Medicina Democratica: "una visione d'assieme per risolvere i problemi"
Il sequestro del parco carbone della centrale Brindisi Nord conferma le preoccupazioni sulla sicurezza delle procedure di movimentazione del combustibile espresse negli ultimi anni non solo da parte della popolazione residente nei pressi dell’impianto e lungo il percorso dei camion diretti verso la centrale di Cerano ma anche da parte degli stessi lavoratori elettrici.
I Consigli Comunale e Provinciale in carica hanno assunto sin dal loro insediamento un atteggiamento di fermezza rispetto all’esigenza che le leggi in materia di tutela ambientale debbano essere a Brindisi comunque rispettate e che le emissioni debbano rientrare nei limiti previsti dalle norme vigenti.
La storia industriale di Brindisi dovrebbe aver insegnato a chi l’abbia ripercorsa con attenzione e senso critico che posizioni di debolezza e di accondiscendenza rispetto alla tutela dell’ambiente e della salute non solo hanno prodotto danni alla natura ed alle persone ma non hanno evitato che si perdessero ugualmente posti di lavoro, argomento questo che invece era stato addotto proprio per giustificare atteggiamenti più tolleranti rispetto all’esigenza di preservare il diritto alla salute.
Mentre le indagini giudiziarie sono in pieno svolgimento e si cercano soluzioni tecniche per consentire la prosecuzione della produzione energetica e la conservazione dei posti di lavoro, vengono riproposte ipotesi di realizzazione del rigasificatore magari spostato di qualche chilometro rispetto a Capo Bianco e in abbinata con la realizzazione a Cerano di un porto industriale.
La riattivazione della centrale Brindisi Nord richiederebbe poi – stando alla proposta degli esercenti – lo spostamento dell’area di movimentazione del carbone solo di poche decine di metri rispetto al sito attuale, mentre non si comprende perchè non sia possibile utilizzare da subito combustibili meno inquinanti del carbone. Sorge quindi il sospetto che la società faccia affidamento sulla pressione esercitata dalla minaccia della cassa integrazione.
MD ritiene che la questione Brindisi debba essere considerata unitariamente anche se le sue singole “crisi” emergono con diversa intensità nel tempo. Le “crisi” che si succedono vanno considerate in un quadro complessivo che vede insistere sul territorio attività a rischio della portata nota, terreni che necessitano di bonifica perché inquinati, evidenze epidemiologiche tutt’altro che rassicuranti, lacune nell’attività di monitoraggio degli inquinanti nell’ambiente e negli alimenti.
E’ stato già spiegato che i rilievi provenienti dalle analisi condotte sulle caratterizzazioni dei terreni inquinati esprimono lo stato di inquinamento attuale dei siti industriali ma poco o nulla dicono sull’inquinamento avvenuto nei decenni passati e largamente penetrato nella catena alimentare. In altri siti industriali sono state proposte attività di controllo sulle popolazioni più vicine agli insediamenti energetici e produttivi consistenti, per esempio, nel dosaggio di diossine e di mercurio. Le diossine possono persistere per anni in un organismo umano che sia stato esposto alle emissioni delle attività di incenerimento; il mercurio e gli altri metalli pesanti possono essere incrementati (con gravi danni di tipo neurologico) in soggetti che abbiano vissuto in prossimità di centrali termoelettriche soprattutto se alimentate a carbone e senza le più sofisticate strumentazione per la captazione di queste sostanze.
Per questo sarebbe necessario studiare la variazione nel tempo dell’incidenza delle diagnosi di malattie degenerative del sistema nervoso negli adulti e di disturbi del comportamento nei bambini residenti in aree concentriche rispetto agli insediamenti energetici.
Allo stesso modo è necessario studiare la presenza dei fluoruri – importanti indicatori di inquinamento - nei terreni intorno all’area industriale e capire quali risultanze siano emerse negli anni dai controlli effettuati sugli alimenti provenienti dalle zone prossime all’area industriale e sul pescato.
Questo quadro d’insieme deve – a nostro avviso - sempre accompagnare ogni questione economico-ambientale-sanitaria emergente perchè altrimenti sarà molto difficile mettere in atto tentativi di recupero di attività economiche compatibili con la tutela ambientale e sarà più facile cedere al ricatto occupazionale.
In questa ottica torniamo a chiedere con i movimenti e l’associazionismo impegnati sulla stessa linea l’avvio concreto del lavoro per definire i tratti di quel diverso modello di sviluppo annunciato dalle amministrazioni locali ma che finora non sembra abbia fatto significativi passi avanti.
Della visione d’insieme qui proposta fanno anche parte le vicende giudiziarie che interessano la nostra realtà.
E’ noto che a dicembre prossimo inizierà il processo per le omissioni dolose di cautele nel petrolchimico di Brindisi; il 19 maggio si terrà presso il Tribunale di Brindisi ll’udienza per discutere la richiesta di archiviazione proposta dalla Procura della Repubblica di Brindisi in relazione alle malattie e ai decessi occorsi nel petrolchimico per le esposizioni al CVM-PVC; il 29 maggio si terrà una importante udienza del processo per le morti da amianto sempre nel petrolchimico. A questo riguardo rappresenta un importante elemento di novità la costituzione di parte civile delle amministrazioni provinciale e comunale nel processo per omissione dolosa di cautele, la prima già ammessa nell’udienza preliminare e la seconda annunciata per l’inizio del dibattimento.
Proprio in vista dell’udienza del 19 maggio Medicina Democratica e il Comitato Vittime del petrolchimico organizzeranno un sit in per riprendere unitariamente tutti temi che compongono la questione Brindisi e per richiamare l’attenzione della collettività sui diversi aspetti che la compongono.
Gino Stasi
(Presidente Medicina Democratica - Brindisi)
COMUNICATO STAMPA MEDICINA DEMOCRATICA - MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE