Brindisi, 14/02/2006
Forum a Mennitti: "soprassedere all'immediata firma delle Convenzioni"
Abbiamo apprezzato la convocazione da parte Sua dell’Assemblea svoltasi il 10 febbraio scorso per approfondire le tematiche concernenti l’eventuale varo delle nuove convenzioni con le società elettriche che gestiscono le centrali site sul nostro territorio. Così come ci è sembrato opportuno l’impegno da Lei assunto di convocare una nuova sessione della stessa Assemblea per un dibattito che tenga conto dei contributi di idee e di proposte fatti intanto pervenire alla Amministrazione dai partecipanti alla Conferenza. Incoraggiati dalla considerazione che proprio la stessa convocazione dell’ Assemblea è segno dell’assenza allo stato di decisioni definitive pregiudizialmente prese, di apertura alle istanze di partecipazione e di disponibilità all’ascolto anche di voci critiche in un ottica rivolta al riesame degli orientamenti “di partenza”, il Forum con il presente contributo offre a Lei, alla Giunta ed al Consiglio Comunale il proprio contributo rendendolo di pubblica ragione con lo strumento della “lettera aperta”.
Ciò premesso, dobbiamo dire subito e con franchezza che siamo contrari alla sottoscrizione in tempi brevi da parte dell’amministrazione comunale di convenzioni con le società elettriche per i seguenti ordini di motivi.
1) Tale sottoscrizione segnerebbe di fatto una grave rottura, proprio sul versante del polo energetico, della convergenza di intenti e di progetti con l’Amministrazione Provinciale e, indirettamente, anche con la Regione Puglia, istituzioni con le quali il Comune di Brindisi ha trovato una proficua e promettente intesa sul tema primario e qualificante del nuovo modello di sviluppo economico sintetizzato dal motto “Città d’Acqua”.
E’ vero che si tratta di istituzioni rette da maggioranze diverse e quindi con diversa sensibilità politico-amministrativa ma è anche vero che proprio la menzionata convergenza ha testimoniato il superamento, nell’interesse superiore della città e del territorio, di logiche di schieramento, compromissorie e talvolta lottizzatrici che si sono rese in passato responsabili del degrado e della crisi che oggi viviamo.
E’ stata una convergenza che ha perfettamente interpretato il risveglio della coscienza civica della nostra comunità ed ha costituito una grande novità di speranza che dovrebbe essere salvaguardata anche durante l’attuale stagione elettorale pur nella inevitabile durezza del confronto fra i due schieramenti locali sui temi della politica generale del Paese.
Le polemiche di questi giorni fra il Presidente della Provincia Errico e il Sindaco Mennitti ci preoccupano e perciò esprimiamo l’auspicio che possano essere rapidamente superate trovando un punto di incontro, da una parte, nel rinvio della firma della convenzione e, dall’altra, nell’impegno di sollecitare il varo nel più breve tempo possibile del piano energetico regionale, per riaprire, anche sulla base delle sue indicazioni, un serrato confronto con gli Enti elettrici.
C’è insomma bisogno di una ripresa di dialogo costruttivo e della collaborazione fra Provincia e Comune su una materia particolarmente delicata che può condizionare, anche in modo pesantemente negativo il già preoccupante futuro del nostro territorio.
2) Il secondo motivo per il quale siamo contrari all’immediata sottoscrizione delle convenzioni è che i contenuti del testo “base” messo a disposizione ci sembrano del tutto privi delle garanzie necessarie per tutelare gli interessi della nostra comunità. Abbiamo invero letto nella bozza un susseguirsi di clausole varie e generiche che presentano peraltro elementi di palese contraddittorietà.
Nel documento si afferma che la società elettrica , nel caso dell’ENEL, “si impegna ad attuare e rispettare limiti e termini rivenienti dal documento del Comitato Tecnico” ma questo documento dà per scontato e per accettato, come è stato confermato anche durante l’assemblea del 10 febbraio, la indisponibilità delle società elettriche ad aprire il confronto e la trattativa anche sul punto cruciale riguardante la quantità del carbone da bruciare (ritenuto dal Comitato intoccabile ed economicamente conveniente) e la potenza degli impianti.
Ma c’è di più e cioè che “limiti e termini” indicati nella bozza sono largamente inadeguati o addirittura evanescenti. Né c’è traccia nel documento di clausole che traducano le “richieste, suggerimenti, prescrizioni e simili del Comitato Tecnico” in “oneri convenzionali” e cioè imprecisi obblighi accettati dalla società.
Per le cosiddette “ricadute economico-sociali sul territorio” vi è poi nella bozza solo - come peraltro si afferma esplicitamente nella bozza medesima – una elencazione “esemplificativa” dei possibili impegni della società,impegni – come si è detto – tutti segnati da approssimazione e genericità dentro una logica pervasa dall’inclinazione alla mercificazione del diritto alla salute che - giova ricordarlo, è l’unico diritto definito “fondamentale” dalla nostra Costituzione. Gli impegni dell’ente elettrico ai quali si riferisce la bozza nulla aggiungono, invero, ai divieti, ai limiti e ai controlli prescritti dalla legge.
Sempre in merito alle cosiddette ricadute economiche, si legge nella bozza che la società si impegna a contribuire all’attuazione di iniziative “che possano consentire il coinvolgimento della imprenditoria locale” . Si tratta, a ben guardare, di impegni sul nulla che non apporteranno alcun vantaggio alle imprese locali e che perciò non serviranno a dare risposte serie al grave problema della disoccupazione.
Quanto alle norme di carattere sanzionatorio per eventuali inadempienze degli enti elettrici, l’art. 7 della bozza di convenzione stabilisce che per il compimento delle opere di miglioramento ambientale, in caso di ritardo, dovrebbe essere corrisposta dalla società per ogni mese una penale, ma è evidente che il concetto di ritardo, senza alcuna specificazione e senza la indicazione di un organo “terzo”, incaricato di verificare il modo definitivo ed in tempi rapidi (una sorta di arbitro), risulterebbero di accertamento assai difficile con la conseguenza che il Comune sarebbe costretto o a subire le interpretazioni di comodo di controparte o a dover instaurare una lunga serie di controversie giudiziarie dall’esito incerto.
Non c’è poi traccia nel citato documento di norme risarcitorie tali da incidere, come pure si dice nella premessa, “sulle modalità di esercizio della centrale”.
3) Il terzo motivo è costituito da una insieme di considerazioni ed indicazioni tecniche che vengono di seguito riportate.
L’ipotesi di prescindere dal piano energetico regionale (P.E.R.) tende a lasciare inalterato il pesantissimo impatto ambientale, sanitario e territoriale della potenza installata ed in esercizio del Polo energetico brindisino, del ciclo complessivo del carbone e della gran parte degli inquinanti emessi e di quelli secondari prodotti in atmosfera.Il P.E.R. – è bene chiarirlo - è lo strumento generale di programmazione della politica energetica regionale ed esso deve avere come obiettivo la razionalizzazione e la sostenibilità dell’intero sistema energetico a cominciare dall’inaccettabile concentrazione di 5000 Mw installati in un raggio di appena 10 Km, la combustione di una quantità annua di carbone dagli 8 ai 12 milioni di tonnellate, la stessa produzione potenziale di 30 Twh (miliardi di chilovattore), le già inaccettabili 50 Twh annue che la Puglia potrebbe produrre a fronte di un consumo regionale attuale di 17,5 Twh (la sola Centrale Brindisi Sud ne produce 18!) nonché a fronte di una crescita possibile in dieci anni fino ad un massimo di 23 Twh.
Va perciò ripensato l’orientamento secondo il quale in un territorio in cui tutto è stato consentito all’ ENEL e a Edipower non sia possibile oggi attendere l’approvazione del P.E.R. prevista fra qualche mese così come l’orientamento di chi sostiene la scelta del carbone rispetto al metano con l’argomentazione che il primo comporta più posti di lavoro del secondo e che il carbone costa meno.
Così ragionando si dimentica che dal 1999 al 2001 Brindisi ha avuto un’incidenza di tumori del polmone di 88 su 100.000 abitanti rispetto alla media nazionale di 55/100.000 e si trascura anche di considerare che i costi complessivi del ciclo del carbone non incidono sul profitto delle società elettriche, ma su altre attività e sui diritti della collettività.
Formuliamo pertanto le seguenti considerazioni e proposte:
- approfondire soluzioni e scenari futuri nel Polo Energetico brindisino per dare un rilevante contributo alla elaborazione di un P.E.R. fondato su uno sviluppo sostenibile;
- ripartire da quanto sancito, in attuazione dell’accordo interministeriale del luglio 1996 e del cosiddetto “Lodo Ronchi” , nella convenzione del 12/11/1996 che prevedeva l’esercizio nella centrale Brindisi sud di 1980 Mw, pari a tre gruppi (di cui almeno uno a metano) alimentati da non più di 2 milioni di tonnellate all’anno a carbone e da non meno di 1,2 miliardi di metri cubi di metano all’anno, Si dovrebbe poi assicurare che l’esercizio a ciclo combinato (combustibile primario in metano con recupero di vapore) di 2 gruppi della nuova centrale Enipower sita nel Petrolchimico. Per la centrale di Enipower andrebbe inoltre fissato un rendimento superiore ai 55% (quanto più possibile vicino al 60%) mentre per la centrale ENEL dovrebbe essere definito un programma di aumento dell’efficienza con l’ obiettivo di raggiungere un rendimento ben superiore all’attuale 31%. Sarebbe necessario infine ridiscutere il programma di chiusura pilotata della centrale termoelettrica Brindisi nord (la convenzione del 1996 ne prevedeva il fine esercizio entro il 2004) disponendo comunque il blocco dell’esercizio a carbone ;
- rapportare le valutazioni scientifiche non al parzialissimo decremento delle emissioni massicce su base annua di pochi indicatori ma a complessivi bilanci di impatto ambientale e di materia sull’intero ciclo di combustibili.Ciò che rende evidentemente incompatibili gli 8-12 milioni di tonnellate di carbone dalla loro movimentazione nel porto al loro trasporto e stoccaggio, dalla combustione alle emissioni in atmosfera ed immissioni nel suolo nonché nei corpi idrici fino alla destinazione di ceneri, fanghi, gessi e reflui;
- rivedere sensibilmente il sistema di rilevamento delle emissioni, da integrare in quello complessivo di monitoraggio globale, per ottenere una verifica pubblica costante ed il rispetto dei limiti di legge orari, giornalieri e delle medie mensili, da ridurre del 20% come previsto dalla Legge Regionale 7/1999 nelle aree ad elevato rischio di crisi ambientale;
Ed in ogni caso imponendo il rilevamento di CO2 (da ridurre progressivamente in attuazione del protocollo di Kyoto) e di sostanze cancerogene;
- assicurare la movimentazione carbone con sistemi di prelievo da nave, trasporto e stoccaggio chiusi ed a perfetta tenuta, imponendo le stesse garanzie allo stoccaggio ed alla movimentazione separata di gessi, fanghi ceneri (la fabbrica di gessi in area vincolata o nei pressi di Torre Mattonelle è inaccettabile);
- verificare l’utilizzo di benefit previsto dalla legge 393/85 per opere di tutela ambientale e di urbanizzazione primaria;
- prescrivere misure di tutela in favore dei lavoratori così come era previsto nella convenzione del 1996
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Con tutte le nostre forze siamo impegnati, Sig. Sindaco, ad evidenziarLe l’opportunità di soprassedere, temporaneamente, alla sottoscrizione delle Convenzioni per le ragioni esposte ed anche per favorire la ripresa del dialogo e della collaborazione con l’Amministrazione Provinciale.
Restiamo perciò a Sua disposizione per ogni eventuale ulteriore contributo che dovesse essere ritenuto utile. Auspichiamo che le Forze Politiche e gli Amministratori superino ogni difficoltà per affrontare con equilibrio e lungimiranza il delicato momento che sta attraversando la Città e il territorio, che ci appare oggi in bilico fra la spinta al cambiamento e il riflusso nel passato.
COMUNICATO STAMPA
FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO
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