Brindisi, 16/12/2005
Rigassificatore: Errico scrive a Romano Prodi
Egregio Professore
Onorevole ROMANO PRODI
Terminale di rigassificazione. Produzione elettrica. Crisi ambientale.
Richiesta di incontro sulle questioni della città di Brindisi.
Nel momento in cui Brindisi, il massimo polo energetico nel sistema economico nazionale, interamente alimentato a carbone e olio combustibile, si fa carico di raggiungere con i titolari delle 3 centrali termoelettriche del territorio un accordo che - riportando l’impatto ambientale delle stesse entro limiti di accettabilità ma non ovviando allo stressante e sempre più esclusivo utilizzo di territorio ed infrastrutture da parte di esse - consentirebbe alla nazione di continuare a soddisfare oltre il 10% del proprio fabbisogno elettrico, il Governo Nazionale sta facendo precipitare la vicenda della costruzione di un rigassificatore British Gas nel porto di Brindisi ad un punto di non ritorno spianando la strada ai primi lavori prodromici alla colmata nel porto, a dispetto dell’opposizione di Regione, Provincia, Comune e popolazione che reclamano a sé la programmazione dello sviluppo del proprio territorio senza neppure poter beneficiare del diritto alla valutazione di impatto ambientale o alla partecipazione della popolazione.
Sì Presidente. Per un impianto di tal fatta, che sorgerebbe vicino alla città tra altri 7 impianti a rischio di incidente rilevante, grazie a legge ad hoc si è persino saltata la procedura di impatto ambientale. Non è stata coinvolta la popolazione, e neppure i Consigli Comunale, Provinciale o Regionale che la rappresentano. Sindaco e Presidente della Provincia dell’epoca, poi travolti rispettivamente da arresti e terremoti elettorali, non si sono neppure accorti che un rigassificatore all’imboccatura del porto avrebbe per sempre compromesso il futuro del porto.
Dalle Elezioni Amministrative del 2004, Brindisi reclama presso il Governo Berlusconi i diritti sanciti dalla Legge italiana e dalle direttive europee, l’attenzione dovuta ad un’area di crisi ambientale che è anche sito inquinato da bonificare di interesse nazionale nonché straordinario concentrato di impianti ad alto rischio di incidente rilevante, infine la considerazione e il credito per il ruolo di servizio che svolge a favore dell’intero sistema economico nazionale.
Il tutto come risultato di una crescita sorprendente di opinione pubblica e coscienza civica che oggi è patrimonio pressoché esclusivo del locale Centro-Sinistra, grazie anche all’essere il sottoscritto espressione di quella cittadinanza attiva che ben prima dei partiti a Brindisi ha reclamato con forza una sterzata nel modello di sviluppo sinora seguito.
Brindisi non è affetta da sindrome NIMBY, perché ha già accolto l’immaginabile e l’inimmaginabile: oltre alle centrali un petrolchimico più grande della città stessa ormai in buona parte dismesso con pesante eredità di inquinamento di terreno e falda, discariche di rifiuti anche tossico-nocivi al servizio di tutta Italia, un inceneritore di rifiuti speciali, servitù militari onnipresenti. Ma il territorio, la popolazione e le autonomie locali brindisine non intendono più farsi carico dei bisogni della nazione se il Governo Nazionale non prenderà definitivamente coscienza delle loro istanze di sviluppo sostenibile, indifferibili dopo una effimera crescita per consumo del territorio e cantieri che ha sinora portato servizio alla nazione e utili alle grandi imprese, ma anche - a livello locale - disastro ambientale, crisi economica, disoccupazione, tensione sociale.
A Brindisi, da un anno e mezzo l’Amministrazione Provinciale disinnesca gli assedi di cassintegrati e disoccupati – inconsapevole strumento di pressione di questa o quella lobby, rigassificatore, termovalorizzatore, discariche o traffico di carbone che siano – costruendo tra inimmaginabili difficoltà alternative vie di occupazione.
E proprio il porto riteniamo sia il massimo veicolo di sviluppo, per la quanto mai favorevole collocazione tra l’Oriente e l’Europa, al centro del Mediterraneo. Per questo vogliamo salvarlo dal rigassificatore e lo abbiamo posto al centro di un nuovo modello di sviluppo sostenibile per il quale lavoriamo con entusiasmo tra grandi difficoltà.
Contro il Governo abbiamo intrapreso la strada – lunghissima ma già foriera di qualche successo - della denuncia alla Commissione Europea, dell’istanza di autotutela, dei ricorsi alla Giustizia Amministrativa, degli esposti alla Procura; di recente anche quella - sinora negataci - del dialogo, con un incontro tra me e il Ministro dell’Ambiente il 30 Novembre scorso, con l’apertura informale del Governo alla valutazione di una localizzazione alternativa del rigassificatore, esterna al porto e più lontana dalla città.
Una parte decisamente maggioritaria della città condivide con il CentroSinistra brindisino la fiducia che un nuovo Governo non possa prescindere nei propri programmi dalle valutazioni che solo le Autonomie Locali sono in grado di compiere, da un confronto costruttivo in cui trovino finalmente equilibrio esigenze di ordine diverso, in cui i bisogni della nazione trovino soddisfacimento senza travolgere quelli di importanti parti della stessa.
La prosecuzione del progetto di rigassificatore nel porto alienerebbe per sempre la benevola disposizione dei brindisini alle esigenze nazionali e innescherebbe già annunciate azioni di clamorosa opposizione popolare sinora scongiurate solo dalla massima vicinanza alle istituzioni locali e dal grandissimo spirito di legalità della cittadinanza attiva. A Brindisi i cortei da migliaia e migliaia di persone sono all’ordine del giorno da 2 anni, nel più straordinario rispetto della legge e nel silenzio della stampa nazionale.
La prego, Presidente, di voler accogliere la presente richiesta di incontro, perché Lei possa disporre di un quadro di conoscenza completo delle questioni di un territorio così importante e delicato e perché, come è auspicabile, si possa tutto il CentroSinistra lavorare su un progetto unico di governo nazionale e amministrazione locale.
Il Presidente della Provincia di Brindisi
Michele ERRICO
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