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Brindisi, Carruezzo: "non confondere il centro storico con il centro commerciale"



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Brindisi, 17/06/2005

Carruezzo: "non confondere il centro storico con il centro commerciale"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente un intervento di Giusy Carruezzo, componente della segreteria provinciale dello Sdi.

Ho seguito in questi giorni il dibattito aperto sulla viabilità che, a mio avviso, non può prescindere dall’utilizzo polifunzionale del porto, dalla ridefinizione dell’isola pedonale e dal piano parcheggi sempre richiamato e mai attuato. E da una distorsione di fondo alla base del problema che da sempre cerco di denunciare: non si può confondere il centro storico con il centro commerciale.
Ciò, soprattutto, in considerazione del fatto che stanno per essere ultimati i lavori su piazza Vittoria, e dell’esistenza di un’isola pedonale sproporzionata per Brindisi, inadeguata, quindi, alle reali esigenze di una città con vocazione, si reclama a gran voce in tutte le sedi, turistica. Proviamo a fare chiarezza; con spirito costruttivo. Partendo da un fatto incontestabile.
Una politica populista e irresponsabile, espressione del più assoluto qualunquismo e della sola apparenza che nasconde il nulla, ha finito per spogliare Brindisi perfino della sua ricchezza naturale per eccellenza, l’ultima che le rimaneva dopo il fallimento di tutte le politiche industriali: il porto interno.
Un porto unico per bellezza, conformazione, sicurezza e posizione strategica in tutto il Mediterraneo, e che ogni città della Puglia ci invidiava per il record di traffico-passeggeri nazionale e internazionale che registrava.
Anzicchè migliorare le strutture e i servizi della città trovando soluzioni parallele o alternative all’affollamento delle navi e al troppo traffico in particolare dei turchi, si è buttata a mare l’acqua sporca insieme al bambino trasferendo in blocco tutto il porto interno nell’infernale deserto di Costa Morena. Che è un inferno acnhe per i brindisini figuriamoci per chi viene da fuori città.
I turisti, e non solo i passeggeri turchi, letteralmente spariti da Brindisi o perché inviati per la tangente a Costa Morena senza nemmeno sfiorare la città; oppure perché obbligati all’arrivo alla stazione ferroviaria a prendere i taxi per raggiungere quel desolato inferno della zona industriale. Una città di frontiera che ora somiglia ad un immobile paesone del Sud in cui unico sfogo alla disoccupazione totale è la passeggiata al centro, ed un porto asservito agli interessi di poche persone negli affari della movimentazione del carbone e altri combustibili per le centrali.
Quel che più colpisce è che questa operazione suicida, sfociata nella chiusura al traffico di tutti e tre i corsi per il porto, che ha portato i negozi alla chiusura a catena e ridotto allo stremo perfino i bar e gli esercizi pubblici che non ce la fanno più a sostenersi con gli incassi solo della passeggiata del sabato e della domenica, è stata attuata con un gioco delle tre carte che ha fatto leva sull’ignoranza e la dabbenaggine di tanti: il centro commerciale di Brindisi scambiato per il centro storico, e quattro chianche dozzinali che non reggono minimamente ad alcun carico fatte valere più del destino del porto e della città.
Con questo gioco delle tre carte ai brindisini si è rappresentata la prospettiva falsa di una città felice, tutta immersa in una grande isola pedonale. E si è realizzato il progetto di altri porti dell’Adriatico di appropriarsi di tutto il traffico per l’Oriente che prima gravitava per dotazione della natura su Brindisi.
Cosicché nelle politiche nazionali il porto di Brindisi già oggi è preso in considerazione solo quale scalo commerciale di carbone e quant’altro, e non per il traffico-passeggeri. Un fatto inaudito, che sta passando (al di là dei pur lodevoli dibattiti in atto) nel silenzio “complice” di tutti quelli che non consentono di discutere su soluzioni più praticabili, dettate dalla logica e dalla ragione, in grado di conciliare esigenze legate allo sviluppo del porto, del turismo, del traffico, del commercio e quindi della città
Prevedere, per esempio, l’attracco delle navi-passeggerei di piccola stazza nel porto interno, e solo di quelle grandi a Costa Morena. Presupposto di ciò, però, è la creazione finalmente di un Punto Doganale Unico che può essere individuato sulla banchina lato Perrino lungo la discesa che porta ai silos Indesil, così da consentire in maniera celere lo smistamento dei mezzi e dei passeggeri per il porto interno nel Seno di Levante (cioè agli approdi oggi inutilizzati di via del Mare e della Stazione Marittima), oppure per il porto esterno a Costa Morena, a seconda appunto della stazza delle navi e quindi dei punti d’attracco.
Va da se che tale Punto unico di Dogana deve essere potenziato: perché non si può consentire che ogni operazione di sdoganamento comporti 2 ore in media di attesa, a fronte dei 15-20 minuti occorrenti su Bari. Viene quindi naturale non solo il ripristino del doppio senso di marcia su tutta Via del Mare, ma anche la riapertura dei corsi al traffico in direzione porto, con chiusure invece articolate: a) per periodi e fasce orarie da giugno a settembre dalle 18 alle 23, b) le domeniche e i giorni festivi l’intera giornata .
Io ritengo invece che vada chiuso al traffico il vero centro storico: piazza Santa Teresa, via Duomo, via Tarantini fino al limitare del nuovo teatro. E da giugno a settembre il lungomare Regina Margherita. Questo si che darebbe un senso alla passeggiata dei brindisini. Eviterebbe inoltre gli orribili attuali imbottigliamenti su via Lata e su via del Mare soprattutto il sabato sera, e renderebbe un buon servigio a tutti sotto il profilo della sicurezza e dell’igiene pubblica, data la presenza sul lungomare di numerosi punti di ristoro all’aperto: La chiusura del lungomare, insomma, come sfida al senso di civiltà di brindisini ad usare l’auto il meno possibile.

Giusy Carruezzo
Segreteria provinciale Sdi


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