Carovigno, 18/11/2005
Malavita organizzata: chiesti 18 rinvii a giudizio dopo le indagini dei CC
Le indagini muovono i primi passi nella primavera del 2003. Lo scenario dal punto di vista dell’ordine e la sicurezza pubblica è molto sensibile. L’omicidio di IAIA Oronzo in primis, rapine, incendi, furti ed estorsioni poi, danno una chiara e preoccupante lettura delle dinamiche criminali in atto.
Uno screening analitico delle tipologie criminali sul territorio e le numerose chiamate di cittadini al 112, poi, ha consentito ai Carabinieri di Carovigno, coordinati dal superiore Comando Compagnia di Fasano (Brindisi), di individuare quelle zone in cui i reati (tutti predatori) si erano consumati con maggiore incidenza.
Ne è seguìta attività di intelligence che ha permesso ai Carabinieri di inquadrare il gruppo delinquenziale di cui si parla in tutto le loro illecite attività. Sono stati così accertati svariati furti, estorsioni, ricettazioni, incendi ed 1 episodio di rapina col buco a mano armata (presso l’Ufficio postale di Serranova, che i Carabinieri ritengono cronologicamente la prima in zona con tale tecnica), avvenuta il 11.01.2002 alle ore 14.05, materialmente eseguita da I.A. (di Carovigno) e fruttata € 52.963,50.
L’associazione, costituita promossa ed organizzata da I.G., P.C. e P.V. (di Carovigno) annoverava 18 componenti, alcuni con competenze tecniche, capaci di eludere dispositivi di allarme e sostituire centraline elettroniche per l’avviamento in moto dei veicoli appena asportati.
I furti erano finalizzati al “cavallo di ritorno” o all’immissione dei pezzi di ricambio nel “mercato clandestino delle cose rubate.”
Nel primo caso il sodalizio si avvaleva dei c.d. ganci, persone “note” che negoziavano l’indebito prezzo per la restituzione dei beni rubati. Ottenuto l’ingiusto profitto, il mezzo, sin qui diligentemente occultato in masserie o fabbricati di periferia, veniva fatto ritrovare in un luogo di sicuro afflusso pubblico, il più delle volte, su strade primarie o dinanzi ad accessi di private dimore. L.D., intercettato dai Carabinieri, era solito affermare: “…non lasciate le chiavi attaccate al quadro se no si capisce che hanno pagato…”
Nel secondo caso le refurtive venivano alienate ai ricettatori. La spregiudicatezza dell’associazione emerge nel momento in cui non riuscivano ad asportare il bene mirato; “bruciatelo ragazzi”, era l’ordine di rito. Ancora più violenti erano allorché il contadino del terreno contermine ai covi utilizzati notava movimenti loschi: “fategli un caricatone di mazzate” o “bruciategli la lamia ”.
Concludendo, le indagini – coordinate dal PM presso la Procura di Brindisi dott.sa Adele Ferraro – avrebbero permesso di ritenere definita, emersa e delineata una delle organizzazioni tra le più agguerrite operante a vasta scala sul territorio brindisino, i cui membri, emergenti nel crimine, avrebbero tratto esclusivamente il loro sostentamento dai proventi delle attività criminali.
In questa settimana è stato disposto il rinvio a giudizio “dei 18”.
COMUNICATO STAMPA CARABINIERI CAROVIGNO-FASANO PROVINCIA DI BRINDISI
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