Brindisi, 22/10/2005
Ambientalisti: attacco senza eguali contro il territorio di Brindisi
Brindisi, in questi giorni, assiste ad un attacco senza eguali contro il territorio. Una minaccia grave per una situazione ambientale già fortemente compromessa, con il conseguente pericolo che le concepite prospettive di uno sviluppo diverso e sostenibile rischiano di scomparire definitivamente.
La decisione del Consiglio di Stato, si fa, in sostanza, beffa della diffusa volontà sociale e di quella politica espressa dalle istituzioni locali (Comune – Provincia - Regione), e fa, purtroppo, seguito al “tormentato” accordo fra istituzioni locali e sindacati che ripropone erroneamente, il termovalorizzatore come unica soluzione per chiudere il ciclo dei rifiuti solidi urbani, ma soprattutto, all’accordo che consente la permanenza della centrale termoelettrica Brindisi Nord con l’esercizio di due gruppi a carbone, bruciando in un anno 1,8 milioni di tonnellate di tale combustibile e stoccando ceneri, fanghi e gessi sulla banchina messa gentilmente a disposizione, assolutamente gratis.
Su tale banchina avrebbe dovuto realizzarsi il deposito di containers, traffico che con questa decisione si decide di abolire definitivamente. A riguardo della centrale Edipower (Brindisi nord) è sempre bene rammentare che, la convenzione sul polo energetico del 1996 ed il successivo D.P.C.M. di recepimento del piano di risanamento per Brindisi del 1998, stabilivano la chiusura entro il 2004.
Il termovalizzatore, che dovrebbe utilizzare CDR (combustibile di rifiuti) di altre province e di scarsa qualità, vista l’attuale gestione degli R.S.U., è un impianto ad elevato impatto ambientale ma con un ridotto impatto occupazionale ed andrebbe ad aggiungersi alla piattaforma polifunzionale per rifiuti industriali, la cui pericolosità è stata dimostrata dagli interventi delle forze dell’ordine e dell’amministrazione provinciale.
Nel polo energetico si va verso i 5000 MW installati e ben più di OTTO milioni di tonnellate di carbone bruciate. Uno scenario che fa rimpiangere non soltanto la convenzione del 1996 (che imponeva 1980 MW in esercizio e massimo DUE milioni di tonnellate di carbone) ma perfino gli accordi del 1989 e del 1991. Insomma un inaccettabile e incomprensibile gigantesco passo indietro, di fronte al quale si offende l’intelligenza dei cittadini se si vuol far credere che tutto ciò possa conciliarsi con gli scenari, fatti intravedere, di una città diversa.
Italia Nostra, Legambiente, WWF, Coldiretti-Terra Nostra, Fondazione "Dr. Antonio Di Giulio", Fondazione "Franco Rubino", Cobas, LAV, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Comitato per la Tutela dell'Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato spontaneo cittadino "Mo' Basta!"
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