Brindisi, 20/03/2006
Lite familiare: interviene la Questura
Giorni orsono giungeva una segnalazione al 113 per una richiesta di intervento di una Volante per una lite molto animata in un condominio.
La pattuglia arrivava sul posto dove trovava tre donne, delle quali una più giovane che confermava di aver chiamato il 113 per essersi sentita verbalmente aggredita dalle altre due contendenti. Al momento tutto si ricomponeva grazie alla consueta opera di mediazione e ricomposizione dei privati dissidi, svolta in innumerevoli casi dagli Agenti impegnati sul territorio. Ma la vicenda era destinata a non esaurirsi lì.
Infatti presso l’Ufficio denunce della Sezione Volanti della Questura, la giovane sporgeva poi querela nei confronti delle due parenti, riferendo che si erano presentate presso l’abitazione in cui risiede le prossime congiunte le quali pretendevano che la denunciante lasciasse la casa in cui abitava oppure “avrebbe dovuto dare loro la somma di quaranta milioni delle vecchie lire “.
Nella circostanza una di esse minacciava che avrebbe chiamato le Forze dell’Ordine denunciando che l’occupante la casa aveva sfondato la porta d’ingresso per occupare abusivamente l’appartamento.
Nel contempo sopraggiungeva nella citata casa il marito di una delle due che si erano presentate per prime, il quale minacciava altresì la denunciante di percuoterla e buttarla giù dal balcone, lanciando nella circostanza in terra dei soprammobili.
Il giorno successivo faceva “visita” alla denunciante l’altro marito della seconda congiunta; l’uomo forniva il suo contributo alla vicenda confermando all’abitante l’appartamento in questione l’intenzione di tutti che avrebbero fatto il possibile per farla sbattere fuori da quella casa.
Da accertamenti effettuati dagli Ispettori della Sezione Volanti si appurava che l’abitazione in argomento è di proprietà pubblica e che al momento dei fatti risultava assegnata ad un uomo, come riscontrato fratello delle due indagate.
Inoltre, veniva appurato che l’uomo formalmente intestatario dell’unità abitativa aveva richiesto, circa dieci mesi prima, che presso il suddetto immobile potesse coabitare la ragazza vittima delle pressioni citate insieme al di lei marito ottenendo l’autorizzazione con formale comunicazione dell’Ente proprietario.
Ma l’assegnatario nel frattempo accertavano gli Agenti non abitava più lì; infatti si era trasferito a casa di una delle due donne che lo accudiva per motivi di salute anche sulla base di una disposizione della competente Autorità Giudiziaria.
La denunciante escussa in merito ai fatti denunciati chiariva finalmente che già da tempo abitava nel suddetto appartamento, d’accordo con le parenti sopra indicate, le quali anche in quella circostanza le avevano chiesto di “acquistare” successivamente l’immobile per l’importo di 15.000,00 euro, ma a causa delle difficoltà economiche in cui versava la denunciante non se ne era fatto niente, con il fermo proposito di riparlarne quando sarebbero maturate le condizioni.
La storia conosceva un ulteriore seguito, difatti il parente che aveva rotto le suppellettili la prima volta, incontrata in strada la giovane minacciava gravemente di cruente ripercussioni la denunciante e la sua famigliola, fatto questo subito riferito alla Procura della Repubblica di Brindisi in un’informativa circostanziata della Sezione Volanti, nella quale nota si riferivano inoltre tutti gli elementi raccolti sulle pressioni volte ad ottenere il versamento dei soldi per la pretesa compravendita di un immobile di proprietà pubblica da parte dei narrati personaggi parenti dell’assegnatario.
COMUNICATO STAMPA
QUESTURA DI BRINDISI -
UFFICIO PREVENZIONE GENERALE E SOCCORSO PUBBLICO
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