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Brindisi, Prelievo di sabbia: interviene Il prof. Magno



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Brindisi, 16/08/2005

Prelievo di sabbia: interviene Il prof. Magno



Il prof. dott. geologo Francesco Magno, ha scritto ai Parlamentari Stanisci, Gaglione e Carbonella in relazione al previsto prelievo di sabbia dall'area marina del litorale brindisino per ripascere le spiagge di Torre Chianca e S.Cataldo, di seguito il testo integrale:

Oggetto: Vari articoli su “Prelievi di sabbia dal litorale brindisino”


Ho seguito con attenzione, sulla Sua e su altre testate, la problematica relativa al presunto prelievo di sabbia dai fondali del litorale brindisino, da utilizzare per il ripascimento artificiale dell’arenile leccese di S. Cataldo e Torre Chianca.
Condivido pienamente la presa di posizione politica dei Parlamentari, ai quali la presente viene rimessa per conoscenza, ed approvo ed appoggio ogni forma di azione che vorranno intraprendere per la salvaguardia del litorale brindisino.
Premettendo che è impensabile ogni tipo di prelievo di sabbia posto sia all’interno che nell’intorno dell’area marina protetta di Torre Guaceto, per evitare ogni possibile modifica delle condizioni idrodinamiche dell’area, ritengo che si sia fatta “confusione” fra “Punta Penne” posta nel territorio di Brindisi e “Punta Penna Grossa”, posta nel territorio di Carovigno ed al confine nord dell’area della riserva di Torre Guaceto.
Nella lettura delle interviste riportate da politici leccesi ed esperti universitari, ho constatato subito che sussiste una scarsa conoscenza dei fenomeni che interessano il litorale posto a nord di Brindisi.
Infatti, appare evidente che non si conoscono i problemi di erosione che il litorale posto a nord di Brindisi subisce, in particolare nella zona compresa fra Punta Penne e Torre Guaceto, sia per fenomeni naturali che per quelli antropici e che, a parere dello scrivente, sono molto più significativi ed evidenti di quelli evidenziati nel Comune di Lecce.
Fra i due litorali vi è una sola componente comune: il fenomeno dello “eustatismo positivo”, cioè l’innalzamento medio del livello del mare; per il resto per il litorale brindisino sussistono due concause che amplificano l’arretramento della linea di costa e la perdita media di circa 0,3-0,5 m/anno di arenile.

Uno di questi è il naturale abbassamento (bradisismo negativo) del litorale brindisino dovuto al consolidamento delle argille che, invece non sono presenti sul litorale leccese. Tale consolidamento delle argille, poste anche a soli 4-5 m. di profondità rispetto all’attuale piano di campagna e nella zona di Apani -Torre Guaceto, è amplificato dai carichi indotti dalle costruzioni abitative realizzate in prossimità della costa.

Altro fenomeno che incide fortemente nel processo di abbassamento della costa e, quindi sull’avanzamento dell’erosione, è il prelievo di acque dalla falda profonda e superficiale; tale fenomeno di emungimento di acque, pur esistendo anche nel litorale leccese, non ha ripercussioni sull’abbassamento della linea di costa in quanto la geologia del leccese è costituita da “rocce” incomprimibili.
Basta una semplice osservazione dei fronti del litorale, posto fra Punta Penne e Torre Guaceto, per rendersi conto che questi sono costituiti da sabbie, limi e lastroni arenacei (unità “panchina”), poggianti sulle sottostanti argille grigie, che ri rinvengono in affioramento poco a nord di Apani, a differenza dei litorali leccesi che sono caratterizzati esclusivamente dalle calcareniti, note come “pietra leccese”.
Eppure tale criticità ambientale, caratterizzata da una forte perdita di spiaggia, con relativa riduzione di fruibilità da parte della popolazione ( vedi spiagge di “Lido Risorgimento, S.Anna, Palm Beach, S. Lucia, Apani e Torre Guaceto), è “sfuggita” alla Regione, allorquando, nell’emanare le Direttive della Misura POR 1.3 -2a , individuavano la zona in erosione e, quindi, possibile di intervento, solo quella posta a SUD di Punta Penna.
Fra le due aree costiere esistono, quindi, sostanziali difformità, sia dal punto di vista geologico, che dal punto di vista della dinamica del litorale.

Appare del tutto impropria ed improvvisata l’assunzione, riportata dalla stampa, secondo la quale sarebbe stato individuato a largo di Punta Penne ed alla profondità di 2,5 m. la “cava di mare” utile per il prelievo di 200.000 metri cubi di sabbia da “aspirare e trasferirla in bettoline a San Cataldo”.
Assurda ed improvvisata perché:

- l’origine e la composizione della sabbia di Punta Penne, riveniente da sabbie arenacee, è sostanzialmente diversa dalle sabbie calcaree-marnose derivanti dal disfacimento della “pietra leccese”; è evidente che le sabbie si formano dalle azioni di disfacimento dei litorali e, se i litorali sono geologicamente diversi, altrettanto diverse saranno le sabbie prodotte e trasportate a largo dalle correnti;

- la profondità di solo 2,5 m. dal livello del mare è irrisoria e risente delle azioni delle onde; infatti un’onda, come un’iceberg, è costituita da una massa d’acqua in movimento verticale nella quale la parte visibile (onda) costituisce solo 1/5 -1/7 delle azioni dinamiche che si risentono sul fondo. Quindi, con onde di un metro, le azioni sul fondo si risentono fino alla profondità di 5-7 m..

- asportare, quindi, 200.000 mc. di sabbia da un fondale di soli 2,5 m. significa, sostanzialmente, annullare l’azione frenante di tale sabbia sull’energia dell’onda ed ampliare notevolmente l’azione erosiva delle onde sulla linea di costa;

- asportare quella sabbia significherebbe, in definitiva, modificare notevolmente l’idrodinamica del fondo marino e della costa, amplificando notevolmente i fenomeni di erosione areale della linea di costa, con un’aumento dell’attuale perdita media annua di bagnasciuga.

In quanto alle altre innumerevoli imprecisioni lette, appare opportuno e necessario evidenziare che la realizzazione di “opere di difesa” della costa, ove realizzate con “pennelli verticali” alla stessa linea di costa (come nel leccese) hanno bisogno di una valutazione progettuale sulla dinamica dei fluidi marini e dei depositi litorali; tale dinamica si individua mediante l’applicazione di un “modello matematico predittivo” che evidenzia le aree poste a “monte” ed a “valle” del pennello, sulle quali attivare azioni di eventuale “ripascimento artificiale”.
Non ha alcun senso, senza una modello matematico predittivo, riportare sabbia ed attendersi che la stessa sia rimossa da dove allocata e trasportata in aree differenti.
Diversa è invece la difesa della costa come progettata dallo scrivente, congiuntamente alla Ripartizione Urbanistica del Comune di Brindisi e finanziata con la stessa Misura POR, che prevede la protezione di aree in erosione poste alle Saline e nel territorio di Torchiarolo, mediante la realizzazione di “celle soffolte”, invisibili e poste al di sotto del livello medio del mare che, per come progettate, abbattono le energie erosive delle onde su tutti i lati, salvaguardando la linea di costa e riducendo al minimo l’arretramento.
Anche per questo progetto è previsto un “ripascimento artificiale” per la costituzione di almeno 25-30 m. di sabbia e cio’ avverrà mediante l’utilizzo di “sorbone” che aspireranno dal fondo del mare, posto nell’intorno delle “celle” ed a profondità superiore alle azioni verticali delle masse d’acqua in movimento (onde), sabbie di natura e costituzione simile a quelle presenti sul bagnasciuga.
Per le considerazioni geologiche e composizionali su richiamate, mi chiedo perché tale “aspirazione” di sabbia non viene prevista anche a largo di S. Cataldo e di Torre Chianca, invece di inventarsi giacimenti di sabbia posti altrove che, ove asportati creerebbero fortissimi impatti negativi sul litorale brindisino, oltre che inutili ed enormi sprechi di denaro pubblico?

Appare del tutto strano, infine, che si dia per acquisita la “Valutazione di Impatto ambientale” del richiamato prelievo di sabbia in quanto, dopo approfondita ricerca, ho constatato che alcun avviso di pubblicazione è stato mai effettuato dalla Regione e/o dall’impresa esecutrice dei lavori, per l’attivazione della procedura di VIA che, come ritengo sia noto, vede la partecipazione diretta degli Enti ( Comune, Provincia, ecc.) delle Associazioni ambientaliste e dei Cittadini che, con questo strumento, hanno la possibilità di esprimere proprie considerazioni ed alle quali la Commissione regionale di VIA deve obbligatoriamente dare risposte.
Non mi meraviglierei delle “distrazioni” degli Enti ( vedi VIA della Enipower, della Enipower, ecc.) ma, ritengo, che ove fosse stata realmente convocata una Conferenza di servizio per il 20 settembre, tale “distrazione” possa essere compensata con un “parere” forte politicamente e qualificante dal punto di vista tecnico.

Nell’esprimere compiacimento sia per l’attenzione giornalistica sul problema che, per la prontezza della risposta dei nostri Parlamentari, si consiglia di motivare adeguatamente i Rappresentanti regionali, perché possa essere modificata l’indicazione della misura POR 1.3-2a e possano attivarsi finanziamenti adeguati all’area posta a Nord di Brindisi e compresa fra Punta Penne e Torre Guaceto che, come riportato anche nel Piano della Costa, non ancora approvato, rappresenta una concreta e reale riduzione della fruibilità della costa con evidenti danni economici .

Nel ringraziare per l’ospitalità, si resta a disposizione per eventuali chiarimenti che dovessero riguardare l’argomento.

Prof. Francesco Magno
Docente a contratto di Diritto dell’Ambiente
Facoltà di Ingegneria Gestionale
Università di Lecce

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