Brindisi, 07/05/2005
Legambiente: appunti per il nuovo governo regionale
Dopo quella che ha definito “imprevista ed imprevedibile” vittoria elettorale, il neopresidente della regione, Nichi Vendola, è impegnato a definire programmi istituzionali capaci di dare risposta alle speranze, alle istanze di cambiamento ed anche ai sogni dei pugliesi.
E’ evidente che uno dei primi obiettivi di Vendola debba essere la revisione della legge di riordino ospedaliero ed il riqualificare un diffuso sistema sanitario pubblico, ma positiva è l’attenzione già,dimostrata verso la salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile di una regione che voglia essere sempre più proiettata verso il Mediterraneo ed i Paesi che su di esso si affacciano.
La decisione di nominare un assessore che coordini l’attività politica regionale concernente il Mediterraneo non può che essere giudicata con estremo favore da chi, come Legambiente, anche atrraverso la presenza, nella seconda metà di,luglio, di “Goletta verde” a Valona e lungo le coste della Grecia occidentale, è impegnato a fare del Mediterraneo un “mare di pace, di cooperazione e di sempre più stretta collaborazione fra popoli, etnie, culture “ che tanto hanno in comune.
La questione ambientale dovrà certamente avere un ruolo essenziale nei programmi di governo di Vendola e rapidamente va affrontata la contraddizione della permanenza, undici anni dopo la prima nomina, di un commissario per l’emergenza ambientale in Puglia, che oggi è lo stesso Presidente della Regione (ammesso che Berlusconi voglia trasmettere l’incarico ad una persona non più “fidata”); Fitto, malgrado l’impegno dell’assessorato all’ambiente, è spesso venuto meno ai doveri di pianificazione, programmazione e controllo che sono di preminenza del Presidente e della sua Giunta ed ha esercitato i poteri straordinari di Commissario in modo, a dir poco, discutibile, ad esempio prestando più attenzione alle forme di gestione dell’Acquedotto Pugliese che a piani, organici e resi più facilmente operativi attraverso l’esercizio dei poteri straordinari, concernenti bacini irrigui, irrigazione in aree agricole o depurazione dei reflui (e meno male che Giove Pluvio ci da dato una mano!).
Le contraddizioni più vistose, però, si sono registrate in materia di gestione dei rifiuti e di politica energetica: la Puglia è ancora lontanissima dall’obiettivo minimo del 35% dei rifiuti solidi urbani destinati al riciclaggio fissato per la fine del 2003 dal “Decreto Ronchi”, ma Fitto da Commissario per l’emergenza ambientale, ha pensato bene, in contrasto con la pianificazione per bacini o per ambiti territoriali (ATO) di incentivare i termovalorizzatori, che, è bene precisarlo non rappresentano la chiusura del ciclo dei rifiuti, ma in un certo senso il suo fallimento, ad esempio incenerendo il CDR che potrebbe rappresentare la giusta alternativa a combustibili inquinanti in cementifici ed impianti esistenti.
Mentre il Piano energetico regionale è una sorta di tela di Penelop, più volte giunto vicino all’ultimazione ed altrettante volte bloccato; nel frattempo la deregulation ha consentito alle imprese di gestire a loro piacimento il parco elettrico esistente e, perfino nella programmazione, più che auspicabile, di insediamenti eolici, un incontrollato ed infelice assalto alla diligenza nella realizzazione di nuovi impianti (in Puglia, a fronte di una domanda di circa 17,5 twh -miliardi di chilowattora- si va ben oltre la già assurda offerta di 42 twh da legambiente ipotizzata nel 2002!.
Da Vendola giusto attendere il blocco della previsione di troppi termovalorizzatori (il che, peraltro, tende a vanificare le stesse campagne di sensibilizzazione ed educazione dello stesso assessorato regionale all’ambiente) ed un piano per ambiti territoriali rispettoso del Decreto Ronchi, così come è giusto attendere in primo luogo una posizione istituzionale contraria all’attuale gestione delle centrali termoelettriche, in funzione del solo profitto delle imprese (vedasi esercizio a pieno regime ed a carbone della centrale di Brindisi sud), in secondo luogo, il blocco di nuovi impianti non giustificabili in un serio piano regionale (da ufficializzare rapidamente) e, infine un netto no ai terminal di rigassificazione (a Brindisi incompatibile con la volontà popolare ed istituzionale e con le linee di sviluppo prospettate), anche in considerazione del fatto che 8-10 miliardi di metri cubi di metano all’anno potramnno arrivare dal 2010 dal Mar Caspio con un gasdotto, approvato dall’Unione Europea e che la regione è bene che accolga “positivamente” in condizioni di sicurezza e di impatto ambientale ben diverse rispetto ad un terminal di rigassificazione ed a folli megaopere connesse (quali gliminterramenti di mare nel porto o di un nuovo porto a Cerano, prospettate a Brindisi).
Altro elemento di contraddizione sono stati i piani di risanamento delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale e quelli di bonifica di siti inquinati, con primario riferimento alle aree industriali di Brindisi e di Taranto: i primi sono il classico topolino partorito dall’elefante, per di più ancora inattuati, mentre i secondi che avrebbero potuto tradursi in accordi di programma e venire finanziati nella legge finanziaria del 2001, sono oggi altra cosa rispetto a quella occasione di formazione di qualificate professionalità e di sviluppo sostenibile che avrebbero potuto rappresentare: a Vendola si chiede di promuovere un ripensamento su un modello di sviluppo che ha anche inquinato ambiente e coscienze, ma che ha soprattutto localmente prodotto lavori ed appalti precari, per favorire, il passaggio da industrie di base ed aree di servizio per lontani consumi verso insediamenti ad alta tecnologia e ad alto valore aggiunto, stimolati proprio da progetti di risanamento e bonifica.
A liberismo, deregulation e produttivismo a scapito dei diritti dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente ed allo sfruttamento selvaggio delle risorse locali (vedasi anche l’incontrollata antropizzazione del territorio, in primis delle coste, in sostanza favorita da condoni e leggi regionali – quali la 8/98 – con l’effetto di adattare a tali realtà gli stessi piani paesistici ), vanno contrapposte la valorizzazione delle risorse e la qualità in agricoltura, nell’industria, nel turismo, nel terziario avanzato, nell’edilizia e nella salvaguardia delle straordinario patrimonio storico-artistico ed ambientale pugliese, investendo veramente, fra l’altro nell’innovazione, nella ricerca e nella formazione: i saperi ed i sapori della nostra terra sono la più grande risorsa ed il più grande valore aggiunto su cui fondare lo sviluppo di una regione radicata in Europa e nel Mediterraneo (il parco, del Gargano, i centri storici, i percorsi agrituristici ed enogastronomici, il boom turistico del Salento sono testimonianza di una scommessa vincente).
Un ultimo invito voglio inviare a Vendola: perché non trasformare l’ex base militare Usaf di San Vito dei Normanni in una cittadella in cui realizzare formazione (universitaria e post universitaria, ricerca, programmi di cooperazione internazionale, culturali, educativi, commerciali, turistici ed in cui trasferire la sede ONU di coordinamento degli aiuti internazionali, in primis verso Balcani, Medio ed Estremo Oriente (oggi con funzioni di poco più di deposito, presente nell’aeroporto di Brindisi), ma in cui allocare anche un centro di coordinamento dell’Unione europea, il tutto avente come oggetto professionalità e tematiche il Mediterraneo come mare di pace e di crescita comune dei Paesi rivieraschi.
Doretto Marinazzo
Consigliere Nazionale di Legambiente
Responsabile Regionale Settore Energia
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