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Mesagne, "A Sinistra" contro lo stadio in costruzione



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Mesagne, 18/04/2006

"A Sinistra" contro lo stadio in costruzione

Avere uno stadio comunale ultramoderno con tribuna coperta da 1100 spettatori a sedere, terreno di gioco in erbetta sintetica, ampio parcheggio, spogliatoi climatizzati, astanteria ed infermeria attrezzata sarà certamente un titolo di orgoglio per la nostra città. Col ribasso d’asta si potrebbero anche disporre postazioni speciali per la stampa e poltroncine in pelle per le autorità ma il punto non è questo. Il punto è capire se quest’opera monumentale sia effettivamente indispensabile tanto da devolvervi ben 1.499.000 euro del bilancio comunale, se incontra una esigenza reale e diffusa nella cittadinanza e se risponde ad un progetto politico complessivo in grado di risolvere definitivamente il problema dello sport e dell’impiantistica sportiva.
A Mesagne negli ultimi vent’anni l’offerta sportiva si è diversificata così che i nostri ragazzi hanno oggi una discreta possibilità di scelta fra varie opzioni formative che vanno dalla pallavolo, alla pallacanestro, al fitness, alle arti marziali, al pattinaggio, al ciclismo su strada, ecc.. Questo fatto ha indubbiamente comportato una sempre maggiore riduzione della platea di utenti che scelgono il calcio come prima disciplina sportiva, tant’è che le sole società “minori”: il CSI S. Maria e la S.S. Annunziata che lodevolmente e strenuamente continuano a promuovere questo sport fra i ragazzi, fanno sempre maggiore fatica a trovare nuovi iscritti e a conservare quelli esistenti aggrovigliate come sono in una crisi congiunturale che sembra irreversibile. Ciò nonostante queste società, con notevoli sacrifici e contando unicamente su risorse proprie e sulla infinita passione dei propri dirigenti, sono riuscite a dotarsi di piccoli impianti discreti e funzionali con cui riescono in parte a supplire alle carenza strutturali del settore e a sopravvivere in questo tempo di magra.
Non se la passano meglio le società che svolgono campionati dilettantistici e semiprofessionistici poiché è difficilissimo per tutti trovare risorse sufficienti da quando la straripante offerta televisiva ha allontanato dagli stadi gli spettatori. Si tratta di una crisi tanto profonda da far dichiarare al presidente della federazione nazionale dilettanti che, se non si interviene con correttivi importanti, il calcio dilettantistico rischia di morire, ovunque.
Di fronte quindi ad un panorama di cambiamenti così radicali, ad una crisi così profonda sarà ben difficile che l’odore dell’erba sintetica richiami al calcio le folle di ragazzi dei bei tempi andati, o che la nostra prima squadra, a cui auguro ogni bene, richiami quei 1100 spettatori così ottimisticamente previsti. A chi gioverà dunque un’opera così palesemente coniugata al passato che non coglie le trasformazioni sociali in atto e che induce ad una sovraesposizione debitoria un Comune che già oggi fa fatica a garantire la ordinaria manutenzione delle strade, gli interventi di riqualificazione urbana, che non riesce a redigere gli strumenti attuativi del piano regolatore, il piano del traffico ecc.? E’ certo anche che, nonostante le rassicurazioni degli assessori competenti, non si riuscirà in breve tempo, a convertire il Campo Sportivo di via Sasso in area a verde pubblico attrezzato secondo le previsioni del Piano Regolatore giacché ad oggi non c’è un’idea progettuale né sono state stanziate risorse adeguate.
Tutte queste ragioni ci indussero, a suo tempo, a formulare una proposta alternativa di buon senso che pure, seppur grossolanamente espressa, approdò in Consiglio Comunale. Noi ritenevamo infatti che con meno della metà dei soldi investiti per lo stadio si potessero progettare interventi dignitosi di restyling sui due impianti sportivi in questione. La zona “Tagliata” poteva essere destinata a parco pubblico polifunzionale con la sistemazione dell’area boschiva, la realizzazione di una pista ciclabile, l’allestimento di un parco giochi per bambini, di un circuito per il jogging, di aree attrezzate per le gite domenicali delle famiglie. In questo contesto il campo esistente, adeguatamente ristrutturato e reso a norma, poteva essere utilizzato per gli allenamenti e le gare ufficiali per esempio dei settori giovanili. Su via Sasso, con l’abbattimento del muro perimetrale, delle tribune fatiscenti e con la riconfigurazione del terreno di gioco e degli spogliatoi si potevano ridistribuire gli spazi, creare delle zone di verde pubblico attrezzato in modo da integrare armonicamente l’impianto sportivo al quartiere così come ormai sperimentato in molte altre città.
Si sarebbero così liberate risorse utili per la realizzazione di altri impianti sportivi, aperti, multidisciplinari, decentrati e magari da affidare direttamente alla gestione delle società sportive o dei comitati di quartiere. Una proposta che ci pareva in linea con l’attestazione di principio secondo cui lo sport debba essere prima di tutto praticato, fruibile da tutti ed a servizio principalmente di una causa sociale. Purtroppo, nonostante l’autorevole condivisione di alcuni assessorati, un insolito determinismo amministrativo mortificò ogni sorta di discussione con le forze politiche, con le parti sociali e, peggio ancora, con i rappresentanti delle società sportive. Si decise sbrigativamente che lo stadio si doveva fare a qualunque costo finendo schiacciati dall’incalzare demagogico di Forza Italia.
Così avremo l’opera pubblica certamente più importante, certamente più costosa degli ultimi cinquant’anni ma sarà una specie di mausoleo alla memoria, sarà come comprare una Ferrari per andarci a fare la spesa. L’unica cosa che certamente sarà soddisfatta sarà l’orgoglio di un governo che lascia qualcosa ai posteri pensando così di riscattarsi da quel subdolo e maligno complesso d’inferiorità malcelata che ha sempre avuto nei confronti degli efficientissimi governi che l’hanno preceduto e così pesantemente condizionato.

dr. Pompeo MOLFETTA
A Sinistra Mesagne


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