Roma, 01/03/2006
Contributi agricoli: la Sen. Stanisci interviene al Senato
Di seguito il l’intervento al Senato della Repubblica della Senatrice Rosa Stanisci (Ds) in materia di agricoltura agroindustria e pesca. Di seguito il testo integrale
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Stanisci. Ne ha facoltà.
STANISCI (DS-U). Signor Presidente, i contenuti di questo decreto legge hanno obbligato l'opposizione ad un grande senso di responsabilità, che manterremo fino alla fine. Tuttavia, riteniamo doveroso, nei confronti degli operatori agricoli del nostro Paese, svolgere alcune considerazioni per chiarire con estrema franchezza situazioni che nel futuro si determineranno dopo l'approvazione del provvedimento in esame. Provvedimento che lo voglio ricordare si approva fuori tempo massimo, a Camere già sciolte. Questo decreto, infatti, sarà approvato solo a qualche giorno dalla scadenza prevista per la sua conversione. Esso, anche grazie al centro sinistra, si è via via arricchito di norme, alcune delle quali migliorative.
Ricordo l'abrogazione del comma 147, che disponeva la notevole diminuzione dell'indennità speciale di disoccupazione, che la stessa maggioranza aveva introdotto nella finanziaria del 2005, penalizzando l'anello più debole dei lavoratori agricoli, gli avventizi; per intenderci, quei lavoratori o lavoratrici che si assumono (quando lo si fa) a giornata. Un tentativo vergognoso, che non è andato in porto grazie alla mobilitazione dei lavoratori, ai sindacati ed al centro sinistra.
Così come importanti e necessarie sono le misure introdotte per la sospensione, nel triennio 2006 2008, dell'applicazione dell'aumento delle aliquote contributive per le imprese agricole e la riduzione dei carichi contributivi previdenziali per le imprese operanti nei territori montani e nelle zone svantaggiate. Gli operatori del settore, insieme alle organizzazioni di categorie, da anni si mobilitano affinché queste problematiche siano affrontate, per consentire alle imprese agricole italiane, ed in particolare meridionali, di continuare a vivere.
In questa legislatura il centro sinistra ha rappresentato continuamente e costantemente il bisogno di una nuova politica agricola, per far uscire il settore dall'agonia e dalla marginalità, sviluppandolo ed innovandolo. Una politica di sviluppo basata sulla crescita produttiva e sulla riduzione dei costi, per allargare sempre di più quelle aree ad agricoltura avanzata e per migliorare le condizioni di reddito delle nostre imprese e degli operai agricoli.
Il Governo, invece, non ha proposto nessun intervento omogeneo in questo senso, allineandosi alle scelte degli anni '80 in materia agricola, quando si diede vita ad una politica caratterizzata da una miriade di interventi disomogenei e finalizzati a garantire le clientele del momento. È così che avete inteso operare: senza coraggio, senza strategia, senza proporre un modello di sviluppo capace di migliorare la nostra agricoltura, il nostro ambiente rurale, i nostri prodotti. Gli interventi avanzati in questo decreto non cambieranno di molto la situazione.
Per questo abbiamo presentato, come centro sinistra, proposte organiche, che, se prese in considerazione dalla maggioranza, avrebbero interrotto un percorso di scarsa competitività delle nostre imprese e bloccato la fuga degli agricoltori e soprattutto dei giovani dalle campagne. L'emendamento che abbiamo presentato sulla riforma della previdenza durante la discussione di questo provvedimento in prima lettura conteneva una serie di misure che finanziavano la formazione e la ricerca, una serie di contributi che avrebbero incoraggiato i giovani imprenditori e l'introduzione del credito d'imposta, che avrebbe sostenuto i datori di lavoro che dichiarano più giornate lavorative; una riforma organica vera e profonda della previdenza.
A voi è bastato disporre solo alcune misure, consapevoli che in campagna elettorale, visti gli impegni presi, gli agricoltori vi avrebbero presentato il conto. Alcuni di questi interventi sono stati modificati dalla Camera, mentre altri sono ormai morti, visto che non potranno nella pratica essere attuati. Ricordo i toni trionfalistici usati da Forza Italia, toni da comizio elettorale, da primi ed unici della classe.
Adesso dovete ammettere che vi siete sbagliati, che per esempio tutta la vicenda dei debiti pregressi si rivelerà un bluff. La soluzione, frutto dell'improvvisazione, al di là dei ritocchi apportati alla copertura finanziaria, è vincolata e subordinata come altri colleghi ricordavano ad una positiva e concorde verifica, sul piano statistico, con la Commissione europea circa l'assenza di un impatto negativo sulla dinamica dei conti pubblici, così come definita nel Programma di stabilità italiano. Insomma, se dovessero peggiorare i conti pubblici, la norma diventerebbe inattuabile.
A ciò si aggiunge che la Commissione europea, nel rapporto che ha dato l'ok alla finanziaria del 2006, ha già chiarito che la soluzione data alla sanatoria previdenziale rischia di far lievitare i conti pubblici. Riteniamo che su questo il Governo e la maggioranza devono fare chiarezza: i conti pubblici del nostro Paese non godono certo di buona salute per cui è facile capire quale sorte attende questa norma.
Nel frattempo, però, affronterete la campagna elettorale, illudendo le imprese e magari, dopo, sarà attribuita all'Europa la responsabilità della vostra superficialità e della vostra supponenza. L'opposizione da tempo propone una soluzione più semplice. Voi non ci avete voluto ascoltare; bastava estendere l'ambito di applicazione dell'articolo 1-ter della legge n. 71 del 2005, allungando il periodo temporale della rateizzazione e dei contributi previdenziali, rateizzazione che interessa le imprese colpite da calamità naturali.
Agli agricoltori di questo Paese non resta che attendere non già l'Europa, ma un'altra maggioranza più attenta e più sensibile, pronta ad affrontare anche con un po' più di serietà problemi che riguardano pezzi importanti dell'economia e di questo Paese. (Applausi dai Gruppi DS-U e Verdi-Un).
Sen. Rosa Stanisci
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