Brindisi, 17/04/2003
Antonino: le grandi aziende non aiutano la crescita occupazionale delle piccole e medie imprese
Da molti mesi l'Amministrazione Comunale, unitamente agli altri enti locali, è impegnata a verificare possibili soluzioni alla grave crisi in cui versa il settore chimico. Una crisi che trae origine dalla polverizzazione del petrolchimico, avvenuta attraverso la cessione di impianti da parte dell'Enichem. Non a caso, due aziende subentranti - l'Evc e la Dow - hanno già chiuso i battenti, provocando gravi ripercussioni occupazionali. Oggi, pertanto, c'è una corsa a fornire garanzie e c'è anche chi sostiene che le bonifiche dei siti inquinati debbano essere effettuate con risorse pubbliche. In realtà, i grandi gruppi della chimica di base non sono stati mai in grado neanche di favorire lo sviluppo di insediamenti legati alla chimica fine. E' il caso della "Plastic Tube Assembly". Si tratta di una azienda che ha acquistato un capannone nella zona industriale di Brindisi e, con proprie risorse (pari a circa tre miliardi di lire, di cui solo 300 milioni ottenuti con un finanziamento erogato dalla Comit), si è dotata dei macchinari necessari per avviare una produzione di cannucce attraverso l'utilizzo di rifiuto plastico della Polimeri Europa. L'impianto è stato completato, ma le annunciate venti assunzioni non possono avvenire in quanto la stessa Polimeri Europa - pur avendo fornito precise garanzie in tal senso, anche su sollecitazione del sindaco Antonino - non dà seguito agli impegni assunti per la fornitura della materia prima. Oggi, pertanto, la "Plastic Tube Assembly" è costretta a lavorare al minimo delle proprie potenzialità, acquistando la plastica da altri siti, con costi decisamente più elevati.
"E' una situazione molto simile - afferma Antonino - a quella che ha visto protagonisti la Knauff e la Lafarge che avrebbero voluto realizzare a Brindisi una fabbrica di pannelli di gesso utilizzando i reflui di lavorazione della centrale di Cerano dell'Enel Produzione. In realtà, con il progetto già approvato dal Comune, i richiedenti hanno dovuto rinunciare in quanto l'Enel non intende impegnarsi a cedere 200.000 tonnellate annue di gesso per un periodo di 30 anni. Così facendo, sono andati in fumo altri ottanta posti di lavoro. La considerazione che viene spontanea è che le grandi aziende non sono in alcun modo interessate alla crescita del territorio brindisino e soprattutto alla soluzione del dramma occupazionale. Probabilmente ha ragione il vice presidente dell'Assindustria Ferrarese quando sostiene che
occorre una legge speciale per Brindisi che favorisca la crescita delle piccole e medie imprese. D'ora in poi, in ogni caso, seguirò personalmente le vicende a cui ho fatto riferimento, non fidandomi più delle promesse dei dirigenti delle grandi aziende e ignorando le miopi sollecitazioni di qualche sindacalista e di qualche rappresentante di categoria produttiva finalizzate a favorire la grande industria".
COMUNICATO STAMPA DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BRINDISI
Dalla redazione giornalistica di Puglia TV - Brindisi
|