Home | Le notizie | Lo sport | I canali | Le tue foto | Brindisi Links | E-mail |

.Le news di Brundisium.net
.Lo sport: calcio, basket, volley

.I canali di Brundisium.net:

...· Approfondimenti
...· Appuntamenti
...· Arte
...· Beauty & Wellness
...· Brindisi vista da...
...· Cinema
...· Economia
...· Formazione e Lavoro
...· Frequently Asked Questions
...· Isola di G. Sciarra
...· Le tue foto
...· Libri
...· Musica
...· Personaggi
...· Poesia
...· Pubblica utilità
...· Salute
...· Scompartimento
...· Stelle e Strisce
...· Teatro
...· Università
...· Viaggi
...· Video

Brundisium.net
.Ti dico la mia
.Saluti
.La bacheca del calcio
.Il tabellone del basket
.Il muro del volley
.Baci e carezze
.Alma Mater
.La Chat di Brundisium.net
.Indice del sito
.Invia le tue foto

Che tempo fa adesso a Brindisi?

Utenti attualmente connessi:

Brindisi, Convenzioni energia: la posizione di Italia Nostra



Ultime Mese Ricerca

Brindisi, 03/03/2006

Convenzioni energia: la posizione di Italia Nostra

Il Consiglio Direttivo di Italia Nostra - Sezione di Brindisi - ha inviato una lettera al Sindaco, On. Domenico Mennitti, avente ad oggetto "Documento per le convenzioni energetiche".
Di seguito proponiamo integralmente il testo della missiva.

Così come richiesto nell’assemblea del 10 febbraio scorso, convocata per approfondire il lavoro svolto dalla Commissione Tecnica relativamente all’ipotesi di convenzioni da stipulare con gli esercenti le centrali elettriche, si trasmette il seguente documento.

Manifestiamo, nel contempo, la naturale soddisfazione per l’iniziativa certamente democratica che si prefigge il coinvolgimento di tutte quelle parti sociali che sono da sempre molto attente alle vicissitudini del nostro territorio. Ci piace pensare che questa iniziativa tenga nella giusta considerazione anche quelle valutazioni e opinioni che esprimono dissenso ma che sono pur tuttavia utili al raggiungimento di un risultato apprezzabile per i reali interessi della città e dei suoi abitanti.

Detto questo sarebbe bene rimarcare, per tenerlo bene a mente, che la vertenza energetica a Brindisi dura da molto, troppo tempo, che ha inquinato l’ambiente ed ha condizionato alcune coscienze, che non è stata mai in sintonia col territorio ma lo ha sempre “occupato” badando unicamente a trarne i maggiori profitti. Le varie intese previste nelle convenzioni – sempre sofferte e travagliate – anche quelle che hanno visto farsi garanti i Governi all’epoca in carica, sono sempre state tutte puntualmente disattese e ignorate.
Sarebbe sufficiente soltanto questo per dichiarare inaccettabile che qualcuno consideri “inaccettabile” questo o quel punto proposto allo scopo di migliorare la bozza di accordo. Ma se è ovvio che ciò non può impedire la possibilità di cercare nuove convenzioni con le società proprietarie delle centrali, è altrettanto ovvio che non si possono riproporre gli stessi impegni cui sono sempre seguiti, poi, i medesimi errori; né si può, tanto meno, affrontare tale spinoso problema con superficialità o con una impazienza che parrebbe incomprensibile considerato il lungo periodo di querelle energetica durante il quale si è sostanzialmente lasciata mano libera alle società elettriche. Non si comprende la necessità di affrettarsi dopo che si è assistito, senza porre alcun freno, all’incremento dell’uso del carbone, in questi anni, da 2,5 a 8 milioni di tonnellate. Una quantità, già inaudita, che stando alle società elettriche dovrebbe essere abbondantemente superata, andando oltre i 10 milioni di tonnellate annue!

Fretta che occorrerebbe mettere da parte soprattutto in considerazione dell’imminente presentazione del “Piano Energetico Regionale” che non può che essere costruito senza tenere nella debita considerazione il caso Brindisi: l’unico mega concentramento della regione e della nazione per la produzione di energia. Se fretta vi deve essere, la si deve manifestare nei confronti della Regione sollecitandola affinché acceleri l’iter dei lavori per il varo di tale Piano.

Quindi, a nostro avviso, il primo punto è: evitare di firmare le convenzione prima della presentazione del Piano Energetico Regionale, che potrebbe prevedere, con ogni probabilità, indicazioni o prescrizioni traducibili in opportunità da conseguire con maggiori convenienze per il territorio.

Pur apprezzando l’impegno, e consci delle difficoltà incontrate dal Comitato tecnico, per altro da loro stessi ammesse pubblicamente, non si può non rilevare come esso abbia dato per accettato e quindi considerato come punto di partenza l’assoluta indisponibilità delle società elettriche a prendere anche solo in considerazione una qualsivoglia diminuzione della quantità del carbone da bruciare e la potenza degli impianti. Anzi è parso che il Comitato abbia avvalorato tale impostazione considerandola ineluttabile poiché economicamente conveniente per la produzione di energia elettrica e quindi per … le società elettriche. Riteniamo però che il Comitato avrebbe dovuto insistere su una chiara e ampiamente diffusa esigenza dei cittadini: la drastica diminuzione del traffico di carbone, e che ciò, pertanto, si sarebbe dovuto tradurre in un conseguente indirizzo politico.

Il lavoro del Comitato avrebbe dovuto vertere su quanto, il territorio, può sopportare in termini di impatto ambientale come produzione di energia, sull’entità del traffico di carbone, sulle garanzie occupazionali e ambientali, ovviamente non quelle già previste dalla legge. A nostro avviso si sarebbe dovuto discutere di quanta energia produrre con i vari combustibili, quindi, stabilire le quote di energia da produrre, facendo ricorso a combustibili quali il gas, il carbone, le biomasse, biocarburante, il CDR. È appena il caso di rammentare che entro pochissimi anni sarà operativo il metanodotto Grecia-Italia, il cui terminale è stato previsto ad Otranto, con un’importazione di gas sull’ordine di 8 miliardi di mc. annui.

Un aspetto da evidenziare è il riferimento su base annua riguardante le emissioni massiche. Ma tale dato deve invece riferirsi ad una base temporale molto più breve: non oltre il mese. Posto il rispetto dei limiti fissati dalle norme di legge, queste medie mensili dovrebbero anche prevedere ulteriori riduzioni che sono contemplate nel D.P.C.M. 27/12/1988 e nella L.R. 7/1999 e appositamente previste per le aree ad elevato rischio di crisi ambientale.

Si nota che la sommatoria dei dati relativi alle emissioni in atmosfera delle centrali (di SO2, NOx e polveri) non si discosta significativamente da quanto si sarebbe già dovuto raggiungere se si fosse rispettata la convenzione del 1996.

Si rimane perplessi di fronte all’ennesima riproposizione di tali traguardi.

Oggi riteniamo utile sottoscrivere una nuova convenzione solo in presenza di aspetti di indiscutibile miglioramento rispetto a quei risultati che si sarebbero dovuti raggiungere; sono quelli i punti di partenza per ulteriori miglioramenti, questa volta reali, garantiti da reali sanzioni, tali da scoraggiare – in termini economici – il mancato rispetto di un impegno sottoscritto.

Solo prevedendo forme sanzionatorie rigide e severe, espresse in maniera chiara e dettagliata, si può evitare il ripetersi di tante inadempienze. Sanzioni che siano realmente penalizzanti come ad esempio la fermata degli impianti sino al ripristino della situazione prevista, oltre al pagamento dei danni eventualmente provocati dalla violazione delle norme contrattuali. Ma chi controllerebbe la corretta applicazione delle convenzioni? A tal proposito sarebbe opportuno riproporre quel “Comitato tecnico di controllo” così come era stato previsto dalla convenzione del 1996, poi esautorato fino al definitivo scioglimento, forse, proprio perchè svolgeva il compito per cui era stato concepito: i controlli.

Un altro aspetto, del tutto ignorato, è il recupero del calore prodotto in grande quantità dalle centrali. Recupero che in altri contesti territoriali è già una realtà e consente la fornitura di tele-riscaldamento domestico a migliaia di utenti garantendo in pratica un indiscutibile risparmio energetico. Ma oltre all’uso domestico, il calore può essere impiegato opportunamente in agricoltura per il riscaldamento di serre. Curioso e irrazionale, al riguardo, l’affannarsi da parte di qualcuno a voler convincere della bontà di una eventuale, ipotetica, futura “catena del freddo”, non tenendo conto, senza entrare nel merito di altre valutazioni, della passata e attuale incapacità o non volontà di realizzare quella del caldo avendo già a disposizione abbondante “materia prima” che va invece dispersa provocando, oltretutto, alterazioni ambientali.

Pare ampiamente diffuso il massiccio ricorso, da parte delle società elettriche, all’uso del lavoro straordinario invece di procedere a nuove assunzioni così come sarebbe legittimo aspettarsi, se è vero che uno dei motivi, e presunti benefici, della presenza nel nostro territorio di questi insediamenti è lenire la piaga di questo territorio: la disoccupazione, usata spesso per indebite pressioni. Se l’impiego del carbone è aumentato a dismisura così non è stato per la ricaduta occupazionale. Sarebbe bene prevedere precisi accordi per una limitazione delle prestazioni straordinarie cercando invece di assumere nuove risorse umane possibilmente provenienti dal territorio brindisino.

Nella convenzione che si andrà a firmare, quei punti già contemplati nelle precedenti convenzioni e sinora non attuati, non dovrebbero essere riproposti come traguardi ma considerati come base di partenza da migliorare ulteriormente. Le inadempienze non si possono riproporre. Oltretutto, per quanto riguarda specificamente l’Enel, è significativo il fatto che non sia riuscita, pochi mesi fa, ad ottenere la certificazione EMAS che, pur facoltativa, avrebbe avuto un peso significativo sul tavolo delle trattative per la firma delle convenzioni. La bocciatura da parte dell’Arpa è inequivocabile ed è il naturale risultato della politica che l’Enel attua da anni nei confronti del territorio.

Non è realistico l’assunto secondo il quale “produrre energia restando nei limiti di legge delle emissioni, equivale al non inquinamento del territorio”, poiché non esiste alcun territorio con una simile polo energetico in un contesto industriale come il nostro che ha fatto sì che tale area venisse riconosciuta ad elevato rischio ambientale.

Riteniamo, pertanto, indispensabile una drastica riduzione dell’uso del carbone poiché la movimentazione dell’attuale quantità incide oltre che sull’ambiente anche sulla limitazione di utilizzo delle aree portuali assolutamente indispensabili per altri traffici mercantili e per quello passeggeri. Aree, queste, già fortemente compromesse dalla presenza della centrale Brindisi Nord – centrale che secondo i tanti accordi disattesi sarebbe dovuta essere già dimessa - i cui spazi sarebbero di grande valore per importanti iniziative portuali; e paradossalmente per disporre di nuove aree portuali si sta procedendo a colmate di vasti specchi d’acqua, operazione assolutamente in contrasto con i moderni indirizzi di urbanistica portuale.

In ogni caso, le superfici destinate allo stoccaggio del carbone devono essere rigorosamente coperte, così come la movimentazione del combustibile fossile deve svolgersi attraverso l’impiego esclusivo di nastri trasportatori chiusi onde evitare la fuoriuscita e la pericolosa propagazione di polverino nell’atmosfera.

Nella speranza che questo nostro documento possa contribuire al superamento di un annoso problema e certi di averlo fatto con la massima onestà intellettuale, rinnoviamo la nostra disponibilità per ogni eventuale richiesta di collaborazione.

COMUNICATO STAMPA ITALIA NOSTRA


Correlato su internet:


· La tua posta
· Segnala un compleanno
· Rassegna stampa
· Brundisium TV
· Sfondi per il desktop
· Fiamma - La sala giochi
· In chat
· Sondaggi
· Brindisi Links
· Statistiche


Chi siamo | Contattaci | Credits | Note per gli utenti | Indice del sito | | Brundisium.net in home page