Brindisi, 02/04/2003
Brindisi, prima in puglia, sviluppa uno studio per il cancro del colon-retto
Brindisi è la prima provincia pugliese a sviluppare uno studio sul territorio sull'incidenza e la diagnosi del cancro del colon-retto. L'ufficialità dell'iniziativa dell'Ausl Br/1 è stata resa nota nel corso di un incontro, organizzato nell'auditorium della Palazzina Universitaria dell'ex ospedale "Di Summa", a cui hanno partecipato il direttore sanitario dell'Ausl Br/1 dott. Gianfranco Iannarelli, i medici di Medicina Generale e gli specialisti esperti in endoscopia digestiva. Un confronto che è servito a verificare la sostanziale convergenza d'intenti in merito all'azione di prevenzione del cancro colonrettale e le modalità da utilizzare nello screening dei soggetti a rischio.
Lo studio pilota, il primo in Puglia, registra la fondamentale partecipazione del Dipartimento dell'Emergenza e dei trapianti d'organo dell'Università degli Studi di Bari. Non a caso, l'apertura dei lavori dell'incontro presso il "Di Summa" è stata affidata al professor Antonio Francavilla, direttore della cattedra di gastroenterologia dell'Università di Bari, rinomato a livello internazionale soprattutto per i trapianti di fegato e per le numerose ricerche in campo medico. Dello screening e della diagnosi precoce di questo tipo di cancro ha parlato il professor Marcello Ingrosso, ricercatore della cattedra di gastroenterologia della stessa Università di Bari. E' stato quest'ultimo, infatti, ad illustrare le evidenze scientifiche e a presentare il piano operativo da realizzare nel territorio della provincia di Brindisi. L'opinione dei medici di Medicina Generale è stata sintetizzata dai dottori Giuseppe Martello, segretario provinciale FIMMG e Raffaele Capone, presidente provinciale SIMG. Saranno proprio i medici di Medicina Generale ad avere il compito di individuare, ciascuno nell'ambito della propria popolazione assistita, i soggetti " a rischio" e segnalarli all'Ambulatorio specialistico per gli accertamenti del caso: l'esecuzione della colonscopia e il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Il rischio di sviluppare un tumore del grosso intestino aumenta se ci sono due o più parenti di primo grado (fratello, sorella, madre, padre) che sono stati affetti da polipi o cancro al colon, soprattutto se diagnosticati al di sotto dei 50 anni. E' soprattutto a costoro, quindi, che viene rivolto l'invito a consigliarsi con i medici di base per sottoporsi ad uno dei due, o entrambi, gli esami necessari.
Un progetto di ricerca, quindi, che garantirà una diagnosi precoce sulla popolazione, uno strumento indispensabile per prevenire il cancro. Quest'ultimo, infatti, si genera da piccole formazioni benigne, chiamate polipi, che si sviluppano nell'intestino. Il cancro al colon può essere prevenuto asportando i polipi, generalmente senza intervento chirurgico ma con un intervento endoscopico ambulatoriale (polipectomia), prima che questi si trasformino in forme tumorali maligne. Il prelievo di tali frammenti è del tutto indolore. La colonscopia, oltre a fare la diagnosi, consente anche il trattamento di alcune patologie.
Occorre ricordare che, nella popolazione italiana, secondo una stima del 1990, il cancro colonrettale si colloca al secondo posto per incidenza e mortalità, sia nell'uomo che nella donna, rispettivamente dopo il cancro del polmone e della mammella. La prevenzione, quindi, come ha ricordato il direttore sanitario dell'Ausl Br/1, dottor Gianfranco Iannarelli, risulta essere fondamentale. Ecco perché, nei prossimi giorni, su precisa indicazione del direttore generale dell'Ausl Br/1, dott. Bruno Causo, verranno concordati con i medici di Medicina Generale i tempi e le modalità di attuazione di questo piano con l'indicazione della strumentazione diagnostica necessaria e l'individuazione della struttura ambulatoriale.
COMUNICATO STAMPA DELL'AZIENDA UNITA' SANITARIA LOCALE
Dalla redazione giornalistica di Puglia TV - Brindisi
|