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Brindisi, Rigassificatore: lettera aperta di Legambiente a Mr. Robottom (Lng)



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Brindisi, 16/08/2005

Rigassificatore: lettera aperta di Legambiente a Mr. Robottom (Lng)

Egregio signor Robottom,
questa settimana abbiamo letto l’intervista da Lei rilasciata al periodico Euromediterraneo e riteniamo opportuno esprimere il nostro punto di vista su alcune Sue considerazioni.
Sotto il profilo della sicurezza, le Sue valutazioni omettono un aspetto fondamentale, ossia che British Gas intende realizzare il terminal di rigassificazione nelle immediate vicinanze di altri sette impianti a rischio di incidente rilevante, in un’area industriale da cui già nel 1998 le autorità nazionali hanno sancito la necessità di delocalizzare gli impianti esistenti.
La questione non è dunque solo quanto è sicuro il rigassificatore, per definizione di legge impianto a rischio di incidente rilevante, piuttosto quanto sono pericolosi gli insediamenti che lo circondano.
Aspetti che British Gas e il Governo italiano mostrano di voler trascurare, al punto da non ritenere necessaria la Valutazione di Impatto Ambientale, nonostante le chiare prescrizioni in tal senso contenute nella normativa italiana e comunitaria.
Infine, ma non meno importante, nessun progettista potrà mai affermare che un impianto sia intrinsecamente sicuro. Esiste sempre un margine di rischio – piccolo quanto si vuole – per cui un incidente PUO’ accadere, e nel caso del rigassificatore sarebbe devastante.
Le proteste e gli slogan dei brindisini, lungi dall’essere “basati su fatti non veri” ed essere espressione di “una lotta politica senza ragione logica”, sono invece motivati dalla mancata applicazione di precise disposizioni legislative in materia di sicurezza ed ambiente, che stabiliscono fra l’altro il principio di partecipazione della popolazione interessata. Circostanze su cui la giustizia amministrativa ha già espresso qualche riserva e la Commissione Europea ha avviato una procedura di pre-infrazione nei riguardi dello Stato Italiano.
A fronte della costruzione dell’ennesimo impianto a rischio nella città di Brindisi, ad oggi non è chiaro quali siano in concreto le ricadute positive e le opportunità di sviluppo di lungo periodo connesse alla sua realizzazione, visto che peraltro i produttori di energia da carbone escludono categoricamente ed ufficialmente l’utilizzo del gas nelle centrali brindisine.
Certamente al riguardo non convincono i numeri, sempre diversi, diffusi dalla Società relativamente al personale che sarà impiegato stabilmente. Da una stima iniziale di quaranta addetti si è infatti passati ad una più ottimista di duecento, secondo un rapporto di proporzionalità diretta per cui al crescere delle difficoltà create dalla comunità locale, aumentano i posti di lavoro che l’impianto assicura.
Allo stesso modo non convince nessuno la catena del freddo da realizzarsi a non più di tre chilometri da Capo Bianco nel perimetro dell’area industriale, “sito inquinato di interesse nazionale”.
Nel frattempo si moltiplicano gli spazi pubblicitari acquistati da British Gas sui giornali locali per far sapere ai brindisini ciò che i brindisini già sanno, ossia che il metano non è fonte di inquinamento e che produce energia pulita.
Non è questa evidentemente la ragione del loro no all’impianto ma British Gas, banalizzando tale opposizione, ha messo in piedi l’unica campagna mediatica possibile, il cui risultato è di accrescere nella gente il senso del raggiro e di indignare ancor di più gli animi.
L’ultima inserzione a tutta pagina è appunto sul periodico Euromediterraneo, che non a caso sullo stesso numero dedica alla questione due o tre articoli tutti pro-impianto, fra cui la Sua intervista-verità all’insegna del “Tutto quello che avreste voluto sapere sul metano e che gli ambientalisti non vi hanno mai voluto dire”: il rigassificatore non inquina, non può esplodere e porterà a Brindisi tanto lavoro e tanto benessere.
Naturalmente nessuna menzione è fatta degli utili milionari e degli enormi benefici economici che British Gas trarrà dall’investimento, aspetti che più degli altri avrebbero chiarito ai brindisini in cosa consiste la reale vantaggiosità dell’impianto.
In quell’intervista, fra l’altro, Lei annuncia che “Capo Bianco è l’unica possibilità”; non esiste altra localizzazione possibile.
Tale conclusione, tiene a precisare, non è un capriccio, ma il risultato ingegneristico di analisi di dettaglio che escludono sia l’ipotesi di una piattaforma in mare aperto sia quella di un nuovo porto in zona Cerano. Chiarimenti che hanno subito vanificato l’ultimo tentativo del Presidente Ferrarese, di rilanciare il si all’impianto proponendo una diversa ubicazione.
Quanto al porto e alle sue potenzialità, Lei è sicuramente il meno titolato a fare valutazioni per conto dei brindisini. Rispetto al recente passato, il dato nuovo è che Brindisi e le sue Istituzioni hanno piena consapevolezza di quanto sia determinante ai fini del rilancio economico, sociale e culturale della città, un porto straordinario per configurazione e collocazione geografica, legato a infrastrutture stradali e ferroviarie, e dotato di grandi spazi per il transito dei passeggeri, delle merci e dei container, in un Mediterraneo sempre più centrale rispetto alle principali direttrici del mare.
Secondo Lei la vittoria del fronte del NO sarebbe una sconfitta per tutti, e per la credibilità dell’intero Mezzogiorno, non più capace di attrarre nuovi investimenti.
Ebbene, Robottom, noi siamo fermamente convinti del contrario: la serietà, l’affidabilità, la coerenza delle persone che in questo momento guidano la nostra comunità marcano netta la discontinuità rispetto al passato e finalmente offrono agli investitori le più ampie garanzie di trasparenza e di legalità, con l’unica irrinunciabile condizione del rispetto della sicurezza del territorio e soprattutto della sua gente.
Da questa vicenda, la credibilità del Mezzogiorno ne esce rafforzata, non più territorio residuale in cui collocare impianti altrove non voluti.
Chi ne esce colpito – speriamo per sempre – è chi offre agli investitori come Lei itinera amministrativi semplificati, raffazzonati e perfino incostituzionali, nella speranza di massimizzare e velocizzare interessi sicuramente diversi da quelli della popolazione locale.

LEGAMBIENTE BRINDISI
CIRCOLO "TONINO DI GIULIO"


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