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Brindisi, Decentramento: intervento dei consiglieri Albano e Brigante



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Brindisi, 11/11/2005

Decentramento: intervento dei consiglieri Albano e Brigante

Riportiamo integralmente una nota nota dei Consiglieri Comunali dei Democratici di Sinistra Vincenzo Albano e Tiziana Brigante sul decentramento amministrativo discusso nel corso dell'ultima seduta del Consiglio Comunale di Brindisi.

DECENTRAMENTO: CHI REMA REALMENTE CONTRO IL TERRITORIO

Nell’ultimo consiglio comunale, dopo un lungo dibattito, è stato approvato un tipo di decentramento che non farà fare a questo comune quel salto di qualità che da più parti si auspicava.
Perché, così come è strutturato, è evidente che lo scopo non è quello di rendere più efficiente ed efficace l’azione politica e amministrativa dei territori, ma solo quello di risolvere, in qualche modo, la questione della indennità di funzione ai Presidenti di Circoscrizione, per contenere il loro malcontento e le loro proteste ed evitare ulteriori scossoni e fibrillazioni in seno alla maggioranza del sindaco Mennitti perennemente afflitta da problemi di tenuta.
E’ la solita storia: si dice di voler cambiare le cose, ma concretamente si lavora per lasciarle pressoché inalterate, con l’indubbio vantaggio, in questa circostanza, di poter scaricare, da domani, le eventuali inefficienze sulle istanze territoriali mantenendo nel contempo intatta la gestione centralizzata dell’attività pubblica.
L’obiettivo che ci siamo dati come Democratici di Sinistra, fin dalla campagna elettorale, è affatto diverso: più ambizioso, più politico, meno personale. Attraverso il decentramento amministrativo noi volevamo e vogliamo sanare, sia il divario che si è accumulato rispetto a molte città italiane che hanno già da tempo intrapreso, con indubbi effetti positivi, questo percorso virtuoso; sia la rispondenza ai precetti costituzionali onde dare finalmente concretezza ai principi della sussidiarietà, della cittadinanza attiva, della responsabilità e dell’adeguatezza dell’Amministrazione locale al governo della città attraverso un reale, e non fittizio, trasferimento dei poteri e delle funzioni per governare meglio il territorio.
Infatti noi ci siamo formati la convinzione, che qualcuno considera stravagante, di ritenere che chi è più vicino ai problemi può meglio e più facilmente individuarli, affrontarli e risolverli.
La soluzione approvata non va nella direzione giusta in quanto non riesce ad affrancarsi dalla sindrome del quartiere, da quella impostazione politico culturale degli anni ’70 che, nel grande disegno riformatore della partecipazione e del coinvolgimento, muoveva i primi passi assegnando ai Consiglieri Circoscrizionali ed ai loro Presidenti il limitato ruolo di filtro, la funzione di portavoce, di coloro che portavano le istanze del territorio al centro della città e che non hanno inciso nella vita delle circoscrizioni tanto che esse, nonostante l’impegno profuso dai consiglieri e dai loro Presidenti, anziché diventare centri civici di vita sociale e pubblica, risultano essere conosciuti ai più principalmente come uffici di somministrazione di certificati.
Che dire poi della evidente contraddizione insita nel fatto che, mentre da un lato si dichiara che il regolamento tende a conferire un diverso e più elevato spessore politico alla circoscrizione, dall’altro si propongono e si approvano questioni che interessano la circoscrizione senza aver minimamente pensato di poterle coinvolgere con la richiesta di un parere preventivo, che invece dovrebbe essere considerato essenziale ed esteso obbligatoriamente a tutti i temi più importanti che riguardano la circoscrizione come, ad esempio, i piani del traffico, commerciale e trasporti, la difesa dell’ambiente e gli insediamenti produttivi a rischio di incidente rilevante (comprese le convenzioni con le società elettriche al fine di allargare sempre più la base democratica della discussione e della partecipazione).
La stessa riluttanza nella assegnazione di funzioni proprie e di quelle delegate, rivela che la più importante preoccupazione sia stata quella di raggiungere il minimo sindacale, per giustificare l’erogazione dell’indennità di funzione.
Un maggiore coraggio ed una maggiore lungimiranza avrebbe dovuto consigliare un più ampio ventaglio di attività delegate come i centri sociali per anziani, le biblioteche, i servizi sociali ed assistenziali, gli impianti sportivi e palestre, la manutenzione di marciapiedi e strade, le barriere architettoniche e l’assistenza agli anziani: insomma la vita della circoscrizione.
E’ prevalsa invece la paura che una più ampia e matura partecipazione della cittadinanza alla gestione della cosa pubblica, un reale decentramento potesse togliere potere, visibilità e credibilità al palazzo e per questo si è resa l’istituzione territoriale innocua, addomesticandola e relegandola nei limiti angusti di una banale routine, senza slanci e senza prospettive.
Allora chi sbaglia?
Non certamente chi non si accontenta di un decentramento di facciata, che non porta da nessuna parte, e si batte per il rilancio dell’attività delle circoscrizioni per farle diventare organismi di consiglio, di impulso, di controllo, di proposta e di effettiva e democratica partecipazione all’amministrazione locale.
Non sbaglia certamente chi si oppone alla riduzione immotivata delle circoscrizioni, da sei a tre, nel cui accorpamento non riesce a rintracciare, per quanti sforzi e per quante richieste faccia, motivi unificanti di comunanza di radici storiche, di tradizioni, di assetto urbanistico e di tessuto e vocazioni economiche.
Allora è giusto e legittimo, oltre che doveroso, non aderire ad un decentramento che rimane tale solo nell’espressione e non anche nei contenuti, che non modifica in modo significativo l’attività ed il ruolo attuale delle circoscrizioni. Che non fa tesoro delle esperienze maturate dai nostri consiglieri lasciati, ancora una volta, soli a confrontarsi con una cittadinanza, sempre più esigente, su temi e problemi del territorio, per la risoluzione dei quali non gli sono state fornite deleghe, armi, strumenti e risorse adeguate, per svolgere un ruolo senz’altro più complesso ma sicuramente più responsabile e gratificante nei confronti di se stessi e della città.
A nulla sono valsi i nostri ragionamenti e i nostri tentativi per rettificare questa deriva.
Si è voluto pervicacemente procedere alla approvazione di un provvedimento che se da un lato conferisce il diritto all’indennità ai Presidenti (che secondo il nostro parere spetta già da tempo), non li affranca, come è avvenuto negli ultimi anni, dal servizio di guardia ad un bidone vuoto e che non è utile a niente e nessuno e in primo luogo alla loro dignità di eletti direttamente dalla gente e primo punto di riferimento e di contatto dei cittadini con l’ istituzione.

Vincenzo Albano
Tiziana Brigante
Consiglieri comunali D.S.

UFFICIO STAMPA DS BRINDISI


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