sistemi di aspirazione pressurizzati da nave a nastro trasportatore?
E poi,
su un piano più generale, quali passi avanti sono stati finora compiuti per
assicurare un controllo pubblico continuo ed efficiente delle emissioni e
delle immissioni?
La salvaguardia del posto di lavoro dei dipendenti Edipower è per noi
un'esigenza primaria che non può essere mai in alcun modo sacrificata.
Confermiamo perciò l'impegno di partecipare attivamente alla lotta per la
difesa dei posti di lavoro dei dipendenti minacciati di cassa integrazione
nelle forme che saranno da loro decise e con gli obiettivi da essi indicati,
non escluso quello dell'immediato passaggio alle dipendenze dell'ENEL. Ma
diciamo anche che le amministrazioni locali, le quali meritoriamente si
stanno facendo carico della situazione venutasi a creare, devono saper
coniugare la capacità di fronteggiare le emergenze con il perseguimento
degli obiettivi di fondo che caratterizzano in positivo le loro politiche.
Torniamo perciò a chiedere - e non ci stancheremo di farlo fino a quando non
ci saranno confortanti segni di ascolto - che venga rapidamente avviata, col
concorso di forme di partecipazione popolare, la predisposizione di un
organico e concreto progetto di sviluppo economico della città e della
provincia. Un impegno questo che non si può affrontare solo con gli
strumenti tradizionali dell'azione amministrativa ma che richiede una
inedita e coraggiosa mobilitazione di energie politiche, di sensibilità
sociali e di qualificate competenze tecniche.
COMUNICATO STAMPA FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO
|