Brindisi, 19/05/2005
Il ricambio generazionale nella politica locale è ancora una chimera
La scelta di Mimmo De Michele di dimettersi da vicepresidente del Consiglio Comunale di Brindisi (non per ragione politiche ma per troppi impegni - come ammette egli stesso) si presta ad alcune considerazione ben più ampie sul modo tutto brindisino di gestire la politica che partono proprio dalla tendenza consolidata di affidare troppi incarichi nelle mani di pochi e sempre gli stessi.
Da sempre in città vi sono delle problematiche legate al ricambio generazionale della politica, quelli che si candidano sono sempre le stesse persone da anni ed è chiaro che chi è diposto a mettersi in gioco e a confrontarsi con il consenso della gente, pretende poi successivamente al voto la conseguente visibilità politica che si traduce in questo o in quell’incarico.
Se è vero che Brindisi e la sua politica sono ad una svolta epocale, bisognerebbe che i leader politici dei diversi partiti trovassero il coraggio di dare spazio proprio a coloro che con il voto non hanno inteso di cimentarsi.
Dare oggi visibilità politica, potrebbe significare domani avere nuovi candidati e quindi nuova classe politica.
È chiaro che se questo non può avvenire con incarichi che solo consiglieri comunali possono ricoprire, come per il caso della vice presidenza del consiglio, così non è per gli incarichi negli enti di secondo grado ancora da assegnare, anche se è troppo facile da prevedere che sono troppo coloro che, sempre gli stessi, sono in atttesa del fatidico posto al sole.
La conseguenza quindi è che a Brindisi il ricambio è difficile da attuare, per una mancanza di lungimiranza nella politica, di una visione più ampia e soprattutto più alta e nobile della gestione della cosa pubblica.
Analoga problematica rinviene pure dal regolamento del comune, cui sono soggetti tutti coloro che politicamente vi sono impegnati.
Il problema evidenziato dal consigliere Rizziello in questi giorni, non è elemento da sottovalutare. La limitazione del regolamento che non consente a coloro che fanno parte delle commissioni, di giustificare la loro assenza se non con certificato medico e certtificato del proprio datore di lavoro, non è regola da sottovalutare, perché è come se escludesse automaticamente dalla possibilità di partecipare alle commissioni ogni libero professionista o imprenditore che sia.
Basterebbe quindi per garantire a tutti pari opportunità inserire nel regolamento del comune, la possibilità di presentare una semplice autocertificazione, che avendo addirittura rilevanza penale, potrebbe sicuramente essere adottata anche per regolare l’assenza nelle commissioni consiliari.
In questo caso, si consentirebbe che chiunque potrebbe rivestire cariche all’interno delle commissioni senza discriminazioni.
Il fine ultimo, sia che si discuta del primo caso, che del secondo, l’obiettivo, tutto politico, dovrebbe essere quello di poter sfruttare al meglio in termini di risorse umani tutte le professionalità che pure in città esistono, ma di cui spesso ci si priva.
Elda Donnicola
dal Tg di Puglia Tv del 19 maggio 2005
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