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Brindisi, Edipower: scontro fra “titanici tecnici”



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Brindisi, 03/07/2005

Edipower: scontro fra “titanici tecnici”

“La Magistratura opera in assoluta autonomia decisionale e non deve essere condizionata da qualsivoglia pressione, sia essa di ordine politico o sociale”.
Sulla base di queste considerazioni ogni cittadino deve avere assoluta fiducia nell’operato della Magistratura e accettare le decisioni che scaturiscono dalle indagine che compie.
Cosa è accaduto sul caso Edipower? In questo caso la faccenda è degna di qualche riflessione. In sostanza i cittadini, i lavoratori, gli Enti Locali hanno assistito ed un vero e proprio scontro fra Titanici Tecnici.
I tecnici del tribunale la pensano in modo diametralmente opposto ai tecnici degli Enti Locali. Senza entrare nel complicato mondo delle qualifiche di ognuno di loro, noi conosciamo quelli degli Enti Locali, si tratta di dirigenti del CNR, Ordinari dell’Università di Roma e Lecce con curriculum lunghi 2 metri. Sono nominati dagli Enti Locali che notoriamente non pendono dalla parte di Edipower.
Appurata l’imparzialità e sgombrato il campo da eventuali possibili condizionamenti, esprimendosi sulla idoneità delle opere immediate proposte da Edipower, che avrebbero dovuto consentire il dissequestro di una parte del parco carbone, i tecnici nominati dal Tribunale hanno dato parere negativo mentre i tecnici degli Enti Locali, che hanno partecipato ai tavoli tecnici, hanno invece espresso, all’interno del verbale sottoscritto, parere positivo.
E’ bene ricordare che l’una o l’altra ipotesi non sono del tutto indifferenti: nel primo caso 400 lavoratori perdono il posto di lavoro infoltendo la già ben guarnita schiera di disoccupati assistiti esistente a Brindisi, nel secondo caso riprende l’attività produttiva di una centrale elettrica che occupa 400 lavoratori fra diretti ed indiretti e prevede, oltre alle naturali ricadute economiche degli occupati, investimenti per 270 ML di euro destinati quasi interamente in opere ambientali che all’economia brindisina farebbero comodo ed incrementerebbe di 30 unità il proprio organico sfoltendo, in questo caso, la nutrita schiera di disoccupati.
E’ lecito ipotizzare che il Magistrato avrebbe potuto, per esempio, nominare come CTU uno dei tecnici degli Enti Locali? E cosa sarebbe successo in questo caso?
E’ evidente che in questo caso sarebbe stato accettata l’istanza di dissequestro e qualche centinaio di famiglie avrebbe evitato di perdere il sonno e la serenità.
Dove sta la verità? Chi ha ragione?
In casi come questo in cui c’è palese opposizione di pareri, i dubbi che ci poniamo sono legittimi o dobbiamo comunque e sempre inchinarci alle decisioni della Magistratura in nome dell’autonomia e dell’assoluta imparzialità dei giudici?.
Le determinazioni dei giudici non possono non tenere nel dovuto conto le ricadute sociali che si abbattono sul territorio e sui lavoratori in particolare.
Siamo convinti, anche perché confortati dalla legge in materia e da casi analoghi avvenuti in Italia, che le indagini ambientali possono essere svolte permettendo alle aziende di continuare a produrre, magari prescrivendo o limitando il perimetro d’azione contemplando positivamente le esigenze di accertamento ed indagini con le altrettanto sacrosante esigenze dei lavoratori a conservare il proprio posto di lavoro.

Un gruppo di lavoratori che opera in Edipower


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